La diciassettesima tappa del Tour de France ha visto due grandi protagonisti: Miguel Angel Lopez e Mikel Landa. Quasi omonimi e uniti dall’essere stati gli animatori della tappa nel bene e nel male.

Miguel Angel Lopez (a sin.) e Mikel Landa in azione

Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita. Ci vuole un fisico bestiale anche per gestire gli alti e bassi di una frazione del Tour de France, sia in senso altimetrico che nell’accezione dello stato di forma dei protagonisti. La diciassettesima tappa della Grande Boucle, infarcita di Gran Premi della Montagna, con salite superiori ai 2000 metri, è risultata sicuramente chiarificatrice sui valori delle forze in campo. La Jumbo-Visma di Primoz Roglic si conferma sostanzialmente insuperabile. Una sorta di squadra totale, capace di vincere su ogni terreno. Per fare meglio serve l’impossibile, qualcosa di cui dispongono i supereroi dei fumetti. E la frazione alpina ha tratteggiato in maniera sapiente i ritratti di due paladini: Miguel Angel Lopez e Mikel Landa.

MISSIONE

Colombiano il primo, spagnolo il secondo, sono accomunati da una quasi perfetta omonimia e dalla propensione per la salita. Quando la strada si fa più ripida e la maggior parte dei corridori sente l’acido lattico comandare le gambe, loro iniziano a progettare l’arrembaggio. La diciassettesima tappa è diventata così il terreno ideale per l’agguato alla corazzata invincibile. Ci hanno provato in modo diverso e con esiti differenti, uniti dal coraggio dei supereroi lanciati verso una missione apparentemente folle e impossibile, ma proprio per questo motivo amati dagli appassionati. L’esito si è rivelato spettacolare e contemporaneamente poco redditizio. Lopez sorride per la vittoria di giornata, pur perdendo la chance di riaprire il Tour, mentre Landa si è sciolto come fa la neve della stazione sciistica del Col de la Loze, sede dell’arrivo della frazione, quando il sole si fa più intenso.

SUPERMAN

Resta da stabilire se il supereroe è tale per indole o per risultati. Se conta il carattere generoso, pronto a sfidare ogni legge logica, o se solamente l’esito del tentativo certifica la grandezza effettiva del paladino. Miguel Angel Lopez è soprannominato “Superman” per la sua tempra straordinaria: da giovanissimo è sopravvissuto alle coltellate infertegli da alcuni ladri desiderosi di rubargli l’amata bici durante un allenamento, riuscendo persino a respingerli. Negli ultimi anni, però, il colombiano sembrava aver perso lo smalto dei tempi migliori, come depotenziato da una misteriosa kriptonite che gli impediva di fare fino in fondo la differenza tra acciacchi ed episodi sfortunati. Sul Col de la Loze, però, ha riassaporato sensazioni familiari, con quell’improvvisa rarefazione dell’ossigeno che gli andini conoscono bene, vivendo in altura. E lì ha ritrovato i superpoteri giusti per mettersi dietro, per un giorno, anche l’invincibile Roglic.

ROBIN

Nel giorno in cui Superman mostra i muscoli e salva il Tour dall’ennesima doppietta slovena, c’è un coraggioso corridore che vede nuovamente sfumare l’occasione per diventare grande. Mikel Landa ha messo la squadra a lavorare per tutto il tempo. Ha sfiancato i suoi gregari e quelli della maglia gialla. Per qualche ora ha fatto pensare a molti appassionati che si potesse sovvertire la logica, che ci fosse spazio per una vittoria in grado di fornire compiutezza a chi è tra i più incompiuti per il rapporto tra talento puro e risultati. E, invece, quando la corsa è entrata nel vivo e i supereroi si sono levati i panni dei comuni mortali, Landa non ha spiccato il volo. Il basco è rimasto a lottare con grinta e determinazione, ma senza riuscire ad avvicinare il successo. E ora l’amato e maledetto podio, sfuggitogli nel 2017 per un solo secondo, è dannatamente lontano. Nel giorno di Superman, il Tour trova anche il suo Robin, l’apprendista di Batman desideroso di diventare come il suo maestro, prima o poi. Oggi cercherà il riscatto per rifarsi dopo le tante critiche. Attacchi immaginabili: in fondo, come canta Cesare Cremonini, “in questo mondo di eroi, nessuno vuole essere Robin”.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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