La situazione del calcio femminile in Italia, alla vigilia dell’Europeo, è tutt’altro che positiva. Dalla triste uscita di Belloli del 2015 a oggi, però, alcuni passi avanti sono stati fatti. 

La preparazione degli Europei di calcio femminile

La preparazione degli Europei di calcio femminile

“Basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche…”. Basterebbe questa triste uscita per descrivere le condizioni nelle quali versa il calcio femminile italiano. A maggior ragione se a pronunciarla è stato, nel marzo del 2015, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli.

Calcio femminile: in Italia è uno sport per “dilettanti”

Ma perché il numero uno della LND dovrebbe interessarsi alle calciatrici azzurre? Semplice: perché le ragazze che giocano a calcio in Italia non possono che essere, per regolamento, delle dilettanti. Questa condizione, che attanaglia tante sportive e tanti sportivi del Bel Paese, è dovuta alla legge 91/1981 che lascia al CONI e alle sue Federazioni il compito di decidere quale disciplina debba essere trattata come professionistica e quale no. Il calcio femminile è tra quelle riservate esclusivamente ai dilettanti. A questo proposito, nel 2015, le rugbiste azzurre hanno lanciato una petizione, indirizzata al presidente del CONI Giovanni Malagò.

Le ragazze preparano l'Europeo (Twitter)

Le ragazze preparano l’Europeo (Twitter)

In un passaggio del documento si legge: “Nel 2015, a causa dei regolamenti dell’Ente che Lei rappresenta, le donne sono ancora escluse dal professionismo sportivo. Vuole il CONI rappresentare l’ultimo presidio della diseguaglianza di genere nel nostro Paese? Secondo la legge 3 marzo 1981 n. 9, lo status di “sportivo professionista”, diverso da quello di “dilettante”, è, infatti, definito dalle singole federazioni sportive nazionali, che dovrebbero osservare le direttive stabilite dal CONI”.  E queste federazioni, di cambiamenti, non ne vogliono nemmeno sentire parlare, men che meno chi comanda il mondo del calcio italiano: “A 34 anni dall’entrata in vigore di questa legge, però, il CONI non ha ancora chiarito cosa distingue l’attività professionistica da quella dilettantistica – prosegue la petizione – e la mancanza di un chiarimento ha determinato una grave discriminazione, penalizzando le donne. Molte federazioni sportive, infatti, hanno escluso esplicitamente le donne dall’area del professionismo: il caso più eclatante è quello del calcio, ma anche la pallacanestro pone molti limiti, non permettendo alle donne la partecipazione ai campionati nazionali”.

A due anni di distanza, la situazione delle sportive azzurre non è cambiata. E le calciatrici che parteciperanno agli Europei nei Paesi Bassi, lo faranno da dilettanti.

Il calcio femminile e il pregiudizio

“Siamo un Paese maschilista, dove vale di più qualsiasi bravata di Balotelli piuttosto che l’impresa che stiamo cercando di realizzare. Mancano la determinazione delle istituzioni, la continuità sui giornali e in tv, una buona operazione di marketing, stile volley. In Italia spesso bisogna imporre le cose perché passino”. Così parlava tre anni fa, nel corso di un’intervista al Corriere delle Sera, Antonio Cabrini, il commissario tecnico della Nazionale femminile. In quel periodo, le Azzurre si stavano giocando con l’Olanda il pass per i mondiali del 2015, ai quali, però, sarebbero andate le Oranje.

Le condizioni del calcio femminile italiano costringevano l’ex campione del mondo a spingere affinché le sue ragazze partissero: “Sono io il primo a consigliare alle ragazze di andare all’estero – spiegava ancora al Corriere – le tre che giocano in Germania (Giuliani, Schroffenegger, Manieri) hanno fatto un salto di qualità”. 

Oggi la situazione non è cambiata: il ritardo del calcio italiano a livello femminile è ancora molto forte. Il numero delle tesserate fa capire quanto grande sia il gap da colmare. Secondo i dati dell’Uefa, i Paesi nei quali si superano le centomila tesserate sono Inghilterra, Francia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia. Tra il Brennero e Lampedusa, invece, ci si ferma a circa 23mila.

Nonostante tutte le difficoltà, però, il calcio femminile in Italia sta continuando a crescere. Il merito va dato, soprattutto, ad Antonio Cabrini e allo staff delle Nazionali azzurre. E, ovviamente, a loro: le calciatrici. Si tratta di lavoratrici, studentesse e laureate che, malgrado non possano vivere di solo sport, si impegnano in allenamenti estenuanti per continuare a migliorarsi. Negli ultimi anni, poi, anche le grandi società calcistiche italiane pare si siano accorte del calcio al femminile.

Le big di Serie A entrano nel calcio femminile

La Viola campione (Twitter)

La Viola campione (Twitter)

“Dal 2000 a oggi le calciatrici tesserate sono aumentate nel mondo del 78%. I numeri sottolineano come il nostro movimento sia in continua ascesa: dobbiamo cavalcare quest’onda e questi incontri con le società, sempre così ricchi di partecipazione, infondono grande speranza per il futuro”. A spiegarlo, nel febbraio di quest’anno, è stata la Responsabile per lo Sviluppo del calcio femminile della Figc Patrizia Recandio. L’aumento delle giocatrici ha portato anche alla crescita dell’appeal del campionato italiano, fatto questo che ha spinto importanti società calcistiche della Serie A a investire in questo settore. Due esempi? La Fiorentina, entrata nel giro del calcio femminile nel 2015 e che ha vinto quest’anno il suo primo scudetto, e la Juventus. Il club bianconero ha acquistato il titolo sportivo del Cuneo, squadra che ha militato nella Serie A femminile fino al termine dell’ultimo campionato e farà il suo esordio nella prossima stagione.

Insomma, sembra che il calcio femminile stia, piano piano, alzando la testa. Il torneo che si disputerà nelle prossime settimane nei Paesi Bassi sarà un primo, durissimo, banco di prova per le Azzurre, che affronteranno giganti del calibro di Russia, Svezia e Germania. Una volta terminato l’Europeo, sarà fondamentale non spegnere i riflettori sul calcio femminile. Perché il commissario tecnico della Nazionale italiana non debba più essere costretto a consigliare alle sue ragazze di andare a giocare all’estero per migliorare…

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Federico Sanzovo
Neolaureato e aspirante giornalista, scrivo su carta dal 2008. Sono tra i fondatori di Azzurri di Gloria. Mi occupo di blogging, web writing e social media managing. Amo il web, ma il profumo della carta stampata...

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