Olimpiadi Tokyo 2020, tiro a volo: la nostra intervista agli azzurri Silvana Stanco, finalista nella fossa olimpica femminile; Jessica Rossi, eliminata alle porte della finale; e Mauro De Filippis, giunto sino alle semifinali della trap maschile.

Olimpiadi, tiro a volo: la nostra intervista agli azzurri Silvana Stanco, Jessica Rossi e Mauro De Filippis

TOKYO. La nostra intervista agli azzurri del tiro a volo, impegnati ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020: Silvana Stanco, quinta nella finale della fossa olimpica femminile; Jessica Rossi, portabandiera dell’Italia alla cerimonia d’apertura, fermatasi alle porte della finale; e Mauro De Filippis, decimo, dunque eliminato, nella semifinale della trap maschile.

Silvana Stanco in lacrime: «Delusione totale, puntavo a una medaglia. Ma l’ho voluta troppo»

Silvana, cosa ne pensi del tuo risultato?

«Sicuramente sono contenta del mio risultato di qualifica e di essere entrata in finale. Non sono per niente contenta di com’è andata la finale. Mi aspettavo molto di più, puntavo alla medaglia, e ho fatto molto meno di quanto sono capace».

Cosa non ha funzionato?

«Secondo me avevo troppi pensieri: la volevo troppo e l’ho studiata troppo, non lo so… Adesso, con calma, dovrò capire cos’è successo. Per ora solo delusione, totale…».

Abbiamo visto tanti errori, in generale, in questa finale, magari ti ha condizionata il vento? Oppure è stato qualcosa a livello psicologico?

«Indubbiamente il vento un po’ di fastidio lo dava, ma penso sia stato qualcosa più a livello psicologico. È comunque la finale olimpica: non è una finale come le altre. Però, in teoria, bisogna fare quello che si fa sempre. Ma dirlo è facile, farlo è un’altra cosa».

È comunque una finale olimpica. E la tua prima volta in finale: tra qualche ora, quando avrai assorbito la delusione, cosa pensi ti rimarrà di quest’esperienza?».

«Difficile dire che la delusione non rimarrà: rimarrà sicuramente. Però devo vedere anche gli aspetti positivi: essere entrata alla finale olimpica, con un ottimo punteggio, alla mia prima Olimpiade, è certamente una cosa positiva. Mi dovrò concentrare su questo. E lavorare sulle cose che sono andate male».

E manca poco a Parigi…

«Esatto!».

E dell’esperienza olimpica, cosa ti resta?

«È stato molto bello, comunque, un’esperienza sicuramente unica. Soprattutto i primi giorni, ero veramente euforica: il campo bellissimo, il villaggio bellissimo… Un’esperienza fantastica».

Mauro De Filippis: «Buona gara, ma sarei contento se avessi una medaglia… L’Olimpiade? Un’emozione unica e indelebile!»

Mauro, sei felice o deluso per la tua prova?

«Non posso dire di essere contento, perché lo sarei con una medaglia al collo… Però ho fatto una buona gara. Ci siamo preparati tanto, abbiamo lavorato molto, e i risultati lo dimostrano: siamo stati lì, ce la siamo giocata fino alla fine. Non posso recriminare nulla: ce l’ho messa tutta, ho dato tutto quello che avevo dentro… È andata così. Purtroppo, quando sono gare di questo livello, la differenza la fa un dettaglio».

Livello altissimo, i numeri sono stati stratosferici…

«Il livello è stato altissimo, sì, e quindi è andata così. Per carità, non era uno shoot off facile, con tutti atleti molto performanti: ci può stare. Abbiamo fatto il massimo. E poi è il bello dello sport, no? Accettare il verdetto del campo. Secondo me è una cosa importante. Oggi qualcuno è stato più bravo di me: continuiamo a lavorare per la gara che verrà. Cerchiamo di recuperare, domani facciamo allenamento e ripartiamo: saremo lì, e ce la metteremo tutta per dire la nostra, come sempre».

Sperando in un buon risultato nella mixed di sabato, cosa ti rimane finora di questa esperienza e di questa strana Olimpiade, con la preparazione condizionata dal Covid?

«Rimane un’emozione straordinaria, perché l’evento olimpico è qualcosa di veramente unico. La vita nel villaggio… È tutto particolare. Ed è davvero un sogno che si avvera: l’ho sempre sognato, e viverlo quotidianamente è stata davvero un’emozione unica, che porterò dentro di me, indelebile, per sempre».

Jessica Rossi: «Ho fatto un’ottima gara, ma le avversarie son state più brave. Il peso della portabandiera? No, una responsabilità»

Jessica, sei delusa? Arrabbiata?

«Sto ancora realizzando. Non posso dire nulla di male, perché comunque ho fatto un’ottima gara: ho fatto 119. Quindi non posso dire né di aver sparato male, né di esser mancata in qualcosa, né di non essere arrivata pronta. È andata così».

Son state più brave…

«Son state fortissime! Il livello è altissimo: me l’aspettavo, ma non così tanto, sinceramente. Le altre son state più forti, però non mi posso recriminare nulla».

Forse quell’ultima serie, quel penultimo piattello?

«No, non posso dire nemmeno quello. Perché comunque affrontare l’ultima serie, dove sapevo che i punteggi erano alti, ma non sapevo che dovevo fare 25… Però sono entrata in pedana chiusa e ho dato tutto. Sono arrivata lì, non son partita tesa, non ho fatto degli “zero” all’inizio e dunque la gara non era compromessa sin dall’inizio: anche quell’ultima serie mi dimostra che c’ero, mentalmente e tecnicamente, le condizioni c’erano. È venuto lo “zero”, però non posso dar la colpa a quello. Ne ho fatti altri prima… Non posso dire di essere rimasta fuori [dalla finale, ndr] per quell’ultimo piattello, perché non è così. Ho fatto un’ultima serie meravigliosa, dove ho dato tanto cuore».

Hai sentito il peso di essere la portabandiera?

«Sinceramente, no. È una responsabilità, sicuramente, che però son stata contenta di prendermi: non ha influito sulla gara, perché sono arrivata qua pronta, ed era quello il mio obiettivo. E poi la gara, si sa, è una gara, e può andare così. Sono due giorni di gara: ti prepari quattro anni, in questo caso son stati cinque, per due giorni, ed è andata così. Anzi, il portabandiera è stato qualcosa in più: mi farà ricordare Tokyo per qualcosa di bello».

Ora la prova mista, con Mauro De Filippis. Sperando che sabato giunga qualcosa di bello… Finora, se l’Olimpiade dovesse concludersi qui, cosa riporteresti in Italia?

«Porto via un’esperienza meravigliosa, perché ho vissuto un’Olimpiade totalmente diversa dalle altre, proprio per essere la portabandiera e per essere la rappresentante della delegazione più numerosa di sempre per quanto riguarda l’Italia, e questo è già un onore immenso. E poi, come ho detto, è stato un percorso lungo, durato un anno in più, dove ho dato il massimo, dove sono arrivata al mio massimo, e quindi non posso dirmi nulla. È comunque un’esperienza positiva, adesso si guarda avanti. Ora mancano solo tre anni, non quattro… Ho voglia di tornare a casa, questo sì».

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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