In una pausa dagli allenamenti in preparazione al Mondiale di scherma del Cairo, abbiamo intervistato Davide Di Veroli, neo campione europeo nella spada a squadre e punta di diamante della nuova generazione azzurra. 

Come sta procedendo il ritiro?

Abbiamo iniziato lunedì e domani finiremo con l’allenamento a squadre. Abbiamo lavorato molto sia nell’individuale che a squadre. Siamo un bel gruppo, è già qualche anno che ci conosciamo e lavoriamo insieme. Nel corso del tempo abbiamo accresciuto il nostro affiatamento. Ora stiamo dando il 100% per il Mondiale del Cairo.

Quanto è importante il sostegno del Gruppo Sportivo Fiamme Oro?

Il sostegno del Gruppo sportivo è fondamentale, soprattutto per atleti che fanno sport dietro i quali, magari, non ci sono grandi sponsor. Il loro sostegno è fondamentale ed è a tutto tondo, a prescindere dalla convocazione o meno di un atleta in nazionale. Personalmente sono onorato di far parte di questo gruppo e con l’occasione lo ringrazio per l’aiuto, economico e non, che mi dà sempre, in ogni situazione. Un esempio pratico del loro supporto può essere visto quando un atleta, finite le superiori e con una carriera sportiva da portare avanti deve conciliare cose diverse, soprattutto se decide di continuare anche il proprio percorso di studi.

Quanto è stata importante l’esperienza di Antalya a livello psicologico, motivazionale e sportivo?

Innanzitutto è stato per me il primo Europeo assoluto, con i grandi. Precedentemente avevo gareggiato solo in competizioni under17 e under 20. In questo caso però, fin dai primi giorni, quando siamo arrivati in hotel e poi nel palazzetto, ho capito che si tratta di un altro mondo. Si è trattato di una grande esperienza formativa nella quale ho cercato, osservando, di carpire il più possibile informazioni. Ho imparato molto guardando gli altri e questo solitamente lo si fa meno negli under17 e under20. A livello personale ribadisco che è stata una grandissima esperienza. Cercherò comunque di apprendere il più possibile anche dal Mondiale del Cairo e sono sicuro che questi step mi miglioreranno ulteriormente indipendentemente dal risultato che verrà.

Ci racconti il tuo match contro il francese Borel in semifinale ad Antalya?

E’ stato il match dell’assalto finale, quindi importantissimo. Prima di tutto però deve dire che il merito della rimonta è stato in primis di Andrea Santarelli, eravamo al sesto match e io poco prima di lui avevo fatto un match poco brillante. Andrea si è girato verso di noi e ci ha caricati tantissimo, lui ci credeva più di chiunque altro e con la sua carica ci ha detto di continuare ad attaccare credendoci fino in fondo. Dopo è entrato Cimini che ha fatto un recupero pazzesco; abbiamo sempre cercato di fare in modo che se uno di noi quattro non fosse stato in piena forma gli altri avrebbero sopperito a quella mancanza. Ovviamente poi il mio match è stato ancora più bello per il fatto che, oltre ad essere l’ultimo, si è altresì concluso all’ultima stoccata. Un plauso va comunque ai miei compagni. Con la Francia, tra l’altro, non avevamo ancora vinto ed è stato bellissimo farlo in quell’occasione.

Davide Di Veroli in azione contro l’israeliano Cohen durante la vittoriosa finale dell’Europeo di Antalya 2022 (foto: profilo Facebook ufficiale Federscherma)

Cosa può prendere un fiorettista dalla spada e uno spadista dal fioretto?

In generale, ogni arma può dare qualcosa e insegnare alle altre. In tutte e tre le armi le parate sono le stesse, le azioni sono simili, anche se non uguali. Questa affermazione può non essere condivisa da molti ma questo è ciò che penso sulla base della mia esperienza con spada e fioretto. Questo mio pensiero, per di più, è condiviso anche dai miei allenatori. Sta all’intelligenza del singolo atleta prendere da un’arma quello che si può applicare alle altre. Ovviamente i tempi nelle tre armi sono diversi.

Quanto è importante il sostegno della famiglia?

Ritengo che la famiglia per ogni ragazzo, così come per ogni atleta sia fondamentale. Lo è poi ancora di più per un atleta agonista. Nel mio caso entrambi i miei genitori sono stati atleti agonisti, mia mamma ha praticato per anni pallanuoto e mio papà salvamento e questo permette loro di comprendere appieno gli sforzi, la fatica, il lavoro quotidiano. Il loro supporto è costante e imprescindibile. Con una famiglia solida alle spalle l’atleta ha una marcia in più, una vera serenità.

Quali sono i tuoi prossimi impegni sportivi?

Il più vicino ovviamente è quello del Mondiale al Cairo. Noi come nazionale partiremo il prossimo 13 luglio e torneremo il 23 luglio. Successivamente avremo un periodo di pausa prima di arrivare a fine settembre con i primi allenamenti, le prime convocazioni per la nazionale assoluta, poi ci saranno i collegiali. In quel periodo getteremo le basi per la stagione sportiva 2022/2023.

Come valuti, in generale, la prestazione di tutta la scherma italiana a Tokyo 2020?

Spesso e volentieri quando si è abituati a successi di fila come per la scherma è più difficile accettare un calo. Io però ritengo che 5 medaglie siano tanta roba, bisogna sempre ricordarsi che non si tratta di una gara semplice, di fronte si hanno avversari che si sono preparati quanto noi per vincere. Tokyo 2020 non è stata una manifestazione deludente per la scherma, anche perché la preparazione è stata giusta, impostata bene. Direi che si è trattato di una buona prestazione, magari non eccellente ma sicuramente buona.

Gabriele Cimini, Federico Vismara, Andrea Santarelli e Davide Di Veroli festeggiano al termine della finale per l’oro contro Israele (foto: profilo Facebook ufficiale Federscherma)

Cosa ti viene in mente se dico Parigi 2024?

Parigi è ovviamente un obiettivo, manca ancora tanto tempo, c’è tanto da lavorare, per questo dico che si tratta di un percorso, di un avvicinamento che va fatto con calma e consapevolezza.

Come si gestisce la pressione in una gara individuale rispetto ad una a squadre?

Innanzitutto occorre chiarire che ci sono componenti divergenti ed altre convergenti. Ovviamente quando si parla di individuale si è soli con se stessi, la vittoria è la tua così come la sconfitta. Dall’altra parte, posso dire che non c’è differenza poiché tanto dipende da come il singolo vive la gara. Se si è più ansiosi nell’individuale lo si è anche nella gara a squadre. Sono due tipologie di gare differenti ma si tratta, nell’atto concreto, di un assalto in pedana sempre uno contro uno in cui si affronta con se stessi la propria tensione.

 

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