Continua la lotta al doping del Cio e ancora una volta sono coinvolti atleti russi. Dopo la grazia di inizio anno, scatta la squalifica e la perdita delle medaglie per quattro skeletonisti, tra cui l’oro maschile e il bronzo femminile di Sochi 2014.
SKELETON DOPING RUSSIA: PER ALEXANDR TRETYAKOV E ELENA NIKITINA MEDAGLIE OLIMPICHE ADDIO
Il Cio – Comitato Olimpico Internazionale ha squalificato quattro atleti russi dello skeleton per la violazione delle regole antidoping alle gare dei Giochi invernali di Sochi 2014.
La squalifica parte proprio dalla rassegna a cinque cerchi russa e comprende tutti gli eventi a cui hanno partecipato in seguito e quelli in programma in futuro: i quattro skeletonisti non potranno partecipare a nessuna prossima edizione dei Giochi olimpici, quindi niente PyeongChang 2018 per loro.
Tra i quattro, spiccano Alexandr Tretyakov, vincitore della prima storica medaglia d’oro olimpica nello skeleton per la Russia a Sochi 2014, e Elena Nikitina, vincitrice del bronzo nella competizione femminile delle Olimpiadi invernali di casa.
Medaglie che hanno perso in conseguenza della squalifica: oro olimpico diventa così il lettone Martins Dukurs, argento lo statunitense Matthew Antoine, bronzo l’altro lettone Tomass Dukurs; il bronzo femminile va invece all’americana Katie Uhlaender.
Le altre due “bannate” sono Maria Orlova e Olga Potylitsina, rispettivamente 6ª e 5ª a Sochi 2014.
Tretyakov, dopo il 4° posto nella Coppa del mondo 2016/2017, e Potylitsina avevano iniziato con il piede giusto la stagione 2017/2018, entrambi con un terzo posto nella gara di apertura della Coppa del mondo a Lake Placid.
Già a gennaio 2017 i quattro russi erano stati temporaneamente sospesi in seguito alla pubblicazione del rapporto McLaren, ma in quell’occasione la Ibsf – Federazione internazionale di bob e skeleton aveva deciso di graziarli, per “insufficienza di prove”.
Nella nota il Cio ricorda che la decisione sull’ammissione degli atleti russi ai Giochi olimpici invernali di PyeongChang 2018 sarà presa dalla commissione esecutiva nella seduta di dicembre con le conclusioni della commissione di investigazione presieduta da Samuel Schmid.
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