Negli ultimi giorni il rugby, sport che in Italia sta via via ritagliando sempre più spazio tra media e tifosi, è entrato di prepotenza nelle discussioni anche dei non addetti al mestiere. Due i motivi principali: prima la “campagna anti-Italia”, ritenuta troppo debole per il livello del Sei Nazioni, e la sua possibile esclusione in futuro dal più importante torneo di rugby d’Europa; poi l’incredibile partita tra Italia e Inghilterra, con gli Azzurri che hanno tenuto sotto scacco gli inventori di questo sport sfruttando un buco nel regolamento che riguarda ruck e fuorigioco.
Una “furbata all’italiana” che ha diviso i tifosi tra chi urla al genio (e deride gli inglesi per la loro incapacità di reagire) e chi critica aspramente il “non-gioco” espresso dalla Nazionale italiana, come fatto dal CT inglese Eddie Jones (“L’Italia ha non-giocato per un tempo, dovrebbero restituire agli spettatori i soldi del biglietto. Se questo è rugby, io mi ritiro”).

Abbiamo parlato di tutto ciò con Antonio Raimondi, giornalista e commentatore di rugby per Sky Sport e DMAX, nel nostro abituale appuntamento settimanale a Minuti di Gloria, il nostro programma radio in onda sulle frequenze di Radio Ticino Pavia ogni venerdì dalle 18 alle 19.

Antonio Raimondi, commentatore di rugby per Sky Sport e DMAX (fonte: rbs6nations.com)

Antonio, partiamo dal Sei Nazioni, con la tanto discussa partita tra Italia e Inghilterra e con la nostra “furbata”: si correrà ai ripari per correggere questo buco del regolamento?

Ora se ne sta parlando, la Commissione preposta ai cambiamenti del regolamento sta tenendo d’occhio la situazione. Non è una cosa nuova nel rugby, si era già vista su diversi campi, la vera sorpresa è stata l’incapacità degli inglesi di reagire. Andrebbero sicuramente riviste tante cose nel regolamento, a cominciare dall’introduzione del secondo arbitro in campo.

Per quanto riguarda invece il movimento italiano nel rugby, si ha la sensazione che da una decina d’anni a questa parte la crescita sia stata molto lenta, nonostante le tante aspettative e il buon materiale umano a disposizione: pensi sia davvero così e quale può essere la motivazione?

Avete tre o quattro giorni per parlarne? [ride] È un discorso molto complesso: c’è stato sicuramente un aumento della base, in questi diciassette anni in cui siamo stati nel Sei Nazioni i tesserati sono aumentati di molto. Noi siamo migliorati, ma probabilmente meno di quanto hanno fatto altre nazioni. In ogni partita partiamo come sfavoriti, in quanto giochiamo con Nazionali più in alto nel ranking, quindi ogni vittoria per noi è un’impresa. Nei giorni scorsi c’era stato un confronto con i risultati della Nazionale di calcio contro le prime dieci del ranking mondiale: la percentuale di vittorie era molto simile a quella della Nazionale di rugby, quindi ci sono tanti modi di leggere i risultati. Sicuramente è un movimento in sofferenza, con poca qualità. Andrebbe fatta una revisione, valutando le cose che hanno funzionato e quelle che non sono andate bene. Di positivo c’è la maggior attenzione mediatica sul rugby, che è diventato uno degli sport che ogni genitore vorrebbe far praticare ai propri figli.

È nata ultimamente una vera e propria campagna anti-italiana all’interno del Sei Nazioni per sostituirci nel torneo con la Georgia: quanto ha senso questa mossa e quanto l’Italia rischia effettivamente di essere esclusa?

Posso rispondere sinceramente? Sono tutte putt****e [ride]. Ognuno ha la sua opinione, ma l’aspetto concreto è che il Sei Nazioni è un torneo gestito in maniera privata, una società di cui l’Italia fa parte, quindi per essere esclusa dal torneo dovrebbe auto-votare la sua uscita o la formula di retrocessione dal Sei Nazioni. Detto questo dobbiamo dimostrare di meritarci di essere in questo torneo a livello tecnico, tutto il resto sono solo chiacchiere. Gli stessi inglesi hanno cambiato idea su di noi dopo la partita contro di loro.

Facciamo un salto in avanti nel tempo, fra 5 anni: come sarà l’Italia senza Sergio Parisse? Dramma sportivo o ci sono delle speranze di sostituirlo?

Parisse è Parisse, non potrai mai sostituirlo. Arriverà un altro giocatore con caratteristiche probabilmente diverse, ma la carriera di Sergio dice che potrebbe benissimo essere titolare in una delle altre Nazionali più forti. Già a 19 anni si vedeva che aveva classe da vendere, tra i giovani di oggi è difficile vedere un talento così, ma qualcuno ci sarà.

Per chiudere parliamo del rugby a 7, la variante olimpica del rugby: da noi il movimento è parecchio indietro e non se ne parla praticamente mai. Qual è il tuo giudizio a proposito? C’è quantomento un interesse dai “piani alti” per far crescere questo sport?

Si sta facendo molta fatica a trovare delle risorse per questo tipo di rugby. Dal mio punto di vista è uno sport molto interessante, che in Italia è per ora molto legato all’attività universitaria, e a tal proposito il prossimo giugno a Milano ci saranno gli Europei universitari di rugby a 7. È molto complesso però trovare spazi, secondo me si deve procedere su due piani: da un lato bisogna sviluppare un progetto economico, e quindi ricerca delle risorse e sponsorizzazione del rugby a 7 anche in zone in cui è poco diffuso; dall’altro un piano di sviluppo tecnico, che però va a scontrarsi con la crisi generale dello sport in Italia e in particolare dell’atletica. Siamo in difficoltà dal punto di vista agonistico nell’atletica, che essendo la base di tutti gli sport manda in crisi un po’ tutto lo sport italiano.

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Giornalista in erba, sono un appassionato di sport, con un occhio di riguardo per il calcio (banale!) e la boxe.

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