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Benvenuti al dodicesimo appuntamento con #FuoriCinema su «Azzurri di Gloria». Oggi parliamo di Veloce come il vento (2016) di Matteo Rovere. La famiglia De Martino è immersa nel mondo delle corse tanto che anche Giulia, 17enne, corre il campionato italiano GT. Colpiti dal lutto, alla famigliola ormai composta dalla ragazza e dal fratellino più piccolo, Nico, non resta che concludere il campionato per non rischiare di perdere la propria casa, che il padre aveva dato in garanzia all’avversario Minotti in cambio di fondi per poter affrontare il campionato. Dopo 10 anni si ripresenta sulla porta il fratello più grande, Loris, di cui si sa poco se non che è un tossicodipendente. Giulia si trova costretta ad accettare che egli prenda la potestà sul fratellino poiché, come minorenne, può essere emancipata ma non può ottenere la tutela di Nico. La turbolenta convivenza inizia ma ben presto la ragazza si accorge che quel fratello di cui il padre ha sempre parlato male ha da offrire qualcosa in più. Il ballerino, viene chiamato così nei box, e si accenna continuamente ad un passato non meglio specificato. Loris comincia ad allenare duramente e costantemente la sorella, fino a farle scalare la classifica; la vittoria non sembra bastare per saldare i debiti e Minotti, in cerca di piloti pronti al rischio, propone di correre la gara clandestina e pericolosissima chiamata Italian Race. L’apparente armonia crolla in un attimo, la famiglia si ritrova divisa e Giulia impossibilitata a continuare il campionato. Ormai allontanato sia dalla sua vecchia famiglia ai margini della strada, sia dalla sua famiglia ritrovata, Loris cerca di riscattarsi per ridare un tetto ai suoi fratelli. Corre l’Italian Race con la sua Peugeot 205 Turbo 16, vecchia ma ancora in perfette condizioni. Il ballerino torna sul palco, affronta il rettilineo e poi il buio. Flashforward finale: il film si conclude con un rinnovato spirito fraterno che ricostituisce la famiglia spezzatasi.

La pellicola riprende molto liberamente la storia di Carlo Capone, pilota che negli anni ’80 aveva stupito il mondo delle corse, finendo poi ai margini. Un carattere indisponente e aggressivo lo contraddistingueva, incapace di scendere a compromessi viene allontanato nonostante fosse un fuoriclasse. In questo senso, Veloce come il vento  facendo percorrere con la vecchia Turbo 16 una strada in salita in cerca di redenzione, riscatta un campione italiano sconosciuto ai più.

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