Durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria”, abbiamo intervistato Riccardo Roversi, commentatore di Eurosport che ha seguito i Mondiali di beach soccer e attualmente si sta occupando dell’Europeo Under-17: ecco le sue parole!

Riccardo Roversi

Fonte foto: Fb Riccardo Roversi

RICCARDO ROVERSI INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”

La sua voce ci ha accompagnato durante alcune delle gare più divertenti del Mondiale di beach soccer che si è concluso domenica scorsa, e ha visto il Brasile trionfare 6-0 nella finale contro Tahiti: i verdeoro avevano spento il sogno dell’Italia, guidata da Gabriele Gori (17 gol) nella cavalcata che si è interrotta in semifinale contro Mao e compagni (vincitori con un secco 8-4), e proprio una gara dell’Italia (il 12-6 alla Nigeria) ha segnato l’esordio di Riccardo Roversi nella telecronaca di questi Mondiali bahamensi. La FIFA Beach Soccer World Cup, infatti, era un’esclusiva di Eurosport 2, e il giornalista 42enne ha commentato tre match sulle frequenze dell’emittente visibile sia su Sky che sulla piattaforma Mediaset Premium: ma il lavoro di Riccardo non finisce qui, e l’ha portato anche seguire l’MLS e l’Europeo Under-17 tuttora in corso. Di questo, e ovviamente dei Mondiali di beach che hanno visto gli azzurri chiudere al 4° posto, abbiamo parlato durante l’intervista con Riccardo Roversi, che è intervenuto durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria”, la nostra trasmissione radiofonica in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia (FM 91.8 e 100.5). Ecco le sue parole ai nostri microfoni!

IL 4° POSTO DELL’ITALIA E IL MOVIMENTO AZZURRO: IL GIUDIZIO DI RICCARDO ROVERSI SUL BEACH SOCCER MADE IN ITALY

Ciao Riccardo, partiamo ovviamente dai Mondiali di beach soccer: tu hai commentato la rassegna che si è tenuta alle Bahamas, e in particolare la gara d’esordio dell’Italia contro la Nigeria (vinta 12-6, sei reti di Gori). Che idea ti sei fatto sulla squadra azzurra?

”Ho visto una Nazionale che, come tutti sapete, è arrivata al 4° posto, ma a quel punto non cambiava molto tra il 3° e il 4° posto, dato che in un Mondiale conta portare a casa la coppa: tornando a noi, l’Italia secondo me è molto forte, ma ha avuto la sfortuna di incontrare il Brasile in semifinale, e sappiamo tutti che i verdeoro sono la squadra più forte di tutti, non a caso ci hanno battuto malamente con un sonoro 8-4. La finale più giusta, per quello che ho/abbiamo visto, sarebbe stata Italia-Brasile, purtroppo li abbiamo trovati prima e siamo usciti: la finalina con l’Iran, disputata il giorno dopo, contava poco e tra l’altro ha visto uscire la delusione post-semifinale e la stanchezza dei match precedenti. Va anche detto che l’Iran, per quel che ha fatto durante i Mondiali, si è anche meritato il terzo posto, mentre il Brasile è un’autentica potenza: basti pensare che ha vinto il 5° titolo mondiale da quando la competizione è sotto l’egida della FIFA, ma il 14° in totale (prima il torneo era a sè stante). Chiaramente il beach soccer sono loro, hanno inventato questo sport e sono tornati sul trono meritatamente dopo un’astinenza che durava dal 2009: hanno battuto in finale Tahiti, una nazione emergente che è approdata per la seconda volta consecutiva all’atto conclusivo (nel 2015 perse contro i padroni di casa del Portogallo). Sono una nazionale in crescita, potranno vincere presto. Tornando all’Italia, abbiamo fatto molto bene, ci siamo portati a casa il titolo di capocannoniere con Gabriele Gori (17 gol), un attaccante fortissimo che esultava facendo sempre la Dybala mask, e giocato un ottimo Mondiale: siamo stati solo sfortunati nel tabellone, trovando la squadra più forte in semifinale”.

Tra l’altro, Italia-Brasile è stata la seconda ”finale anticipata” di questi Mondiali: ai quarti i verdeoro avevano trovato il Portogallo, l’altra grande favorita…

”E qui volevo arrivare, perchè il Portogallo, pur avendo raggiunto i quarti, è stato una delusione dal mio punto di vista, soprattutto per quanto riguarda il giocatore più rappresentativo, ovvero Madjer: parliamo di un fenomeno che vanta 44 presenze nella fase finale del Mondiale e ha segnato 87 gol in totale, ma nell’edizione bahamense è rimasto tristemente a secco. Vedere un fuoriclasse come lui a zero gol mi ha lasciato l’amaro in bocca, e tra l’altro il Portogallo si è complicato la vita nella fase a gironi: senza quella sconfitta contro il Paraguay, non avrebbe trovato il Brasile ai quarti e non si sarebbe esposto all’eliminazione precoce”.

