La 14a tappa del Giro d’Italia 2018 da San Vito al Tagliamento al Monte Zoncolan è stata vinta da Chris Froome (Team Sky), davanti a Simon Yates (Mitchelton Scott) e Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida). Maglia Rosa sempre sulle spalle di Yates.

Chris Froome in azione (fonte foto Eurosport)

IL FILM DELLA 14a TAPPA: FINALMENTE FROOME!

Il grande giorno è arrivato. Il Giro d’Italia 2018 passa a far visita al Kaiser, soprannome dell’ormai celeberrimo Monte Zoncolan. Non una semplice salita, ma un vero e proprio calvario lungo 10 chilometri, con pendenza media al 12% e massime al 17%. Nessuno può nascondersi. Chi è in scarsa forma fisica è destinato a pagare pesantemente dazio. Tuttavia, la 14a frazione della corsa rosa non spaventa i corridori solamente per la presenza ingombrante della montagna friulana più famosa: prima di affrontare le dure rampe, bisogna scalare Monte di Ragona, uno strappo di un paio di chilometri al 9,6 %, il Passo Duron, GPM di seconda categoria dalle pendenze arcigne, e Sella Valcalda. Ascese impegnative destinate a rimanere nelle gambe dei corridori. Tutti attendono con ansia l’arrivo sullo Zoncolan. Tutti tranne  Francesco Gavazzi (Androni – Sidermec), Enrico Barbin (Bardiani – CSF), Mads Pedersen (Trek – Segafredo), Valerio Conti (UAE Team Emirates), Laurent Didier (Trek – Segafredo), Matteo Montaguti (AG2R La Mondiale) e Jacopo Mosca (Wilier – Selle Italia). I sette uomini animano la corsa fin dall’inizio dei 186 chilometri previsti. Il loro vantaggio tocca i 5 minuti. Lentamente il margine si assottiglia, mentre il drappello di fuggitivi perde elementi. Nel gruppo della Maglia Rosa, il team Sky e la Mitchelton-Scott sono le più attive nel limare sugli attaccanti, tenendo anche nelle posizioni di vertice i propri capitani, rispettivamente Chris Froome e Simon Yates. Passano i chilometri, inesorabilmente. Si arriva sullo Zoncolan. Inizia lo show. Igor Anton tenta di infiammare la corsa, andando ad attaccare sulle prime rampe e riprendendo il superstite Conti. L’offensiva si esaurisce ai meno 7, quando il gruppo dei favoriti, sospinto dal forcing della Mitchelton-Scott, riesce a riassorbire i fuggitivi. Inizia un lungo braccio di ferro, una sfida alla fatica e agli avversari. È guerra di nervi, mentre il serpente sotto le ruote dei corridori stritola i protagonisti, sfibrandoli con pendenze da capogiro. È l’inferno di acido lattico e gambe che non vogliono saperne di andare più forte. Cede presto Fabio Aru (UAE Emirates), incapace di reggere il ritmo degli altri big. La sua andatura si ingobbisce fino a farlo sparire dall’orizzonte, insieme a Davide Formolo (Bora Hansgrohe) e Giulio Ciccone (Bardiani-CSF). Finirà a 2’20” dal vincitore. Barcolla Tom Dumoulin (Sun Web), che sembra staccarsi ad ogni tornante. Ed invece l’olandese regge, non si arrende, resta con i migliori. In testa si mette a scandire il ritmo Wouter Poels per il capitano Chris Froome. Non fa una piega Yates, seguito da Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida), Miguel Angel Lopez (Astana) e Thibaut Pinot (FDJ). Crollano i due baby Movistar, Richard Carapaz e Carlos Betancur. Ai meno 4 rompe gli indugi “Froomey”:  frullata super e via in modalità crociera. Impossibile per gli altri resistere. La Maglia Rosa lascia correre, salvo poi rilanciare l’azione un chilometro più tardi, liberandosi della compagnia di Pozzovivo e Lopez. Più staccati Dumoulin e Pinot. Inizia una cronometro nella cronometro tra i vari gruppetti. La fatica è il comune denominatore di ogni prestazione. Yates sembra riuscire a ricucire il gap che lo separa da Froome, ma Chris tiene duro, da lottatore e campione vero. Vola verso il traguardo con quell’andatura caracollante. Alza le braccia al cielo, prendendosi una rivincita con quella salita che solo 8 anni fa lo vedeva giungere con oltre mezz’ora di ritardo dal vincitore Ivan Basso. La Maglia Rosa limita i danni, arrivando a 4 secondi. Terzo un rimontante Pozzovivo a 23 secondi, arrivato insieme a Lopez. Quinto un ottimo Dumoulin a poco più di mezzo minuto.

IL BORSINO DEI BIG

Rieccolo, Chris Froome. Sembrava tutto nero, tutto avvolto dalla depressione della mancanza di risultati e dalla spada di Damocle del processo per la non negatività al clenbuterolo. Ma, sulle salite che contano, i campioni si fanno trovare presenti. L’anglo-keniota del team Sky reagisce a modo suo. Il britannico sfodera una prestazione superlativa e la proverbiale frullata torna a farsi vedere, regalando dolori agli avversari. Certo, non ha guadagnato più di tanto sulla Maglia Rosa, ma il successo è da considerarsi come un ipotetico punto d’inizio, una possibile svolta nella sua corsa. A rendere la giornata di “Froomey” brillante, ma non completamente scintillante è la tenuta di Simon Yates. Il leader della classifica generale non ha mai mostrato segnali di cedimento. Sempre lì con i migliori, scegliendo se e quando partire. In questo momento, il capitano della Mitchelton-Scott è il padrone indiscusso del Giro. Per quanto ancora, non si sa. La supremazia del britannico potrebbe interrompersi, forse, a cronometro in virtù delle doti da specialista in materia di Tom Dumoulin. L’olandese, secondo nella generale, ha limitato egregiamente i danni su una temibile salita come lo Zoncolan. Certo, ora il distacco è di 1’24”, non proprio un’inezia, specialmente di fronte alla condizione fisica ostentata da Yates. Eppure, la rimonta nella cronometro di Trento non è affatto impronosticabile. In ogni caso, il duello pare ristretto a loro due, Froome permettendo ovviamente. Il capitano del team Sky sta ritrovando la forma giusta ed è lo spauracchio di tutti i big. Sicuramente alla portata del quattro volte vincitore del Tour de France c’è il podio, scalzando Domenico Pozzovivo e Thibaut Pinot. Il primo sta disputando il miglior Giro d’Italia della sua carriera: solido e concreto, è una presenza fissa nelle posizioni che contano. Manca solamente il successo di tappa, ma il sogno di una top 3 è assolutamente vivo. Il secondo, invece, cede terreno prezioso su una salita che poteva adattarsi alle sue caratteristiche. Un brutto segnale. Le gambe non sembrano quelle ideali per sognare ribaltoni, nemmeno considerando la cronometro a favore. Chi è fuori dai giochi irrimediabilmente è Fabio Aru, il grande sconfitto di giornata. Lo Zoncolan respinge irrimediabilmente il sardo. Un flop inappellabile. Ed ora? Quali prospettive aprirà questo Giro? Forse, la lotta per un successo di tappa. Il minimo per salvare il bilancio di una corsa finora deludente.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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