Prima lui e poi tutti gli altri. Lo scorso 13 settembre Francesco Bocciardo si è aggiudicato la medaglia d’oro nei 400 m stile libero, la gara più lunga delle Paralimpiadi. Nonostante sia passato quasi un mese, l’atleta ligure fatica a crederci: “È stata una grandissima un’emozione. Sul momento è difficile riuscire a realizzare quello cha hai fatto. Ancora adesso, quando le persone mi fermano per strada per congratularsi, mi sembra ancora impossibile di avercela fatta, di aver raggiunto questo obiettivo. Me ne renderò conto col passare degli anni”.
Numeri alla mano, ciò che sorprende è la facilità con la quale Bocciardo ha migliorato i suoi tempi sui 400 m in poco più di un anno, passando da 5’06″49 (Mondiali Glasgow 2015) a 5’03″02 (Europei Funchal 2016) fino a 5’02″15 (Olimpiadi Rio 2016): “Migliorarsi è l’obiettivo di tutti gli agonisti, anche se più si va avanti e più diventa difficile riuscirci. Adesso il mio obiettivo è cercare di andare sotto i 5 minuti, ci proverò. Come tutti gli atleti della Nazionale, ho dedicato tutto me stesso alla preparazione per le Paralimpiadi: non sapevo se fra quattro anni avrei avuto le stesse possibilità per vincere la medaglia. Era necessario che dessi anima e corpo per preparare questa manifestazione”.
Quattro anni dopo l’esordio a Londra 2012 [che lo stesso Bocciardo aveva definito “Un’esperienza molto bella, quasi surreale” nell’intervista dello scorso luglio, ndr] e dopo aver conquistato il titolo di campione del mondo 2016, nelle vasche carioche il nuotatore ligure ha sentito il peso della responsabilità: “C’erano molte aspettative su di me. Tutti i miei compagni di squadra avevano già fatto grandi prestazioni, io non volevo essere da meno. Per fortuna sono riuscito a sfruttare al meglio la pressione. A Londra ci ero arrivato da beginner perché erano le mie prime Paralimpiadi, avevo 18 anni ed ero molto inesperto. Quattro anni dopo sono riuscito a vivere l’esperienza paraolimpica più tranquillamente, anche se può sembrare assurdo considerando le aspettative che c’erano su di me”.
Aspettative di tutti, familiari compresi, che restano le figure più importanti per Francesco assieme all’allenatore Luca Puce: “Mio padre e mio nonno mi hanno sempre spinto affinché riuscissi ad andare avanti, non hanno mai smesso di credere in me. Che cosa mi ha detto Luca dopo la vittoria? Anche se lo negherà sempre, aveva la voce molto rauca, si capiva che aveva pianto dalla gioia qualche minuto prima. Era entusiasta per il risultato: ci eravamo prefissati questo obiettivo, ma non era detto che saremmo riusciti a raggiungerlo. Era emozionatissimo”.
Ma quella di Francesco Bocciardo è soltanto una delle 13 medaglie conquistate dalla nostra spedizione di nuoto paraolimpico: “Sono orgoglioso di fare parte di questo gruppo. Abbiamo vinto 13 medaglie sulle 30 totali, poco più di un terzo. Siamo stati la delegazione più giovane, nonché la più numerosa con 21 atleti. Siamo un gruppo molto unito. Finita la gara, tutti i miei compagni mi sono corsi in contro per festeggiare. La nostra è quasi una seconda famiglia. Quando non avevamo gare io, Francesco Betella e Vincenzo Boni andavamo a fare colazione assieme. Spesso c’erano anche Cecilia Camellini e Martina Rabbolini: questi ricordi me li porterò sempre nel cuore. Federico Morlacchi? Lo conosco dal 2011, quando per la prima volta sono entrato in Nazionale. Ci vediamo principalmente alle gare, ma siamo amici anche al di fuori del nuoto. Ogni tanto ci sentiamo tramite messaggi e WhatsApp. Abbiamo costruito un bel rapporto di amicizia, ci sosteniamo a vicenda”.
E se il difficile arrivasse adesso? Quanto è faticoso ritrovare le motivazioni dopo aver vinto una medaglia d’oro? “Arrivato a fine gara, mi sono sentito svuotato. In un istante mi si sono riversate addosso tutte le stanchezze accumulate in questi anni di allenamenti. Non è facile ricominciare. Adesso però ho ripreso la vita di tutti i giorni, ad andare in facoltà, ad uscire coi miei amici… Poco per volta mi sto riabituando alla routine. I miei propositi? Agonisticamente parlando, l’obiettivo sono i Mondiali del Messico che si disputeranno tra un anno. Per quanto riguarda invece gli obiettivi al di fuori del nuoto, voglio cercare di conseguire quest’anno la laurea magistrale in Amministrazione e Politiche Pubbliche. Poi si vedrà. Per adesso preferisco programmarmi le cose di anno in anno, senza guardare troppo in là”.
E nel 2017 Genova sarà la prima città italiana a ospitare i Giochi Giovanili Paralimpici Europei: “Purtroppo io sono troppo grande per poter gareggiare: l’anno prossimo compirò 23 anni, il limite di età consentito è 22. Comunque farò tutto il possibile per promuovere questo evento: è un’occasione importantissima per un sacco di ragazzi. Io mi sono avvicinato al movimento paraolimpico grazie a un evento organizzato molti anni fa nella mia regione. Potrebbe essere un momento importante non solo per Genova, ma per l’intera Liguria e l’Italia stessa”. Il suo inno, tu Francesco, hai contribuito a far risuonare nelle vasche carioche. Dopo aver tagliato il traguardo per primo: bruciando tutti i tuoi avversari, senza smettere mai di migliorarti.