In un freddo inverno piemontese del 1969, in provincia di Cuneo, a Vinadio nello specifico, nasce la più grande sciatrice di fondo che la storia dello sci italiano abbia mai conosciuto: Stefania Belmondo.

L’inizio di tutto
Il padre le costruì il primo paio di sci di legno rossi, e da quel momento tutto ebbe inizio. Nell’infanzia di Stefania Belmondo, gli sci hanno sempre ricoperto un ruolo fondamentale, non erano per svago ma per esigenza. in lei però viveva un dualismo, l’amore per i paesaggi innevati, candidi e puri e l’odio per il doversi ridurre ogni volta allo stremo delle forze per arrivare a traguardo. Per questo guardava con un pizzico di invidia le slitte e i passeggeri sfrecciare accanto a lei, a casa Belmondo però era uno strumento proibito e allora restava ancora poco da decidere, sci ai piedi e racchetta alla mano, in giro per l’Italia e per il mondo.
Le competizioni
Nel 1982 entrò a far parte della squadra del Piemonte di sci, servì poco tempo a notare una scintilla magica in lei. Vittorie dopo vittorie, anche quando le avversarie erano più grandi di età e statura. Il suo carattere testardo e tutt’altro che arrendevole non avrebbe mai permesso alla stanchezza di avere la meglio sulla sua forza di volontà. In poco tempo passa quindi alla squadra nazionale di sci di fondo e arrivano le prime medaglie insieme anche alla prima apparizione alle Olimpiadi di Calgary 1988. Gli anni ’90 segnano l’ascesa mondiale di Stefania, ma anche dello sci azzurro dandoci le più grandi soddisfazioni. Anni caratterizzati dai successi, ma anche da infortuni e dalla rivalità con Manuela Di Centa.
I veri trionfi
Calgary 1988 fu solo un assaggio per Stefania delle Olimpiadi che da lì a poco sarebbe andata a dominare. Il sogno di vincere le Olimpiadi si realizza nell’edizione successiva, ad Albertville 1992 nella gara più lunga e difficile: la 30km. Ma come nelle storie di tanti eroi, non esiste solo la gloria, esistono anche momenti in cui la salita si fa più ripida del previsto. Gli infortuni, di cui due molto gravi, si sono frapposti tra la Belmondo e l’immortalità sportiva, lei però ha continuato imperturbata contro il fato avverso. Non si è fermata quando fu operata al dito del piede e per i medici difficilmente si sarebbe potuta rimettere gli scarponi. Non si è mai fermata, stimolata probabilmente anche dalla rivalità che stava nascendo con Manuela Di Centa, che nel frattempo si era messa in luce concludendo le gare davanti a Stefania stessa. La coppia d’oro dello sci italiano, orgoglio nazionale e compagne di squadra nella staffetta plurimedagliata del fondo azzurro. L’apice della carriera arriva a Salt Lake City 2002, l’oro olimpico nella 15km, a 33 anni e con due gravi infortuni alle spalle.
Per gli italiani, Stefania Belmondo è stata esempio d’impegno, di dedizione e di amore nello e per lo sport, un mix perfetto di talento e classe, dentro e fuori dalla pista. Oltre a vincere un oro olimpico, la sua tenacia e impegno la portarono a essere l’ultimo teodoforo all’edizione di Torino 2006. Nessuno meglio di lei, nessuno come lei, i valori dello sport fatti a persona, fatti a Stefania Belmondo.
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