Continua a tenere banco il caso di Alex Schwazer. Andiamo a scoprire le novità su questa spinosa vicenda giudiziaria.
Un processo senza fine
Giugno 2016: Alex Schwazer viene sospeso dall’attività a pochi giorni dalle Olimpiadi di Rio per una “non negatività” al testosterone. L’altoatesino non gareggerà mai in Brasile e si ritirerà dalle competizioni, portando avanti la propria difesa in tribunale. In seguito, la vicenda non si esaurisce. L’atleta e il proprio allenatore Sandro Donati, convinti della manipolazione dei campioni analizzati, chiedono di poter condurre un esame sul Dna sulle urine per difendersi di fronte alla nuova inchiesta penale condotta dalla Procura di Bolzano. Impresa tutt’altro che semplice, data l’inavvicinabilità del materiale presente a Colonia. Febbraio 2018: l’iter giudiziario richiede il trasferimento delle provette incriminate dalla Germania, da Colonia in particolare, sede del laboratorio in cui sono stati analizzati i campioni del marciatore, all’Italia. Tuttavia, alcuni intoppi creano altri grattacapi a una vicenda già complessa di suo.
Una provetta difettosa
Lo conferma a “La Gazzetta dello Sport” l’avvocato Brandstaetter. Ecco le sue parole: “Avevo deciso di restare in Italia, sembravano impossibili altri contrattempi. Per fortuna sono andato a Colonia… Si sono presentati con un campione B aperto, richiuso alla meno peggio e inaffidabile. Il colonnello Lago si è irrigidito, ha fatto presente che serviva il vero flacone B. Come disposto dalla magistratura tedesca dopo l’ennesima sollecitazione dall’Italia. Niente. L’avvocato della Iaaf si è opposto: “Questo oppure niente”. A quel punto ho minacciato un’azione legale verso il laboratorio e ho chiamato il giudice Pelino. E’ rimasto esterrefatto dalla nuova giravolta, spiegando poi a Lago di non ritirare nulla e chiedendo la firma del laboratorio sul verbale. L’incaricato dell’istituto, forse smosso dal rischio causa, ha infine cambiato idea, nonostante la netta opposizione Iaaf. Così ha preso la provetta B sigillata e tenuta a -20 gradi. E sono stati eseguiti i prelievi previsti. Solo allora abbiamo constatato l’ultima beffa: avevano sempre detto che c’era poca urina. Dopo tanti tira e molla, ci siamo accontentati di 6 millimetri dal campione B e 9 da quello A. E invece la pipì presente era forse 15 millimetri. Come si fa a non pensare male?“. Insomma, un problema non indifferente, che rallenta ulteriormente un processo già piuttosto lungo e laborioso e mina la credibilità di un intero movimento. Che ne sarà del caso Schwazer? Nei prossimi messi dovrebbe arrivare la risposta.
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