Abbagnale-Sartori-Galtarossa-RaineriLa voce roca di Giampiero Galeazzi scandisce i colpi al minuto dei due fratelloni Giuseppe
e Carmine con timoniere Di Capua che vincono davanti ai favoriti inglesi. E, mezz’ora più tardi, il più piccolo dei tre, Agostino, vincerà nel quattro di coppia mettendo ko le corde vocali del telecronista.

Era il 26 settembre del 1988 e nelle acque di Seul arrivarono 2 ori dalla famiglia più straordinaria del canottaggio mondiale di tutti i tempi.

Tutto ha inizio negli anni 70 quando lo zio allenatore, Giuseppe La Mura, inizia ad allenare il maggiore, Giuseppe, che fa il suo esordio olimpico a Mosca 1980 in coppia con Antonio Dell’Aquila e timoniere Peppino Di Capua.

Successivamente arriva in nazionale anche Carmine e viene creato l’equipaggio “di famiglia” con il fido Di Capua al timone e già oro ai mondiali dell’81.

A Los Angeles gli Abbagnale arrivano da favoriti anche grazie al boicottaggio dei paesi dell’est che lascia a casa molti equipaggi forti tra cui Germania Est e Unione Sovietica che ai mondiali dell’83 avevano relegato l’Italia al bronzo.

Nella finale olimpica sul lago Casitas la Romania, unica nazione dell’est presente, parte forte ma gli azzurri recuperano e vincono con un abisso di 5 secondi davanti a tutti. E’ la terza volta che l’Italia vince l’oro nel due con dopo Anversa 1920 e Città del Messico 1968.

A Seul quattro anni dopo arriva l’oro già raccontato davanti ai formidabili inglesi e con tutto il mondo presente. Dopo le olimpiadi però il giovane Agostino viene fermato dai medici per una tromboflebite che lo terrà lontano dagli scafi per sette anni.

Nel frattempo continuano a mietere successi Giuseppe e Carmine che arrivano da favoriti a Barcellona. In finale però, dopo una partenza fulminante, il loro marchio di fabbrica, verranno rimontati dai fratelli britannici Searle negli ultimi 200 metri e si accontenteranno dell’argento.

A Barcellona già si sapeva che il due con sarebbe stato cancellato dal programma olimpico e quindi i fratelli vengono dirottati sull’otto in vista di Atlanta 1996. Giuseppe però, che partirebbe come riserva, decide di rimanere a casa ritirandosi definitivamente, mentre Carmine finirà nono in finale.

Nel frattempo però da circa un anno è ritornato ad allenarsi Agostino che si qualifica con il due di coppia insieme a Davide Tizzano che già aveva vinto l’oro con lui nel 1988. Con una gara strepitosa vanno a vincere l’unica medaglia, comunque d’oro, della spedizione azzurra nel canottaggio.

Mentre si sono già ritirati Carmine e Giuseppe, Agostino continua ma a gennaio del 2000, alla vigilia delle olimpiadi di Sidney dove è previsto che ritorni al quattro di coppia, sembra deciso al ritiro e solo la tenacia e la pazienza di Giuseppe La Mura, insieme alla moglie Romilda che gli sta vicino negli allenamenti, lo convincono ad andare… e meno male!

L’armo azzurro conquista infatti un’altra meravigliosa medaglia d’oro in rimonta sui tedeschi campioni olimpici uscenti. Un altro problema di salute, un’embolia polmonare per un difetto congenito, gli negherà l’ultimo tentativo ad Atene costringendolo al ritiro.

Per assurdo il minore, e meno conosciuto, dei fratelli Abbagnale è quello con più ori, ben 3, ma in generale la famiglia ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di questo sport facendo entrare nell’immaginario collettivo la voce roca di Galeazzi che grida: “Andiamo a prenderci questo oro, la barca azzurra è bellissima!”.

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