Il Giro d’Italia 2018 doveva essere la corsa della consacrazione di Chris Froome. Al momento il britannico sta faticando, ma non perde fiducia, come testimoniato dalla nostra intervista esclusiva al quattro volte vincitore del Tour de France.
CHRIS FROOME: L’ETERNA RICERCA DELLA PERFEZIONE
Nel dizionario, tra i sinonimi di “precisione”, dovrebbe essere inserito di diritto Chris Froome. La ricerca costante della perfezione e la cura maniacale di ogni dettaglio sono evidenti in ogni attività del ciclista britannico. Non trascura mai nulla, dall’alimentazione all’esposizione al freddo o al contatto con gli altri, siano essi spettatori o addetti ai lavori per minimizzare il rischio di contrarre germi. Massima scrupolosità per qualsiasi particolare, sia esso la posizione in bici o il rituale del post gara, minuziosamente dedicato ai rulli e allo stretching. Così, anche il defaticamento diventa una sorta di show, con il pubblico intento a carpire i segreti del campione dietro ogni pedalata. Apparentemente, sembrerebbe persino fissato con convinzioni incredibili. Eppure, questa attenzione, divenuta per certi aspetti una sorta di mantra, è diventata un punto di forza alla base dell’ultimo quinquennio da dominatore. Quattro Tour de France in bacheca sono una giustificazione più che sufficiente di fronte a chi storce il naso per tanta maniacalità. E poi ci sarebbe quella Vuelta di Spagna, conquistata un anno fa, ma ancora sub iudice per la non negatività al salbutamolo. Una vicenda che ha influito sulla prima parte di “Froomey”, meno cannibale ed estremamente umano per le sue fragilità. Che stia giungendo al termine la sua tirannia sportiva? Il suo staff nega fortemente l’aria di crisi. E gli occhi azzurri dell’anglo-keniota classe 1985 confermano la sua determinazione, anche se tradiscono un pizzico di nervosismo. Al termine della 12a tappa del Giro d’Italia, la Osimo-Imola, nonostante il maltempo, Froome non si è sottratto ad un’esclusiva ai nostri microfoni. Un breve scambio utile a ribadire un concetto a lui assai caro: nessuna resa. A buon intenditor poche parole.
CHRIS FROOME: LA NOSTRA INTERVISTA
Prima domanda: qual è la condizione fisica del campione del team Sky, acciaccato pesantemente dalle cadute a Gerusalemme ed in Sicilia? Chris fissa dritto negli occhi, mantiene un tono deciso e rassicurante. Non sembra fare alcuna pretattica o bluff: «Sì, mi sento abbastanza bene. La condizione cresce giorno dopo giorno. Vediamo come va, in fondo manca tanta strada da fare».
Fiducia. Questo è l’ingrediente del campione nel momento più difficile della sua carriera. Quando le cose non vanno per il verso sperato, non resta che confidare nei propri mezzi. Certamente lo stato di forma crescente è un buon segnale in vista delle prossime tappe, vero Mister Froome? «Sì, dai. Comunque, vediamo cosa succede, quali sono le sensazioni di volta in volta. Il Giro è ancora molto lungo. La corsa non è assolutamente finita». Nessuna resa. Nemmeno l’ombra. L’orgoglio del fuoriclasse ferito emerge fuori senza veli. “Froomey” è un lottatore tosto e la sua determinazione si sposa perfettamente con la massima attenzione per qualsiasi dettaglio. Anche così si comprende l’importanza di un simile abbinamento per costruire una serie di successi.
E, da vincitore seriale quale sei, caro Chris, quali sono le strategie giuste per ribaltare l’esito di una corsa che pare stregata? Non sarebbe opportuno apportare qualche cambiamento al modus operandi tanto caro al team Sky? Il britannico taglia corto, sicuro dei propri mezzi, ma altrettanto consapevole della difficoltà dell’impresa a cui è chiamato, se intende vestirsi di rosa a Roma, tra nove giorni: «È un’idea da tenere in considerazione. Ogni giorno è diverso. Se le gambe saranno buone, proverò a fare qualcosa; se non lo saranno, cercherò di stare con i migliori». Poi Froome fugge via, verso il bus, rapido ed incontenibile come nei suoi assoli lungo le strade del Tour de France. Sarà lo stesso anche sulle Alpi italiane?
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