È una delle firme del tennis della Gazzetta dello Sport, ma segue per la Rosea anche il nuoto, il canottaggio (sua grande passione) e… le Olimpiadi, il nostro terreno di caccia: Riccardo Crivelli si è raccontato ai nostri microfoni in una lunga intervista (durante la nostra visita in Gazzetta), trattando vari temi, dalla stretta attualità, alle prospettive azzurre per Rio 2016, alla storia dei ”suoi” Giochi, da spettatore prima e da giornalista poi.
Azzurri di Gloria ha scelto di dividere in due parti la chiacchierata con Riccardo (avvenuta nella sede della Gazzetta), separando la parte ”storica” da quella riguardante le prossime Olimpiadi ed i casi doping, ed ecco le parole di Crivelli, che ringraziamo per la sua disponibilità e cortesia. Di seguito vi proponiamo la seconda parte dell’intervista, riguardante l’attualità.
Partiamo dal nuoto. Può essere l’Olimpiade di Gregorio Paltrinieri?
“Spero di sì. Conoscendo Gregorio, mi sembra che abbia la testa giusta per arrivarci con le aspettative giuste, senza arrivare col carico di attese di un ragazzo che ha raggiunto i migliori risultati negli ultimi due anni. Mi auguro che chi gli stia intorno riesca a gestirlo. Anche perché non sai mai come sono gli avversari”.
A Rio 2016, Federer può puntare a vincere? La selezione svizzera è molto forte.
“Federer punterà a Rio. Sono quattro anni che lo afferma, quindi, credo che vorrà partecipare.
Per il tennis saranno delle Olimpiadi particolari. E non dimentichiamoci di Djokovic. Sarà un
bel torneo. La Hingis in doppio si può ancora divertire”.
Per quanto riguarda gli azzurri? Ci sono grandi aspettative per il doppio.
“Fognini‐Bolelli sono una coppia che può vincere le Olimpiadi per i risultati ottenuti
quest’anno. Poi dobbiamo vedere se riusciranno a mettere insieme la coppia femminile
Errani‐Vinci. Il doppio misto, invece, è una competizione molto strana. Magari trovi quei cinque
giorni in cui gira tutto per il verso giusto e magari vinci l’oro con Fognini‐Vinci”.
Il pugilato italiano, invece, come lo vedi?
“Il problema è che ci affidiamo sempre ai soliti. Un po’ come succede altrove, quando hai due o
tre campioni che fanno la differenza per molto tempo tendi a vivere della loro luce riflessa.
Ovviamente dipende anche dal sorteggio. Le possibilità ci sono. Clemente Russo arriverà
all’Olimpiade per fare bella figura e Manfredonia potrebbe essere stimolato dal clima
casalingo (è nato in Brasile e poi è stato adottato, ndr). Io spero che dopo questa Olimpiade si
progetti un futuro per la selezione azzurra”.
“In realtà il discorso è molto complesso e paradossalmente più triste: c’era una
disorganizzazione assoluta. Gli atleti non erano dopati. Il fatto è uno: se non arrivava la mail
nessuno si preoccupava di capire perché non gli era arrivata. In poche parole, si erano
adeguati all’andazzo italiano. C’erano delle falle evidenti nel sistema di controllo e di
comunicazione”.
Finirà in una squalifica a pioggia o nella più classica bolla di sapone Made in Italy?
“Lì dovrebbero saltare tante teste, perciò la Federazione Atletica andrebbe completamente
azzerata. L’impatto sull’opinione pubblica è che fossero tutti dopati ed evitassero in questo
modo i controlli sfruttando il sistema. Ovviamente in realtà non è così, anche perché l’atletica
italiana non ha avuto risultati positivi, quindi, non si capisce perché si dovessero dopare per
poi non vincere nulla”.
A proposito di doping. Cosa ne pensi invece del caso russo?
“Loro avevano creato un sistema parallelo per coprire tutte le positività, una sorta di
laboratorio ombra. Io parto da un presupposto: tutti i paesi che facevano parte dell’ex blocco
sovietico avevano una cultura sportiva superiore alla media. Detto questo, non c’è dubbio che
loro hanno fatto del doping una questione di stato sin dagli anni ’60. Io credo che il CIO non
possa permettersi di escludere la Russia dalle Olimpiadi. Il problema è che ci sono interessi
economici superiori. Il doping va sempre più forte dell’anti‐doping. Certo, non possiamo
neanche pensare di legalizzarlo”.
