Un malcostume che non riguarda solo l’Italia, a quanto pare. Non deve essere la rete a processare Max Hauke per doping.
Max Hauke (foto: givemesport.com)
MAX HAUKE E QUEL VIDEO DI TROPPO
Come abbiamo scritto negli scorsi giorni, ai Mondiali di sci nordico di Seefeld è scoppiato un caso doping di grande portata.
Le indagini della polizia hanno portato a 9 arresti, con 5 atleti coinvolti.
Tra questi, il fondista austriaco Max Hauke, colto in flagrante mentre stava praticando una trasfusione di sangue.
Casi gravi, gravissimi. Come sempre del resto quando si parla di doping nel mondo dello sport.
La testata austriaca Voralberg Online ha voluto però rincarare la dose, pubblicando il video dell’atleta mentre era intento a praticare la trasfusione illegale.
Ce n’era bisogno? Sicuramente no. La pruriginosa abitudine giornalistica di sbattere il mostro in prima pagina fa scuola in tutto il mondo.
Un po’ come quando nei casi più efferati di cronaca nera, appena viene condiviso l’articolo di una determinata testata sui social, parte la catena umana di persone che chiede “vogliamo i nomi!” senza badare al rispetto delle regole giornalistiche da un lato e alla privacy delle persone coinvolte dall’altro. Poi i nomi escono, ovviamente. Ma ci sono regole da rispettare.
Che bisogno c’era quindi di pubblicare foto e video di Hauke con un ago ancora piantato nel braccio? Nessuno, eppure in molti sembrano essere soddisfatti dopo averne preso visione.
Sicuramente il fondista verrà punito, lui come tutti gli altri (atleti e non) coinvolti in questa ennesima triste pagina di doping sportivo.
Immaginatevi però di essere voi stesso al suo posto. O anche di essere ripresi mentre siete intenti a praticare qualcosa di legale, ma strettamente privato. Vi piacerebbe? Certamente no.
Che la giustizia faccia il proprio corso, dunque. Una sentenza equa darà sicuramente molta più soddisfazione di un inutile video.
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