#FuoriCinema: su «Azzurri di Gloria» scopri il cinema che racconta lo sport.

Benvenuti al quindicesimo appuntamento con #FuoriCinema su «Azzurri di Gloria». Oggi parliamo de La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris. Film del 2017, La battaglia dei sessi si sviluppa su almeno tre livelli: lo sport, i soldi e il femminismo. A questi si affiancano altri due temi leggermente più marginali: il mondo LGBT e la rivalità fra donne. Siamo negli anni ’70 e il mondo sta conoscendo le grandi manifestazioni di piazza: dall’autunno caldo (’69), passando per le marce per i diritti civili, fino ai reggiseni bruciati in favore della parità di genere. In un ambiente sofisticato come quello del tennis, il semplice fatto che una ragazza qualsiasi, proveniente da una famiglia del ceto medio, abbia raggiunto la vetta partendo dai campetti pubblici, poteva far arricciare qualche naso. Ma è quando la nostra Billie Jean (che non c’entra nulla con quella cantata da Michael Jackson) chiede parità di retribuzione che si innesca il meccanismo che muove il film. Partendo da una questione economica, la richiesta della protagonista diventa presto un simbolo della lotta al sessismo. Dall’altra parte del campo abbiamo Bobby Rigs, campione ormai cinquantacinquenne decisamente ancora carico di energia e pieno di tempo libero. Il vizio per le scommesse, combattuto di facciata, alimenta la sua fame di fama e lo spinge a lanciare il guanto di sfida alla donna numero uno al momento. Annusando ovviamente l’inganno mediatico, Billie Jean King rifiuta i 35mila dollari della vittoria. Qui subentra in punta di piedi e mai approfondita più di tanto, la lotta fra donne che in qualche modo frena il femminismo; l’altrettanto campionessa Margaret Court accetta la proposta di Riggs e, come d’accordi, perde. Court è l’opposto di King e infatti c’è una tacita rivalità: ha un figlio (che viaggia con lei), un marito sempre al suo fianco, e un’idea più tradizionale della vita e soprattutto della sessualità. Dopo aver visto la sua compagna/nemica perdere, toccata nell’orgoglio, Billie Jean vuole riscattare la sua causa e accetta la sfida di Riggs.

L’incontro ovviamente finisce come la storia ci ha già trasmesso ma il film, come spesso accade nei biopic, non vuole raccontarci la storia che conosciamo tutti, cioè quella sul campo, ma quella che avviene negli spogliatoi, a telecamere spente. Billie Jean, nome che viene ripetuto fino alla nausea, è una donna timida ma molto forte che combatte la battaglia di tutte nel suo personalissimo modo. Da notare è sicuramente la differenza dei due maschilismi: da una parte c’è Riggs che viene riconosciuto come “porco maschilista” ma per una mera questione mediatica, dall’altra invece abbiamo Jack Kramer, anch’egli tennista, che sembra credere davvero nell’inferiorità della donna. Quando batte e combatte Billie Jean si rivolge a quelli come quest’ultimo, piuttosto che al suo avversario Bobby Riggs. Infine, nel retroscena troviamo l’immancabile vita sentimentale in cui si combatte un’altra battaglia dei sessi, che sconvolgerà qualche anno dopo il mondo sportivo ancora una volta.

Tennis, sesso, soldi, parità, riscatto: c’è un po’ di tutto ne “La battaglia dei sessi“, la storia di una partita che tenne incollati 90 milioni di spettatori al televisore e fece sognare una vita migliore a molti.

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