“Ho iniziato questo sport un po’ per caso: mia mamma mi voleva portare a ginnastica artistica perché mi vedeva gracile e debole e voleva che mi rinforzassi un po’. Ovviamente l’artistica non faceva per me poiché, per doti fisiche, non sono adatta a quello sport. Quindi già dal primo giorno in cui lei mi ha portato a lezione ad artistica, quando è venuta a prendermi mi ha trovato nella stanza della ritmica”.
Insomma ha sempre avuto le idee chiare Marta Pagnini, se già dalla prima volta ha capito di avere una vocazione per la ginnastica ritmica… e che vocazione! Basta dare un’occhiata al suo palmares per capire che questa ragazza ha la ritmica nel sangue: due ori e sei argenti mondiali, un argento e un bronzo europei e, soprattutto, un bronzo olimpico a Londra 2012.
E proprio dalla conquista della medaglia nella capitale londinese che parte la nostra intervista al capitano della squadra azzurra: “Le emozioni per me erano nuove – racconta – non solo perché si trattava della mia prima esperienza olimpica, ma anche perché ero titolare soltanto da un anno. Inoltre ero in una squadra molto titolata, con ragazze davvero molto, molto esperte: alcune di loro erano alla terza olimpiade, quindi con un bagaglio incredibile alle spalle”.
In quell’occasione, alla quasi debuttante Pagnini vengono assegnati soltanto due esercizi: “La mia responsabilità, quindi, era per metà della gara e ho sofferto assieme a Emanuela Maccarani nel vedere il secondo esercizio fuori dalla pedana”. Il ricordo di quell’esperienza, però, resta meraviglioso: “è stato bellissimo, assolutamente, ricordo tutto: dal villaggio alle competizioni, alle prove in campo gara. Tutti i momenti sono impressi nella mia mente, perché è stata un’emozione molto forte”.
Un’emozione che il capitano delle Azzurre conta di rivivere al più presto, questa volta a Rio: “Sono contenta di avere in prospettiva di ripeterla, perché c’erano cose che non ho superato fino in fondo, dei momenti che mi piacerebbe rivivere con una testa diversa – spiega -. Mi eccita il pensiero di tornare là”.
Questa volta, però, le condizioni sono diverse per la ginnasta fiorentina che, in quattro anni, è passata dall’essere una quasi esordiente al ricoprire il ruolo di capitano della squadra: “Sono il capitano, questo è un motivo di grande orgoglio per me – sottolinea -. Il fatto di essere più grande da un lato aiuta, dall’altro no: sono sicuramente una ginnasta più esperta, ho tante gare alle spalle e c’è una nuova squadra che mi stimola tantissimo; allo stesso tempo, però, essere più grandi significa anche essere più consapevoli delle proprie responsabilità. In ogni caso, comunque, arriveremo a Rio al meglio della condizione”.
Sicuramente le ragazze della ritmica non saranno spaventate dalla fatica: “Per preparare le Olimpiadi ci si allena tantissimo tutti i giorni, otto o nove ore al giorno con tanto impegno, con tante ripetizioni, con tanta fatica: solo così si può arrivare pronti”. Ma l’allenamento da solo non è sufficiente, ecco perché sono importanti i molti appuntamenti in calendario durante l’anno: “Europei e Mondiali sono fondamentali, abbiamo bisogno di fare tante gare per provare i nostri esercizi, per rompere la tensione, per misurarci con le altre squadre. Queste tappe sono assolutamente necessarie per arrivare pronti all’appuntamento olimpico”.
L’unica cosa che manca alle ragazze capitanate da Marta Pagnini è, forse, un po’ di attenzione in più da parte degli sportivi italiani, abituati a considerare molte delle discipline olimpiche come sport minori: “Un po’ dispiace – conclude – perché noi siamo penalizzate in tutto e per tutto, anche nel riconoscimento di quelli che sono i nostri risultati. Infatti, se l’Italia vince un mondiale di calcio viene giù il cielo, noi invece abbiamo vinto quest’anno il titolo iridato e se n’è parlato poco e niente. È un peccato, perché comunque il nostro è uno sport che piace, che prende la gente”.
Il rimedio? Per Marta la soluzione è semplice: “Basterebbe parlarne un po’ di più, soprattutto quando c’è un risultato importante”. L’augurio, ovviamente, è poterne parlare, tanto, quest’estate.