Antonio Ciano, capitano della nazionale italiana di Judo, vuole Rio 2016.
Quella sudamericana, sarebbe l’ultima Olimpiade della sua carriera.
Nella nostra intervista esclusiva, Ciano ci parla della sua storia da judoka e del risultato ottenuto dall’Italia al Grand Prix de L’Avana di gennaio, ma anche di quello che vorrebbe “fare da grande”.
La strada verso le Olimpiadi di Rio 2016 è ancora lunga per il capitano, ma le sue ambizioni sono importanti e vuole anche battere un record. Ecco le sue parole:
- Facciamo il punto sul Grand Prix de l’Avana concluso il mese scorso. Come valuti la prestazione generale dell’Italia?
- La valuto in maniera più che positiva, avendo conquistato tre medaglie di bronzo.
- Come valuti la tua prestazione personale?
- La mia prestazione è stata scarsa, anche se poi ho perso contro il vincitore della categoria.
- Con quali ambizioni e speranze il judo italiano si avvicina a Rio?
- Ci sono molti atleti italiani che dopo Rio smetteranno e quindi vorranno concludere al meglio la loro carriera. E per concluderla al meglio ci vuole una medaglia! Le ambizioni, comunque, ci sono.
- Se ti dicessi “Olimpiadi”, qual è la prima cosa che ti viene in mente? Qual è il tuo primo ricordo olimpico che hai nella memoria?
- I cinque cerchi olimpici sono un’immagine che ho in testa fin da bambino. Il mio primo ricordo è l’argento di Girolamo Giovinazzo conquistato alle Olimpiadi di Atlanta ’96.
- Cosa significa per un atleta partecipare a un’Olimpiade? Raccontaci la tua esperienza personale.
- Partecipare a un’Olimpiade significa coronare il sogno di ogni atleta. La mia esperienza personale però non è stata felicissima perché a Londra sono arrivato con gli strascichi di un pesante infortunio avuto due mesi prima dei Giochi.
- Com’è la vita all’interno del villaggio olimpico?
- La vita all’interno del villaggio è molto festosa, con bandiere ovunque che rendono l’atmosfera gioiosa e colorata.
- Qual è stato il momento più bello della tua carriera e quale il più brutto?
- A Londra 2012, vedere la mia famiglia sugli spalti tifare per me è stato bellissimo. Dall’altra parte però, è stato brutto non poter dare il massimo in quell’occasione a causa di problemi fisici.
- Come ti vedi quando smetterai di fare judo? Vuoi rimanere nell’ambiente, magari da allenatore?
- Vorrei assolutamente rimanere nell’ambiente una volta terminata l’attività agonistica, anche perché pure i miei figli praticano judo.
- Qual è il momento che più ti ha emozionato nella storia delle Olimpiadi?
- Sicuramente i momenti più emozionanti sono sempre le cerimonie di apertura. In particolare ho in testa l’immagine di Muhammad Ali che porta la torcia olimpica ad Atlanta.
- Se dovessi dare un voto alla tua carriera da 0 a 10, quale ti daresti?
- Alla mia carriera do un 9, che vorrei però trasformare in un 10 andando a Rio 2016 e vincendo una medaglia. Con i miei 35 anni potrei essere il judoka italiano più vecchio a riuscire nell’impresa!