Giro d’Italia 2017, Beppe Conti: la nostra intervista al giornalista e scrittore italiano sul traguardo di Milano.

Indubbiamente è una delle voci principali del Giro d’Italia. Tutti gli appassionati attendono i suoi interventi ai microfoni Rai per raccontare aneddoti e curiosità del passato o per esprimere il proprio parere sull’attualità. Beppe Conti è un punto di riferimento nel giornalismo sportivo italiano, uno di casa quando si parla di ciclismo. Azzurri di Gloria ha avuto il piacere di avere le sue impressioni mentre l’ultima tappa del Giro d’Italia 2017 era in pieno svolgimento.

Conti, qual è la Sua impressione su questo Giro d’Italia?

<<Diciamo che è stato molto soleggiato. Non è caduta nemmeno una goccia di pioggia. E poi c’è questa incertezza per questo Giro d’Italia che non si è ancora concluso e non si sa chi lo vincerà. Uno scenario bellissimo, incertissimo, appassionante, con un mare di gente sulle strade, come da anni non se ne vedeva. Un Giro con grandi protagonisti, tutti dagli alti e bassi. Grande incertezza e grande spettacolo>>.

Secondo Lei, tra i Giri del passato ce n’è uno così incerto?

<<Sono tanti i Giri in cui la vittoria finale si è decisa nell’ultima cronometro. Ho ricordato spesso la cronometro di Gimondi nel ’76. C’erano due semitappe, la seconda delle quali arrivava in piazza Duomo. La prima, al mattino, ricopriva la stessa distanza odierna. E Gimondi ha attuato il sorpasso in classifica a De Wing: aveva 25 secondi di ritardo e si è ritrovato davanti di 19, vincendo il Giro. Poi c’è anche il sorpasso di Verona, attuato da Moser ai danni di Fignon. Sono tante le emozioni dell’ultima cronometro nelle gare a tappe. Questa, però, con quattro corridori in corsa è molto bella>>.

Prendendo spunto dal Tour de France, potremmo assistere ad un’ultima tappa simile al duello tra Greg LeMond e Laurent Fignon nel 1989?

<<Gli 8 secondi fra LeMond e Fignon sono il distacco minimo. Chissà che oggi possa essere battuto in questa cronometro. Ci sta effettivamente>>.

E, sempre rifacendoci al passato, questo Dumoulin ricorda veramente Miguel Indurain per il modo di correre.

<<Sì, è il più forte a cronometro, ma teniamo conto che nell’ultima prova contro il tempo conta di più il fondista dello specialista. Cioè, quello che è rimasto nelle gambe dopo questa scorpacciata di montagne. Conta di più il fondista rispetto al grande cronoman. Staremo a vedere>>.

Ultima domanda: come valuta la gara degli italiani?

<<Tenuto conto che c’erano grandi assenti, a me non sono dispiaciuti. Nibali è lì che lotta. Ci è mancato Fabio Aru, che si sarebbe trovato a suo agio su queste montagne. Sky ha lasciato a casa Elia Viviani, oro olimpico a Rio, e non è stata una bella cosa. E’ mancato anche Colbrelli, che punta al Tour. Lo stesso per Felline. Sono tutti uomini che potevano vincere delle tappe. Tenendo conto degli assenti non è andata così male>>.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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