Giovedì la FISI ha celebrato i suoi campioni e i medagliati mondiali durante il suo consueto Media day alla Terrazza Martini di Milano: abbiamo realizzato svariate interviste, ecco quella al presidente Flavio Roda!

Flavio Roda

FISI MEDIA DAY, L’INTERVISTA AL PRESIDENTE FLAVIO RODA

Flavio Roda, prima di essere uno dei ”politici” più influenti del nostro sport da presidente della FISI, è stato innanzitutto un tecnico dello sci alpino, e un grande conoscitore degli sport invernali in toto. Ha portato questa competenza nella Federazione Italiana Sport Invernali, che dirige ormai senza sosta da svariati anni, con tantissimi successi e qualche delusione: il presidente federale, al termine del FISI Media day di giovedì, ha tracciato con noi un bilancio della stagione. Tra luci e ombre, ecco il suo pensiero.

Buon pomeriggio, è stata un’annata ricca di vittorie e medaglie: come giudica il 2018-19 della FISI?

”Abbiamo vissuto un’annata positiva, e sicuramente abbiamo ottenuto un numero di medaglie che non era mai arrivato neppure nelle nostre migliori stagioni. Poi, ovviamente ci sono note dolenti, e qualche disciplina nella quale dovremo intervenire per restituire competitività all’Italia, modificando la programmazione, gli staff ecc. In generale, è positivo il fatto che la FISI cresce di anno in anno, con un trend positivo che dovremo mantenere e far crescere ancora”.

Questo è stato l’anno di Dominik Paris, ma anche e soprattutto del biathlon: il duello tra Wierer e Vittozzi, gli ori mondiali al maschile e al femminile e un Mondiale da ricordare.

”Dominik ormai è un talento consacrato, il migliore al mondo nella velocità. Forse qualcuno l’aveva già individuato una decina d’anni fa, perchè ripensando ai Mondiali juniores a Garmisch, fece tre medaglie, però quest’anno si è superato: ha fatto tre doppiette in tre weekend diversi e su piste con differenze tecniche importanti. Bormio, Kviftjell e Soldeu sono agli antipodi, piste diversissime: Dominik è cresciuto davvero tanto e secondo me può ancora migliorare, se la condizione tiene e se lo stato di forma è questo. Sul biathlon beh, cosa dire? Credo sia la disciplina che è cresciuta maggiormente negli ultimi cinque anni: ricordiamoci che cinque anni fa c’erano grossi problemi. Era un settore litigioso, dove non andavano bene allenatori, tecnici e direttore: ricordo una riunione di fuoco, da cui però è partito un progetto, un programma che ha portato a grandi risultati e grandi investimenti. Se davvero investire porta a questi risultati, allora insisteremo: abbiamo un gruppo forte, coeso e con grandi valori”.

Prima ha parlato di qualche nota dolente: qual è la disciplina che l’ha maggiormente delusa?

”Ci sono discipline dove facciamo tantissima fatica, parlo di bob e skeleton dove non abbiamo piste e dunque non possiamo fare un grande reclutamento o ripetere più volte il gesto senza dover emigrare all’estero e su impianti stranieri. Mi aspettavo sicuramente di più dallo slittino, dopo la stagione scorsa, invece abbiamo fatto un passo indietro. Ho però piena fiducia in Armin Zoeggeler, che è un grande tecnico e sta lavorando duramente per riportare in alto il nostro movimento. Qui, la nota positiva è il movimento femminile, dove abbiamo ottenuto una vittoria inaspettata. Però eravamo abituati bene e ci aspettiamo sempre molto dallo slittino. Infine abbiamo il salto con gli sci, che è la grande nota dolente: abbiamo alcuni giovani bravi, ma non otteniamo risultati. Qui stiamo pensando se investire su dei centri di reclutamento/allenamento dei giovani, oppure continuare a investire ad alto livello. Valuteremo il da farsi”.

Chiudo parlando delle sue sensazioni riguardo a Milano-Cortina 2026: sono in corso le verifiche del CIO, permane l’ottimismo? Magari anche alla luce di qualche difficoltà mostrata dai ”rivali” svedesi ad Are…

”Dico la verità, non voglio parlare di Are o di qualche problema avuto ad Ostersunds, dove c’erano pochissimi spettatori. Noi, come Italia, non dobbiamo pensare a rimarcare i difetti altrui, ma ad esaltare le nostre capacità e i siti olimpici proposti. Funzionano, e abbiamo una candidatura che pur essendo in località diverse, trasuda sport e cultura sportiva ed è in linea con l’agenda del CIO. A mio avviso, non si può fare altro che votare Italia, che votare per Milano e Cortina”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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