I sogni, nella vita, si possono realizzare. Ci vuole fatica, impegno, determinazione, umiltá, coraggio e fede per raggiungerli.
Una notte di agosto del 2004 ad Atene si realizza il sogno del Setterosa, sette anzi tredici ragazze ed un allenatore, forse un condottiero, che coronano il sogno di un intero movimento che non ha ancora compiuto vent’anni.
I loro nomi, alcuni dei quali sicuramente evocheranno ricordi lontani: Tania Di Mario, Martina Miceli, Maddalena Musumeci, Carmela Allucci, Francesca Cristiana Conti, Elena Gigli, Giusy Malato, Silvia Bosurgi, Melania Grego, Cinzia Ragusa, Alexandra Araujo, Manuela Zanchi, Noemi Toth ed il loro faro, l’allenatore Pierluigi Formiconi che chiuderà in quella piscina un ciclo decennale con dieci podi consecutivi ma che non sarà altrettanto vincente nella sua breve esperienza sulla panchina del Settebello.
E pensare che tutto era iniziato con un incubo quando nel luglio del 1985 la prima partita della nazionale italiana femminile di pallanuoto si concluse con un cappotto per 10-2 subito dalla non irresistibile Francia. Ci vollero due anni, luglio 1987, per vincere la prima partita, 6-5 sempre contro le francesi.
Nel 1989 prima partecipazione all’europeo che finisce con un amaro quarto posto dopo aver perso il bronzo sempre contro la Francia. Poi nel ´91 il primo alloro, bronzo europeo ad Atene (sic!) per l’ennesima volta contro le transalpine.
Il quarto posto agli europei del `93 è l’ultimo atto in panchina di Roberto Fiori che viene sostituito da Pierluigi Formiconi che deve preparare subito la nazionale ai mondiali di Roma del 1994. Le ragazze si fermano in semifinale contro l’Ungheria ma conquistano il bronzo nella finalina contro le statunitensi sostenute dal tifo di casa.
Da qui inizia una cavalcata irresistibile e si forma lo squadrone che per dieci anni detterà legge ovunque. Europeo di Vienna `95, oro in finale contro l’Ungheria. Europeo a Siviglia nel `97 e di nuovo oro stavolta contro le russe.
Nel 1998 di nuovo i mondiali, a Perth in Australia. Parte malissimo l’avventura con tre sconfitte consecutive tra cui un umiliante 4-10 contro la Grecia ma poi cinque vittorie di fila, l’ultima delle quali in finale con l’Olanda per 7-6 con rete decisiva di Cristina Consoli. Il quarto oro di fila arriva agli europei `99 in casa, a Prato, di nuovo in finale con l’Olanda e che segna l’esordio dell’eterna Tania Di Mario.
L’eccitazione è grande in casa azzurra perchè qualche anno prima il CIO ha ammesso la pallanuoto femminile alle olimpiadi e Sydney 2000 ne segnerà l’esordio; le azzurre, inoltre, giocheranno il preolimpico a Palermo da campionesse europee e mondiali in carica. Purtroppo però nella partita decisiva perdono contro le russe e rimangono a casa a vedere l’Australia vincere l’oro.
La delusione è cocente: l’arbitraggio viene definito scandaloso e le azzurre sostengono di “essere state eliminate dai regolamenti”. La verità forse è che nello sport le squadre più forti spesso perdono contro loro stesse per la superbia nel pensare di aver già vinto prima ancora di aver iniziato a giocare.
Le veterane si ricompattano e giurano di vendicarsi ad Atene e per questo quasi tutte, tranne Cristina Consoli, rimanderanno il loro ritiro dopo Atene 2004.
Il percorso verso il sogno olimpico parte dagli Europei del 2001, dove le azzurre conquistano l’argento cedendo solo all’Ungheria padrona di casa; un mese dopo il Setterosa si riconferma campione del mondo a Fukuoka, contro le medesime avversarie.
Nel 2003, invece, l’oro arriva agli europei di Lubiana battendo in finale la solita Ungheria mentre ai mondiali di Barcellona le azzurre cedono contro gli Stati Uniti e conquistano l’argento.
Anche questa volta il Setterosa affronta le qualificazioni in Italia, ad Imperia, ma, memori di quattro anni prima conquistano agilmente il pass. L’esordio è negativo, sconfitta per 5-6 contro l’Australia campione uscente, poi però arrivano i successi contro Grecia e Kazakistan che non bastano per andare direttamente in semifinale ma qualificano ai quarti di finale.
Alle azzurre tocca una delle avversarie peggiori, l’Ungheria che ha fatto soffrire e qualche piangere le nostre atlete. Tuttavia la squadra vince agevolmente e vola in semifinale dove incontra le statunitensi, campionesse del mondo in carica proprio contro l’Italia. Partita dura e sofferta con le americane avanti 2-4 alla fine del terzo quarto ma nell’ultimo, decisivo, l’Italia vince con un parziale di 4-1 e rete decisiva della Zanchi a due secondi dal termine.
Ultimo atto, la finale contro la Grecia padrona di casa che ha appena eliminato le campionesse uscenti dell’Australia. Prima parte di gara con le greche sempre avanti, poi il Setterosa rimonta e si porta avanti ma i tempi regolamentari finiscono 7-7 e si va al supplementare. Nel giro di novanta secondi le greche segnano due volte ma le ragazze di Formiconi pareggiano con la Grego e la Di Mario, 9-9. Secondo supplementare con il gol decisivo della Grego, 10-9 e medaglia d’oro, il sogno è raggiunto!
Dopo l’apoteosi c’è l’inevitabile cambio generazionale, si ritirano la capitana Allucci, Malato e Griego ed il CT Formiconi accetta la panchina del Settebello. Ai mondiali ’05 arriva solo un settimo posto ed è il canto del cigno anche della Conti e della Araujo. Maugeri, ex vice di Formiconi, sostituisce Pesci in panchina ed agli europei `06 arriva l’argento.
Ma è un fuoco di paglia perchè ai mondiali `07 è 5° posto, poi una lunga serie di piazzamenti tra cui il 6° posto a Pechino `08 che porteranno al ritorno in panchina di Fiori, a sua volta sostituito nel 2010 dall’attuale CT Fabio Conti.
Quest’ultimo recupera la veterana Di Mario ed attorno a lei ricostruisce una nuova generazione. Giá al terzo torneo, l’europeo ’12, riporta all’oro la nazionale dopo otto anni ed in tempi recenti prima è arrivato il bronzo mondiale nel 2015 (dodici anni dopo l’ultimo podio) e poi, storia di ieri, a gennaio 2016 il bronzo europeo fermate in semifinale dall’Ungheria. In entrambe le occasioni una sola sconfitta e l’impressione generale di essere una squadra in grado di competere con chiunque.
A Rio per un altro sogno, essere la prima squadra a ripetere l’oro olimpico e farci rivivere le emozioni di quella sera di agosto di dodici anni fa.