La forma con cui il corridore della Bahrain-Merida si affaccia alla stagione delle classiche sembra ottimale: “Mi sento bene, correrò in appoggio ai miei capitani Nibali e Colbrelli”.
Per lui, il ciclismo è molto più di un lavoro. È una sana passione. Quando parla della sua professione, a Matej Mohoric brillano gli occhi. In lui c’è l’entusiasmo di correre, di dare tutto sé stesso sempre, in ogni occasione. Persino l’abbronzatura che lascia intravedere il segno dei lacci del casco sembra quasi voglia rimarcare quanto lo sloveno classe 1994 non sia uno che si risparmi. Del resto, la forma con cui il corridore della Bahrain-Merida si affaccia alla stagione delle classiche sembra ottimale, nonostante una brutta contusione rimediata al ginocchio destro durante un allenamento a fine febbraio. Un intoppo all’apparenza superato durante la Tirreno-Adriatico. Certamente il test che lo attende sabato è di quelli altamente provanti. La Milano-Sanremo sa rivelarsi spietata ed esigente. Ma il promettente compagno di Vincenzo Nibali e Sonny Colbrelli non sembra temere le difficoltà, vivendo l’avvicinamento alla partenza con rilassatezza e concentrazione all’Euro Hotel di Concorezzo, piccolo paese della provincia brianzola.
Matej, come ti senti alla vigilia di una corsa così importante come la Classicissima di primavera?
“Mi sento bene. Sono felice di essere alla partenza di una gara simile. Correrò in appoggio ai miei capitani Nibali e Colbrelli. Onestamente, non mi sento preoccupato o ansioso. Vivo tutto tranquillamente”.
Non sei una persona che soffre la pressione?
“No, perché ho la fortuna di fare qualcosa che mi piace e non sempre succede nella vita. Per me, il ciclismo è divertimento, è quello che amo fare. Cerco sempre di viverlo come un’attività piacevole. Ovviamente sono un professionista e cerco sempre di ottenere il massimo, ma mi fa piacere vivere la bici come una passione”.
Da due anni sei in squadra con tanti campioni navigati come Vincenzo Nibali. Cosa hai imparato da loro?
“Mi sono trovato bene con i miei compagni di squadra. Non mi hanno mai fatto mancare i loro consigli. Però credo che prima di tutto sia importante conoscere sé stessi e capire dove migliorare. Senza la conoscenza di noi stessi, l’aiuto esterno diventa difficile”.
E in generale, nel ciclismo, hai qualche idolo o modello particolare a cui ispirarti?
“In gruppo ci sono tante brave persone e tanti corridori che vanno forte. Io guardo molto me stesso. È una lezione che mi serve anche in gara. A volte stai bene, ma c’è chi sta meglio di te e, in altre occasioni noti che anche quando stai male ci sono quelli che sono messi peggio di te… Quindi il segreto per crescere è pensare prima di tutto a sé stessi, cercando di imparare il più possibile dagli altri e di divertirsi”.
L’anno scorso hai colto una meravigliosa vittoria al Giro d’Italia. Cosa ha rappresentato per te quella vittoria? L’hai vissuta come un punto d’arrivo per la tua crescita o come una svolta, una sorta di nuovo inizio?
“Quella vittoria è stata molto importante. Credo che per me sia stata una conferma di quanto avevo fatto fino ad allora. Avevo vinto anche prima del Giro, ma quella tappa mi ha confermato di aver lavorato bene. E infatti dopo la corsa italiana mi sono tolto altre soddisfazioni”.
Veniamo alla Milano-Sanremo: che corsa ti aspetti? Quali sono i favoriti?
“Sarà una gara molto particolare, anche perché ha più possibilità rispetto ad altre classiche di finire con una volata con tanti uomini. Ci sono molte formazioni forti e competitive. Deceuninck Quick-Step? Sicuramente è tra le migliori. Tatticamente, però, non sempre disporre una squadra con più punte equivale ad avere più chance di vittoria. La Sanremo è una corsa diversa dalla classiche del Nord, dove spesso si attacca con un capitano con un altro corridore a coprirlo in gruppo. Il tipo di percorso costringe a soluzioni diverse. Può succedere di tutto”.
Tu pensi di tentare qualche azione o farai solamente da guardia di Nibali e Colbrelli?
“Vediamo, ancora non abbiamo deciso la tattica. Solitamente ne parliamo poco prima della corsa. Valuteremo quali saranno le condizioni, anche se i capitani restano Vincenzo e Sonny”.
Quali sono i tuoi programmi stagionali?
“Nella prima parte di stagione mi dedicherò alle classiche, specialmente alle gare delle Ardenne. Poi parteciperò al Giro di Romandia e sarò al via del Tour de France. Sono un passista e credo di poter fare bene sia nelle corse di un giorno sia nelle gare di tre settimane. Proverò anche a fare classifica”.
Ma guardando al tuo futuro ti immagini come un corridore da classiche o come un uomo da Grandi Giri? Qual è la tua dimensione?
“Per ora preferisco le corse di un giorno, mi sento più adatto alle classiche. Ma mi piacerebbe comunque provare a fare classifica per vedere e capire fin dove posso spingermi”.
A proposito di classiche, tu pensi di avere una predisposizione per una gara in particolare? Come ti relazioni con queste corse così particolari?
“Onestamente non ho una preferenza particolare. Le mie caratteristiche mi impediscono di farlo. Non sono un corridore dallo spunto decisamente veloce ed in salita mi difendo. Ma anche per questo motivo guardo a tutte le classiche con interesse”.
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