Parlando di assegnazione delle Olimpiadi: l’Italia ha qualche chance in ottica 2024?
“Se devo essere un po’ cattivo dico che è possibile perché si stanno ritirando tutti! Da una
parte, però, anche per motivi di orgoglio nazionale, mi farebbe piacere. Io penso che un
Olimpiade a Roma abbia un fascino particolare, ma è altrettanto vero che bisogna anche
conoscere quali saranno i riflessi sociali. Se per organizzarla a Roma deve aumentare il prezzo
della benzina, allora dico di no. Fino a vent’anni fa organizzare una Olimpiade era un vanto per
molti paesi, attualmente non è più così. Le candidature sono pochissime, specialmente per
quelle invernali. I costi dello sport purtroppo sono aumentati”.
Parlando di Europei in vasca corta, l’Italia ha fatto una grande rassegna…
“Sì, l’Italia fa sempre bene a dicembre. È una tradizione consolidata, inoltre è anche una
occasione per chi fa più fatica in vasca lunga. Emergono dei nomi che poi magari in estate non
ritroverai più. Vincere aiuta a vincere, ma poi bisogna anche farci la tara. La vasca corta non è
paragonabile alla lunga. Io immagino che la Di Pietro, piuttosto che Sabbioni possano trarre
giovamento dal fatto di aver iniziato a vincere”.
Come vedi Federica Pellegrini?
“Io so che lei quando si pone un obiettivo cerca di raggiungerlo. Ero dubbioso sul fatto che un
allenatore poco esperto come Giunta potesse portarla per mano fino a qui. Poi tra le donne,
ancor più che tra gli uomini, il fenomeno può uscire all’improvviso. Vediamo se la scelta di
avrà delle rivali importanti come la Lewinsky e la Franklin”.
In quali sport possiamo essere protagonisti?
“Noi dobbiamo sperare che i nostri tradizionali bacini da cui attingiamo le medaglie siano
nell’anno buono: sto parlando della scherma (dove saranno assenti la sciabola maschile e il
fioretto femminile, ndr), i tiri a segno e a volo, anche se sono gare aleatorie e le condizioni
atmosferiche potranno pesare, e direi anche il doppio nel tennis. Poi magari salta fuori la
prestazione di giornata da qualche sport minore. Il mio sogno è di vedere vincere un oro nel canottaggio.
Non ci sono ancora riuscito, quindi, spero di riuscirci a Rio (ride, ndr). E poi non scordiamoci
di Nibali”.
Ci sono delle nazioni che hanno deciso di puntare su determinati sport piuttosto che
altri. É il caso che anche la federazione azzurra inizi a fare progetti di questo tipo?
“Certamente. Bisogna investire le risorse su determinate discipline, dove vai forte. Ad
esempio, la Gran Bretagna a Londra ha fallito nel nuoto e, quindi, hanno deciso di investire su
altri sport. Esattamente come noi con le ragazze del nuoto sincronizzato: sono più di
cinquant’anni che vincono le stesse nazioni, peraltro con lo stesso identico punteggio. Mi
sembra inutile, a parer mio, continuare a disperdere rivoli di soldi su queste specialità”.
A livello di novità olimpiche: come vedi l’inserimento di golf e rugby a 7?
“La mia preoccupazione è generale. Sento parlare di sport che possono entrare nel 2020‐24
davvero da mettersi le mani nei capelli. Il golf porta sponsor, ma il rugby a sette non lo trovo
giusto, perché il vero rugby è a 15. Quello a 7 è tutt’altro sport. A parte che già la Mountain
bike è forzata, per non parlare della bmx, che dura quaranta secondi. Non ha senso. Secondo
me bisogna arrivare a definire una serie di sport, senza continuare ad aggiungere e togliere”.
[…] E con queste frasi si chiude la prima parte dell’intervista a Riccardo Crivelli: non perdetevi l’opinione del giornalista della Gazzetta su Rio 2016 e sugli argomenti d’attualità, inserita nella seconda parte. […]