PAVIA, dai nostri inviati Marco Corradi e Federico Mariani
Ieri, a margine dell’inaugurazione dell’anno sportivo accademico dell’Università di Pavia che lo vedeva come ospite d’onore, i nostri inviati hanno intervistato Filippo Tortu: ecco le sue parole.
FILIPPO TORTU SI RACCONTA AI MICROFONI DI ”AZZURRI DI GLORIA”
Un campione in erba, ma soprattutto un umile ragazzo classe ’98, carico di valori e di sani principi. Filippo Tortu è tutto questo, e ha decisamente bruciato le tappe: dopo aver dominato in lungo e in largo nelle categorie giovanili, il talento azzurro ha fatto la storia della nostra atletica battendo il record italiano sui 100m e strappandolo a Pietro Mennea. Col suo 9”99, Filippo Tortu è diventato il primo italiano a scendere sotto i 10”: nei mesi seguenti ha chiuso quinto negli Europei di Berlino, ma è già pronto a ripartire per mettersi in mostra nei prossimi Mondiali e/o nelle Olimpiadi di Tokyo. Durante l’evento d’inaugurazione dell’anno accademico sportivo dell’Università di Pavia, Filippo Tortu ha raccontato una parte di sè, e poi si è raccontato ai microfoni di ”Azzurri di Gloria”, concedendoci qualche minuto. Ecco le sue parole.
IL RECORD, GLI OBIETTIVI FUTURI E GLI EUROPEI: FILIPPO TORTU RACCONTA LA SUA ESPLOSIONE
Ciao Filippo, partiamo dal tuo record italiano sui 100m: 9”99, e sei il primo italiano sotto i 10”. Ci racconti le emozioni e le sensazioni che hai provato quando hai battuto Pietro Mennea?
”Era il mio sogno sin da quando ero bambino, raggiungerlo è stato una grossissima soddisfazione. Ho cercato subito di andare avanti, pensare a migliorarmi e lo sto facendo ancora adesso. Ho sempre il desiderio di crescere e migliorare”.
Quali sono i tuoi obiettivi, cronometrici e non, per il futuro? Ricordiamo quando Usain Bolt annunciò al mondo che avrebbe corso in 9”50, e ci è andato vicino…
”Non è andato troppo lontano (ride, ndr). Sinceramente non ho un obiettivo cronometrico definito: voglio migliorarmi anno per anno, tornare costantemente sotto i dieci secondi e questo sarà il mio target per il 2019. Poi, onestamente, gli obiettivi futuri li deciderò di anno in anno”.
La tua seconda specialità sono i 200m, una distanza in cui è praticamente impossibile andare a podio senza scendere sotto i 20”, anche a livello europeo: insisterai anche sulla doppia distanza, oppure dobbiamo aspettarci un addio ai 200 in futuro?
”Forse mi converrebbe scegliere una sola distanza, però penso di poter esprimere al meglio le mie capacità nei 200m, e quest’anno li correrò e li sto preparando. In base alle prestazioni che otterrò quest’anno e negli anni a venire, valuterò cosa fare: se correre solo i 100m, specializzarmi sui 200m, oppure mantenere entrambe le distanze, e questa sarebbe la mia idea per ora”.
Facciamo un passo indietro, e parliamo del tuo 2018: una stagione che ti ha visto uscire, per tua stessa ammissione, ”sconfitto” dagli Europei. Ogni sconfitta dà qualcosa, cos’hai imparato da quella gara?
”Nell’intervista a caldo dopo la gara posso essere risultato molto deluso, ma dopo due ore avevo già capito che avevo fatto tutto ciò che potevo fare. Il risultato ottenuto non era quello che desideravo, e anche se sono soddisfatto del lavoro svolto, voglio migliorare: gli Europei mi hanno insegnato tanto, ho capito cosa serve per ottenere risultati. Bisogna lavorare sempre di più e duramente, e quel 5° posto mi ha dato un ulteriore stimolo”.
IL RAPPORTO CON GLI INFORTUNI, GLI IDOLI E LA FAMIGLIA: L’ALTRO FILIPPO TORTU
Durante l’evento hai parlato degli infortuni: una doppia frattura alle braccia, ma ricordiamo anche un infortunio ”fantozziano” in Piazza di Spagna, cadendo dalla scalinata. Quanto ti sei arrabbiato in quell’occasione?
”Posso dire che è stato veramente difficile. Subito dopo c’erano Europei e Mondiali: ero in forse, anzi, addirittura rischiavo di non essere convocato per nessuna delle due gare. Poi invece ho corso in entrambe le manifestazioni, e posso dire che quell’infortunio mi ha dato una spinta per allenarmi più duramente: gli allenamenti dopo gli infortuni ti danno sempre qualcosa in più a livello motivazionale”.
Hai parlato della tua passione per la storia, per i Giochi di Roma 1960 e per un campione come Livio Berruti, definendolo ”il tuo idolo”. A quali altri atleti ti sei ispirato?
”Ho preso ispirazione da tanti atleti e da tanti sport diversi. Per prendere ispirazione nella vita non bisogna guardare solo al proprio lavoro o settore, ma a qualsiasi ambito sportivo, culturale e lavorativo. Cerco tuttora, ogni giorno, di apprendere qualcosa da ogni persona o campione che conosco e trovo sul mio cammino. Cosa ruberei ad altri atleti? Nell’atletica faccio più di 600 ore di allenamento e 80” di gare all’anno, con prove concentrate da giugno ad agosto più o meno e allenamenti in tutto il resto dell’anno. Mi piacerebbe avere la ”partita” ogni settimana come succede ai calciatori, ai cestisti e quant’altro, ma nell’atletica non è possibile purtroppo. Però, se devo dire qualcosa che ruberei a un altro sport, è proprio l’impegno settimanale”.
Parlando di allenamenti, il tuo coach è tuo padre Salvino. All’inizio qualcuno aveva criticato questa scelta, poi avete smentito tutti e dimostrato che siete un tandem vincente. Quanto è importante essere allenato da qualcuno che ti conosce al 200%?
”Mio padre mi ha insegnato molte cose a livello tecnico. Come allenatore è molto capace, molto bravo e ha una filosofia tutta sua, che per il Filippo Tortu atleta rende molto. Per me è utile che sia mio padre ad allenarmi, perchè non c’è persona che mi conosca meglio di lui, o che sappia cos’è meglio per me”.
Nonno velocista, papà ex atleta, fratello ex atleta: la tua famiglia ”respira” atletica, quanto ne parlate a casa?
”In realtà poco. Parliamo tantissimo di sport (Filippo è un grande tifoso della Juventus), ma in casa cerchiamo di parlare il meno possibile di atletica: la viviamo già tutti i giorni, dobbiamo ”staccare” quando siamo dentro le mura casalinghe (ride)”.
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