Dopo 7 lunghi anni, da quel famoso 28 febbraio 2015, l’Italia del rugby torna a vincere al Sei Nazioni: 22-21 contro il Galles.
IL RISVEGLIO DA UN INCUBO DI 36 PARTITE
36. Questo era il numero da incubo che incombeva sull’Italia del rugby. 36 come le sconfitte consecutive nel Sei Nazioni, dove gli azzurri non vincevano da ben 7 anni (ultima vittoria datata 28 febbraio 2015, 22-19 contro la Scozia).
Ma 36 numero è e numero rimane, un numero da consegnare alle statistiche del passato perché il XV azzurro, guidato da Coach Kieran Crowley, ha sconfitto il Galles 22-21, espugnando così per la prima volta nella storia il Millennium Stadium di Cardiff.
Una vittoria fondamentale per l’Italia che permette, finalmente, di evitare il cucchiaio di legno (destinato nel Sei Nazioni alla squadra ultima in classifica al termine del torneo). Cancellato così il numero 0 dal ruolino di marcia delle vittorie azzurre perché, alle volte, in Galles può capitare di fare più punti del Galles. E questa volta è capitato.
LA SINTESI DEL MATCH
L’Italia torna a sorridere grazie ad una partita pressoché tatticamente perfetta, giocata su ritmi alti, forsennati, al massimo delle proprie possibilità. Il capolavoro da incorniciare azzurro comincia subito nel primo tempo, uno dei migliori giocati dall’Italia da molto tempo a questa parte. La difesa è solida e l’attacco azzurro attacca solo quando ce n’è l’opportunità, sfruttando un 4 su 4 al calcio firmato Garbisi-Padovani, i due protagonisti assoluti del match, autori di 11 punti a testa.
Le poche sbavature in difesa permettono agli azzurri di essere in vantaggio a fine primo tempo (7-12). Il Galles è squadra tosta, lucida nei momenti decisivi e fa valere tutta la sua intensità di gioco, piazzandosi avanti grazie ad Adams che sfrutta due placcaggi azzurri errati per portare i suoi in vantaggio nel punteggio a soli 10 minuti dal termine della partita.
Sembra finita quando Capuozzo inventa la giocata che decide le sorti della sfida: una magia, uno slalom sull’out di destra che invola l’azzurro e permette a Padovani di andare in meta indisturbato, meta poi trasformata da Garbisi.
Tempo rosso, partita finita. Italia 22-21 Galles. Grande festa azzurra a Cardiff, suggellata dal magnifico gesto di Josh Adams, eletto Man of the Match a pochi dal termine dello stesso: il gallese, con sportività e rispetto, ha regalato ad Ange Capuozzo la sua medaglia di MVP della partita, riconoscendo l’immensa giocata che ha portato gli azzurri a questo storico trionfo.
LE DICHIARAZIONI
Coach Kieran Crowley: “Prima della partita cii siamo congratulati con Alun Wyn Jones per il suo 150esimo cap internazionale e abbiamo omaggiato questo suo traguardo incredibile, ma adesso i riconoscimenti sono per l’Italia. Sono davvero orgoglioso dei ragazzi oggi. Durante la settimana la preparazione è stata dura, abbiamo lavorato sodo ed è stato un lavoro di squadra e non posso che congratularmi con tutti. Ogni settimana ci si prepara sempre nello stesso modo, i ragazzi hanno lavorato duramente e i risultati sono arrivati. In questo Sei Nazioni siamo cresciuti molto e il risultato di oggi ci dà fiducia per il futuro, la lezione più importante è credere in noi stessi e in quello che stiamo facendo. Uno dei nostri obiettivi è la disciplina. Con noi è stato spesso Alain Rolland per lavorare proprio su questo aspetto. I ragazzi si stanno ben adattando al sistema, abbiamo fatto grandi miglioramenti, oggi è andata bene e se vogliamo continuare a diventare una squadra di alto livello, dobbiamo andare avanti in questa direzione. Anche l’abilità di fermare i drive era uno degli aspetti critici ed è stato uno di quelli migliorati. Ogni squadra ha una sua filosofia diversa, la nostra è quella di sfruttare ogni calcio, ogni punto. Ognuno prende decisioni differenti, per noi i calci sono andati bene sia da parte di Padovani che di Garbisi. Capuozzo è un giocatore piccolo di stazza, ma a volte ci concentriamo su quello che un giocatore non può fare rispetto a quello che può fare. Ha grande intelligenza rugbistica e l’ha dimostrato ad esempio nel passare a Padovani che era più vicino ai pali. Andrà a Tolosa e speriamo che continui la sua crescita anche là”.
Capitan Michele Lamaro: “La chiave della partita è stata riuscire a restare sempre lì, consapevoli che poi negli ultimi 5-10 minuti potesse succedere di tutto. Già non prendere quella meta che stavamo per prendere nel finale, è stato fondamentale, altrimenti probabilmente non saremmo qui a festeggiare. A novembre ci eravamo ripromessi di fare passi avanti nella difesa da touche e oggi credo sia stata la chiave per rimanere in partita. Nel primo tempo ci sono state due-tre situazioni difficili in cui abbiamo retto bene e la difesa da drive è stata forse lo step maggiore in avanti fatto in questo Sei Nazioni. Stiamo credendo nel processo che abbiamo iniziato, in quella che è la nostra strada, abbiamo un unico obiettivo assieme e vogliamo perseguirlo uniti, continuare in questo e man mano che andiamo avanti migliorare sempre di più. Non è naturalmente il lavoro di una settimana, ma degli ultimi mesi. Abbiamo fatto grossi passi avanti da novembre e ognuno sta facendo il suo lavoro al meglio. Oggi non abbiamo concesso punti facili e siamo rimasti concentrati azione per azione. Complessivamente ne ho giocate soltanto dieci di queste. È una vittoria importantissima per tutto il movimento e per noi. Siamo una famiglia che sta crescendo e credo che ci dobbiamo godere questo momento”.
Danilo Fischetti: “Durante il match eravamo tutti sul pezzo, sempre pronti. Quello che portiamo via oggi è sì la vittoria, ma anche la concretezza e la certezza di poter rimanere a questo livello e di poter fare male a chiunque quando ci crediamo. Abbiamo una nostra idea sia difensiva che di attacco e pian piano la stiamo portando avanti e partita dopo partita stiamo migliorando. È il frutto di un lavoro, di un processo e di un percorso che stiamo portando avanti. Non c’è nulla di differente da quanto fatto finora. Siamo giovani, cosa che ci dà ancora più fiducia in quello che stiamo facendo”.
Giovanni Pettinelli: “Nel secondo tempo siamo entrati in campo subito sul piede avanzante, non abbiamo mollato niente, neanche un centimetro e continuato sempre. Era un’ultima chiamata per farci rispettare dal rugby internazionale ed è stato liberatorio perché lo desideravamo tanto”.
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