Genovese di nascita, nuotatore per vocazione. Francesco Bocciardo, classe ’94, ha recentemente obliterato il biglietto per le prossime Paralimpiadi di Rio.
Affetto da una forma di diplegia distale spastica, l’atleta ligure nuota dall’età di tre anni. E quattro estati fa ha visto realizzarsi un sogno: “Londra 2012 è stata un’esperienza molto bella, quasi surreale. Ripensandoci, mi rendo conto di quanto sia stato fortunato a viverla. Ma quando sei lì non riesci a rendertene conto. Partecipare a quei Giochi mi ha insegnato a controllare maggiormente la tensione pre-gara. E mi ha permesso di conoscere anche atleti di altre discipline: ad esempio quelli del tennis da tavolo, della ginnastica e del tiro con l’arco. Londra è stata un passaggio chiave per la mia carriera: grazie a quell’esperienza, potrò andare alle Paralimpiadi di Rio con una marcia in più”.
Francesco però ci tiene a ribadire come tutto sia nato quasi per caso: “Mi sono approcciato al mondo del nuoto paralimpico nell’estate di sei anni fa, quando presi parte ai Campionati Italiani Giovanili di Sori 2010. Da lì in poi ho iniziato a fare le gare e poco dopo è arrivata la prima convocazione in Nazionale per gli Europei di Berlino 2011. Mi sono giocato fino all’ultimo la qualificazione alle Paralimpiadi di Londra, uscendone vittorioso. Dal 2012 ad oggi sono cresciuto costantemente fino a quando ho iniziato a lavorare col mio attuale allenatore Luca Puce presso la Società Nuotatori Genovesi. L’anno scorso ho conquistato il mio primo oro Mondiale a Glasgow nella distanza dei 400 sl. Gli Europei che si sono disputati quest’anno a Funchal sono andati molto bene. In Portogallo ho riconfermato la mia prestazione nei 400 sl, sono arrivato terzo nei 100 sl e nella staffetta mista. Sono molto fiducioso per i prossimi mesi”.
Una carriera ricca di soddisfazioni quella di Francesco e propiziata dalla prima persona che ha creduto in lui, cioè Roberta Turini: “È stata la mia prima allenatrice, colei che mi ha permesso di entrare nel mondo agonistico del nuoto paralimpico cinque anni fa. I primi anni vissuti con lei sono stati decisivi per la mia carriera. Roberta ha continuato a seguirmi fino al 2013. In generale mi ha fatto crescere molto”.
Una carriera che però è soprattutto il frutto di sacrifici individuali: “Dedico molto tempo al nuoto. Quando entro in acqua ci sto almeno due ore, due ore e mezza. Solitamente, prima o dopo, faccio una mezz’oretta di ginnastica sia per prevenire possibili infortuni che per rafforzare la muscolatura. Ogni giorno il nuoto mi porta via dalle quattro alle quattro ore e mezza. È un impegno costante”.
E una considerazione in vista delle Paralimpiadi di Rio? “Quello che potevo fare, l’ho fatto. Penso che un atleta non possa mai dirsi completamente pronto per una Paralimpiade. Ci arrivo in buone condizioni psico-fisiche. Nell’ultimo anno sono cresciuto molto. Proverò a migliorare ancora qualcosina in questi mesi che mi separano da Rio”.
Di ritorno dai vittoriosi Europei del Portogallo, Francesco ha ricevuto l’Oscar dello Sport ligure in qualità di miglior atleta dell’anno. E in vista dei prossimi Giochi Europei Paralimpici di Genova 2017, il nuotatore ventiduenne ha le idee ben chiare: “Mi farebbe molto piacere essere l’atleta-simbolo della manifestazione, qualora me lo dovessero proporre. In qualità di rappresentante degli atleti liguri nel settore disabili, ho sempre cercato di promuovere il nostro movimento. Per me sarebbe un grande onore essere il simbolo della mia città in vista di questo evento”.
E a proposito di simboli: “Mi ispiro molto a Francesco Detella, il mio compagno di camera. Lo stimo profondamente perchè ha cercato sempre di motivarmi, facendomi capire quanto valessi. Oltre a illuminarmi sull’aspetto natatorio, mi ha insegnato che fare nuoto a livello agonistico non significa per forza dover sacrificare tutto il resto. Lui è uno studente di Ingegneria Meccanica, io frequento il corso magistrale in Amministrazione delle politiche pubbliche. Prendendo spunto da Francesco, negli anni ho imparato a sfruttare al massimo il mio tempo. Quando arrivo in anticipo, tiro fuori i libri dell’Università e mi metto a studiare. Grazie al nuoto ho imparato a organizzare il mio tempo”.
Il cinema e la musica rappresentano un passatempo e una fonte di ispirazione per Francesco: “Io e alcuni miei amici, uno dei quali è iscritto al DAMS, abbiamo aperto un canale Youtube che si chiama Film Hunters. Ci divertiamo a recensire e commentare le pellicole del momento”. E se Londra 2012 fosse stato un film? “Sarebbe stato Race, il colore della vittoria. Come Berlino per Jesse Owens, Londra per me ha rappresentato la risoluzione di uno scontro interiore. Il film racconta la storia di una persona di colore che vince tre ori alle Olimpiadi di Berlino nella disciplina della ginnastica, avendo la meglio sull’ideologia nazista della superiorità della razza ariana. Con conflitto interiore intendo la possibilità di mettersi alla prova con se stessi. Io l’ho fatto alle Paralimpiadi di Londra, e lo rifarò a Rio”.
E infine la musica, che Francesco ascolta soprattutto per dosare l’adrenalina: “Solitamente sono molto carico prima di una gara. Essere eccitati va bene, ma esserlo troppo può farti sprecare energie inultilmente. Ascoltare la musica mi fa restare concentrato. Mi carica molto The eye of the tiger, la colonna sonora di Rocky III. In genere, le mie canzoni preferite sono potenti e significative”.
Significative come le tappe del percorso compiuto da Francesco Bocciardo finora: a partire dai Campionati Italiani di Sori 2010, passando per Londra 2012, arrivando a Rio. Dove tra qualche mese il nuotatore ligure proverà ad avere la meglio sui rivali di turno e sui suoi record personali. Bracciata dopo bracciata.