La Vuelta di Spagna 2017 è stata un’esperienza provante per Fabio Aru. Il corridore sardo è rimasto fuori dalla top ten ed il suo rapporto con l’Astana è ai minimi termini. Analizziamo la situazione.

LA LUNGA ESTATE DI FABIO

Peyragudes, 14 luglio 2017. Fabio Aru è entusiasta: ha appena sfilato la Maglia Gialla al britannico Chris Froome sul traguardo pirenaico. Per la prima volta, il dominio del campione in carica del Tour de France traballa sotto gli allunghi poderosi del sardo. Ed il Cavaliere dei quattro mori sembra destinato a vivere un’estate da protagonista dopo la vittoria ai campionati italiani su strada. Non sarà così. Da quel giorno inizierà la lunga parabola discendente del 2017 del corridore dell’Astana tra problemi di salute ed incomprensioni con il team. Una bronchite accusata nell’avvicinamento alle tappe alpine frenerà l’ascesa del ciclista azzurro, ma farà discutere la tattica della formazione kazaka, improvvisamente come disinteressata alla sorte del proprio leader, nonostante la lotta per la vittoria della classifica generale. La causa di questo atteggiamento? Secondo diversi rumors, il mancato rinnovo da parte del sardo, intenzionato ad accasarsi altrove, con tanto di sfuriata del team manager Alexander Vinokourov. Il cavaliere dei quattro mori terminerà il Tour de France in quinta posizione e, malgrado le smentite, il rapporto si incrinerà proprio in quelle calde giornate di fine luglio. Le voci di un passaggio alla UAE Emirates acuiranno ulteriormente questa crisi, al punto da palesare l’ipotesi di una mancata convocazione per la Vuelta. Allarme rientrato, ma, nel corso della gara spagnola, i problemi non si esauriranno. L’intesa con i compagni non decollerà mai e si verificheranno due episodi controversi nel finale. Nella 17a tappa, quella della leggendaria ascesa all’Alto de los machucos, Aru si troverà a scalare rampe severissime con rapporti non adatti per pendenze così arcigne. Un errore meccanico banalissimo, costato oltre 4 minuti al sardo. Il giorno successivo, Fabio tenterà la sorte con un’azione da lontano, ma non troverà sorprendentemente l’aiuto dell’ammiraglia. Come se non bastasse, la Vuelta incoronerà il talento di Miguel Angel Lopez, scalatore colombiano, quattro anni più giovane dell’azzurro. Anche il sudamericano incapperà in giornate complicate, figlie anche di una tattica di corsa da tutto o niente, ma le due vittorie di tappa lo esalteranno come una stella dal futuro radioso e non gli precluderanno l’ingresso nei primi 10 della classifica, ben 13 minuti e cinque posizioni avanti all’ex capitano. Un’estate folle per Fabio, non c’è che dire. E forse, ora che si è conclusa, può riprendere fiato e pensare direttamente al 2018, tentando di mettere per quanto possibile nel dimenticatoio questi folli mesi.

UN MORALE DA RICOSTRUIRE

È innegabile che queste vicissitudini abbiano avuto un impatto fortemente negativo sul morale del ragazzo. Le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta dello Sport fanno trasparire una crisi acuta: <<Ogni giorno che passa lo prendo come un giorno in più d’esperienza. E chi deve capire ha capito. Devo stare attento a tutto, anche a quello che mangio e bevo perché ho paura>>. Diffidenza, timore, sfiducia: in queste condizioni, Aru ha gareggiato cercando di raccogliere il massimo risultato possibile. Tuttavia, per la prossima stagione, il campione d’Italia si merita ed ha bisogno di ben altro. Correre da separato in casa e continuamente sotto pressione è controproducente. La UAE Emirates che lo accoglierà verosimilmente nella prossima stagione avrà il compito di ricostruire il morale di un ciclista reduce da due anni avari di grandi risultati e provato da una convivenza assai complicata. L’ultima Vuelta tra problemi vari, il sospetto di essere stato boicottato e le vittorie del compagno Lopez, ha rifilato vere e proprie mazzate all’autostima di questo ragazzo, peraltro già provato dalla scomparsa di Michele Scarponi. In questi momenti, ritrovare la lucidità non è affatto semplice. I dubbi su sé stessi e su tutti coloro che stanno intorno si fanno sempre più ingombranti. Il mondo delle corse improvvisamente crolla addosso. Sicuramente è il momento più duro della carriera di Aru. Il ritorno su alti livelli del cavaliere sardo non sarà affatto semplice, ma, se supererà le difficoltà, regalerà all’Italia un campione straordinario.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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