Nei giorni scorsi (il 22 marzo, ndr) il ct della Nazionale italiana di basket, Meo Sacchetti, ha tenuto una lectio magistralis al Collegio Cairoli di Pavia, confrontandosi con studenti e appassionati: l’abbiamo intervistato al termine dell’evento, ecco le sue parole!

Meo Sacchetti

MEO SACCHETTI INTERVIENE AI MICROFONI DI AZZURRI DI GLORIA

Un maestro di basket. È questa la valutazione unanime sulla figura di Meo Sacchetti, esperto tecnico della pallacanestro italiana ed ex giocatore della Nazionale azzurra: con la maglia dell’Italia, Romeo Sacchetti in arte ”Meo” vinse l’argento alle Olimpiadi di Mosca 1980 al fianco di Meneghin e degli altri big dell’epoca, conquistando in seguito un altra medaglia di quel metallo ai Giochi del Mediterraneo e un oro e un bronzo agli Europei. Una carriera di alto livello da giocatore, vissuta ampiamente con la maglia di Varese e un ruolo da ala (Meo è un ”omone” di 2m per 112 kg circa), e tanta gavetta da tecnico prima di spiccare il volo: Meo Sacchetti è partito dal basso, è approdato in Serie A con l’Orlandina (allenando Pozzecco, diventato un paio di giorni fa il nuovo tecnico della Fortitudo Bologna) e poi si è legato a doppio filo a quella Sassari portata a vincere lo scudetto (e la Coppa Italia, due volte: in rosa c’era anche il figlio Brian) battendo Milano.

Il suo percorso l’ha poi portato a vivere un’esperienza non esaltante a Brindisi, e a legarsi nell’estate 2017 alla Vanoli Cremona nonostante fosse appena retrocessa in Legadue: la squadra è stata poi ripescata in Serie A ed è ora in piena zona playoff (9a a parimerito con l’ottava), ma negli stessi mesi iniziava anche l’avventura più stimolante per un tecnico, quella da ct della Nazionale. C’era da raccogliere l’eredità di Messina, e il presidente della FIP Petrucci ha deciso di puntare tutto su Meo Sacchetti, uomo dai grandi valori e fautore di una grande pallacanestro: i risultati per ora sono decisamente positivi, con quattro vittorie in altrettante gare delle qualificazioni mondiali, e l’avventura del Sacchetti ct sembra partita al meglio. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Meo Sacchetti, che abbiamo intervistato a margine della lectio magistralis tenuta presso il Collegio Cairoli di Pavia il 22 marzo scorso: ecco le parole del tecnico 64enne ai microfoni di Azzurri di Gloria.

L’ARGENTO OLIMPICO DA GIOCATORE, L’ESPERIENZA DA CT E LA SUA ITALIA: MEO SACCHETTI SI RACCONTA

Salve mister, partiamo innanzitutto dalla sua esperienza da giocatore e da quell’argento olimpico conquistato a Mosca 1980: che ricordi ha di quella medaglia e di quell’Olimpiade?

”Era la prima manifestazione importante che facevo con la Nazionale, e partecipare a un’Olimpiade rappresenta l’esperienza più importante per uno sportivo. Erano dei Giochi particolari, nei quali non abbiamo fatto la sfilata per il boicottaggio degli atleti e ci presentammo senza la bandiera e la maglia dell’Italia, ma fu un’esperienza bellissima vivere il Villaggio Olimpico a contatto con tanti atleti, e la medaglia che abbiamo portato a casa è stata la ciliegina sulla torta”.

Che nazionale era quella di Mosca 1980, che era allenata da Sandro Gamba?

”Era una Nazionale che poi avrebbe proseguito il suo percorso negli anni seguenti, ottenendo altri successi col suo zoccolo duro. Era un’Italia fatta da ragazzi che stavano molto bene assieme, e che logicamente avevano una personalità data dall’essere giocatori importanti nel club e trasportavano quella forza d’animo e quella sicurezza nella Nazionale”.

Dopo aver vinto un argento olimpico da giocatore e aver giocato vari anni in Nazionale, riuscire ad allenarla è un sogno che si realizza. Le chiedo se cercherà di trasmettere lo spirito del gruppo di Mosca 1980 a questa Italia.

”Per chi ha vestito la maglia azzurra, allenare l’Italia è qualcosa di particolare e molto importante. Ora il nostro focus sarà legato ai Mondiali, che sono la porta per accedere all’Olimpiade: io ho sempre pensato uno step alla volta, e la qualificazione ai Mondiali sarà fondamentale. Proveremo a costruire un gruppo dai valori forti”.

Gianmarco Pozzecco, commentando la sua nomina a ct ai nostri microfoni, ci aveva descritto la sua pallacanestro come molto offensiva e parlato dell’importanza che dà al gruppo e al collettivo: è difficile dare questa impronta in una Nazionale, che viene allenata per pochi giorni l’anno?

