Primoz Roglic vince la quarta frazione della Grande Boucle e sogna in grande. Un successo maturato in un ambiente per certi aspetti famigliare per lo sloveno.

Era il 1903 quando usciva “Il richiamo della foresta”. Jack London raccontava la storia di Buck, un cane rapito dalla sua dimora e trasformatosi dopo varie peripezie nel capo dei lupi di una foresta vicina alla costa orientale degli Stati Uniti. Una metamorfosi avvenuta grazie all’istinto naturale insito in ogni individuo e volto alla ricerca della propria libertà e in qualche modo di se stessi. Buck non nasce come belva selvatica, nella sua agiata infanzia non contempla lontanamente una vita vissuta tra fatica e dolore. Eppure, dietro alla parvenza di un cane come tanti si nasconde l’animo di un lupo, animato dall’istinto di sopravvivenza.

TRASFORMAZIONE

Probabilmente ne sa qualcosa anche Primoz Roglic. Fino al 2007 lo sloveno non contemplava un’esistenza diversa da quella intrapresa fino a quel momento. Passava le sue giornate ad allenarsi in palestra per calzare gli sci. Già ma lui non era come tanti colleghi che si lanciavano in discesa, in slalom complicati tra i paletti, o come chi correva attraverso lunghe discese con quelle insolite calzature. Primoz ci spiccava il volo, planando per attimi che parevano infiniti. È stato così fino a quando non è incappato in una terribile caduta a Planica, sulla stessa rampa in cui aveva ottenuto la prima vittoria in carriera appena dodici mesi prima. L’incidente è stato drammatico, costringendo Roglic a una lunga riabilitazione. L’attrezzo preferito diventa proprio la bicicletta che segnerà una nuova fase della sua vita- Esattamente come la slitta, che nel racconto di Jack London trasforma l’indole di Buck da cane mansueto a selvaggio, i pedali rendono lo sloveno una persona diversa. Soprattutto lo trasformano in un vincente. I risultati non arrivano immediatamente, ma i progressi si intravedono fino all’esplosione dal 2017 a oggi.

IL RICHIAMO

Primoz ha imitato il protagonista de “Il richiamo della foresta” anche su un altro aspetto: la caccia all’oro lo ha reso un animale da competizione, spietato e cinico. Sa quando far valere le sue qualità e quando stringere i denti da vero gladiatore. Soprattutto non sembra più temere la pressione. La perfetta sintesi di tutte queste doti si è visto oggi sul traguardo della quarta tappa del Tour de France a Orcieres-Merlette. Roglic era l’uomo da battere e non si è sottratto al peso del pronostico. Ha vinto con il piglio dell’uomo da battere, mettendo in riga tutti gli avversari. E curiosamente si è imposto in una località sciistica. Forse un richiamo della sua vecchia selva che lo ha stimolato rendendolo un vero cannibale. Sicuramente un bel modo per fare i conti con il proprio passato, traendone linfa vitale per la propria autostima. Sembrerebbe quasi un cerchio che si conclude. Ma Primoz il capobranco non si accontenta mai. E sa che il cerchio è pure la forma del mirino del cacciatore. E il suo obiettivo si è puntato su un oro preziosissimo: la maglia gialla.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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