”Ai ragazzi l’ho spiegato subito dal primo giorno: li ho scelti espressamente e vorrei che esprimessero liberamente le qualità che ho visto in loro mentre giocavano nei club, senza sentirsi bloccati quanto vestono la maglia della Nazionale. Un’altra cosa che gli ho chiesto è di avere un coinvolgimento particolare in difesa e di essere grintosi: non devono aver paura di fare un fallo in più o di uscire dalla partita, cosa che magari nel club sarebbe penalizzante, mentre giocando in Nazionale abbiamo tante alternative di pari livello o di poco inferiori e dunque non dobbiamo preoccuparci sotto questo aspetto. Voglio che i giocatori diano tutto, e abbiano una presenza difensiva e un atteggiamento importante”.

Meo Sacchetti è arrivato in Nazionale in un momento molto particolare, con le qualificazioni mondiali che sono state inserite all’interno della stagione e vanno a sovrapporsi agli impegni dei giocatori in NBA o nelle competizioni europee: è complicato gestire il gruppo in queste condizioni? E come è riuscito a trasmettere una forma mentis importante a una squadra che, giocoforza, non ha tutti i big dell’Italia cestistica?

”Noi abbiamo sempre pensato di focalizzarci al 100% sui presenti e non su chi non poteva o non voleva venire. Abbiamo sempre pensato al gruppo dei 12 giocatori che scendevano in campo e a coloro che ci sono, senza sfruttare come scuse le assenze o dire ”ci mancava questo, ci mancava quell’altro”: quelli che arrivano e giocano, per ora, sono i migliori giocatori che possono venire in Nazionale”.

Ci troviamo di fronte a una Nazionale che pesca a piene mani dalla Serie A di basket e ha tanti volti nuovi: pensiamo ad esempio a Gaspardo, a Fontecchio che lei allena a Cremona, a un ritrovato Della Valle. Qual è il segreto di questo gruppo, che ha vinto 4 gare su 4 nelle qualificazioni mondiali?

”Non c’è un vero e proprio segreto. Abbiamo giocatori che sono molto bravi nella fase offensiva, però tutti accettano il proprio ruolo all’interno del gruppo e stanno bene nel contesto-Nazionale: è bello vederli giocare e vederli vivere questa esperienza”.

Ha già pensato a come inserire i vari Belinelli, Gallinari, Datome ecc?

”Non ancora, ci penserò quando faremo le prossime partite e valuteremo la loro disponibilità a venire in Nazionale e il loro inserimento all’interno del gruppo. È ancora presto per parlarne, anche se devo dire che è davvero stimolante pensare di poter allenare quei giocatori in futuro”.

IL DOPPIO INCARICO, CREMONA E LA SERIE A DI BASKET: IL GIUDIZIO DI MEO SACCHETTI

Da ct e allenatore di club, è difficile gestire il doppio incarico? Le chiedo anche un commento al campionato della sua Cremona.

Non è difficile, anche perchè ho fatto praticamente due settimane di gare tra novembre e febbraio, e ora l’ultima settimana di qualificazioni si terrà quando avremo già finito il campionato con la Vanoli. Non mi è pesato, al contrario, e mi ha dato uno sprint che spero di aver portato nella mia avventura a Cremona: il nostro campionato era particolare, dopo il ripescaggio, e puntavamo dichiaratamente a salvarci il prima possibile e disputare una buona stagione. Ci siamo salvati con grande anticipo (la rosa di Cremona è di valore, oltre al già citato Fontecchio, troviamo in squadra i Diener e Johnson-Odom), ora siamo attaccati al treno dei playoff e ogni partita che giochiamo in casa sarà importante e decisiva per decidere cosa accadrà nella nostra stagione”.

Con la sua Sassari ha battuto Milano, e ora ci troviamo di fronte a un campionato davvero combattuto: Brescia era partita fortissimo, ora invece c’è il duello tra Milano e Venezia ad animare la stagione. Le chiedo come vede questa Serie A, e come si batte l’Armani.

”Come si batte a Milano? Facendo una partita importante e andando oltre le proprie possibilità. Credo che l’Armani sia ancora superiore rispetto alle altre, e che le due antagoniste al momento siano Venezia e Avellino. Milano in Eurolega è andata male e a volte ”si è battuta da sola”, ma credo che in campionato abbia preso una strada davvero importante. Vedremo cosa succederà da qui al termine della stagione”.

Un’ultima cosa: perchè il basket italiano fa così tanta fatica in Europa con le sue big? Milano ha faticato tremendamente in Eurolega, mentre ad esempio squadre come Reggio Emilia (out nelle semifinali di Eurocup) hanno ottenuto grandi exploit.

”Innanzitutto faccio i complimenti a Reggio Emilia, perchè essere nelle prime quattro dell’Eurocup non è stato facile visto come era iniziata la loro stagione: hanno aggiustato la squadra in corsa e l’hanno fatto bene, penso che lì ci sia stata veramente una spinta dell’Italia intera, che ha seguito con grande passione le sue gesta. Problemi di mentalità europea delle nostre big? Certamente dobbiamo crescere in qualche aspetto”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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