Tornando all’Italia, cosa ci manca per vincere un Mondiale che rappresenta ormai il tabù azzurro? La squadra c’è ed è forte, anche se ha avuto un preoccupante calo mentale col Brasile (da 2-2 a 7-2, ndr), e fa specie chiudere quarti avendo in rosa il capocannoniere del torneo, quel Gabriele Gori che è assolutamente sprecato in Promozione (gioca nel Castelnuovo Garfagnana, nel calcio ”vero”) vista la sua tecnica…

”Difficile dire cosa manca, anche se sappiamo tutti che il beach soccer italiano è semiprofessionistico, e quindi per questa ragione non ha dei fondi o un potere economico tale da costruire un ”sistema” per creare un movimento tale da costruire una squadra che possa ambire a un Mondiale: detto ciò, questa squadra è forte e ha un grande potenziale, e si distingue fortemente da quelle dei primi anni, che vedevano nelle loro fila ex calciatori della Serie A che passavano al beach dopo il ritiro (per citarne alcuni, quell’Agostini che ora è ct, ma anche Di Canio e Pecchia), e andavano a riempire il campionato nazionale. Adesso invece troviamo un campionato di beacher professionisti o quasi, che non arrivano da altri campionati ma finiscono spesso col giocare a calcio per tenersi in forma: anche in Svizzera la situazione è simile, con Noel Ott, chiamato il Messi del beach soccer, che è un giocatore che non è stato scartato da qualche club a 11, ma ha scelto di giocare solo a beach soccer perchè gli piace, si diverte ed è forte. Da qui il soprannome di Messi del beach perchè è giovane, forte e promettente: detto ciò, se l’Italia proseguirà sulla strada seguita sin qui, potrà togliersi altre soddisfazioni iridate. Anche perchè due quarti posti consecutivi non sono da buttare: ci siamo divertiti, abbiamo seguito partite divertenti e visto tanti gol, rovesciate e spettacolo”.

LE DIFFERENZE TRA CALCIO E BEACH SOCCER E LO SPETTACOLARE SVIZZERA-SENEGAL: IL RACCONTO DI RICCARDO ROVERSI

Che cosa cambia dal calcio a 11 al beach soccer? Quali sono le differenze tra i due tipi di sport, ed è difficile passare dall’uno all’altro?

”Dunque, avendo giocato a calcio ma non a beach soccer, posso ipotizzare che già la preparazione fisica sia tremendamente differente: correre a piedi nudi sulla spiaggia, su un campo la cui profondità dev’essere almeno di 40cm, dev’essere molto faticoso. Bisogna avere un ottimo controllo di palla e i rasoterra sono praticamente impossibili da fare, perchè la palla o si ferma o scorre in maniera imprevedibile: questo fa sì che la sfera debba essere sempre tenuta alta, e dunque si vedono tante rovesciate o capovolgimenti di fronte. È un calcio dove si esalta totalmente la tecnica individuale e un po’ meno la logica di squadra rispetto a quello a 11, sono due sport molto diversi e difficili da paragonare: è molto divertente da commentare e vedere, perchè vedi un sacco di azioni da gol, tantissime reti, rovesciate e parate spettacolari. È assolutamente uno sport bellissimo da raccontare, e anche bello da vedere per lo spettatore”.

A proposito di gol e divertimento, tu hai commentato e seguito la gara più spettacolare dell’intero Mondiale: quello Svizzera-Senegal che si è concluso sul 6-6 dopo i supplementari, e ha visto gli elvetici vincere ai rigori…

”È stata una partita molto divertente, anche perchè la Svizzera, pur non avendo sbocchi sul mare, ha una scuola di altissimo livello. Nella rosa dei rossocrociati c’è Dejan Stankovic, omonimo dell’ex centrocampista di Inter e Lazio dalle chiare origini serbe, che è uno dei migliori al mondo, ha segnato 7 reti e vanta 240 presenze con la nazionale. E poi ci sono Glenn Hodel e Noel Ott, due attaccanti fortissimi di 20 anni, oppure Sandro Spaccarotella e i tre fratelli Jagi, che sono la colonna portante della nazionale elvetica: mi sono divertito molto anche nel quarto di finale tra Svizzera e Iran, dove gli asiatici hanno passato meritatamente il turno perchè il loro portiere, Hosseini, era fenomenale. L’estremo difensore iraniano ha salvato i suoi con delle parate strepitosi, addirittura nel finale ha salvato in maniera incredibile su un colpo di testa di Kaspar Jagi, togliendo letteralmente la sfera dalla porta: l’avevo vista dentro, invece lui ha evitato il gol e aiutato l’Iran ad andare avanti. E parlando di grandi portieri, è fortissimo anche Mao, il portiere del Brasile che ha segnato all’Italia. Tornando a Senegal-Svizzera, devo spendere qualche parola sugli africani: non sono forti tecnicamente come altre nazionali, ma fisicamente sono fortissimi e hanno disputato un torneo di alto livello (sono usciti ai quarti contro l’Italia, ndr)”.

UN OCCHIO ALL’UNDER 17: IL CASO-KEAN VISTO DAL TELECRONISTA EUROSPORT

Chiudiamo con gli Europei Under-17, che tu stai seguendo per Eurosport: che idea ti sei fatto sul caso-Kean, col giocatore che è stato richiamato dalla Juventus dopo la vittoria contro la Croazia?

”Lì dovremmo scoprire se il ragazzo si era davvero fatto male o meno, dato che è stato chiamato dalla Juventus in previsione del match contro il Torino e della finale di Champions League, nel classico momento del bisogno per la nazionale Under-17: non me la sento di esprimermi a favore della causa della nazionale o della Juventus, che l’avrà richiamato per le sue ragioni. Diciamo che, per evitare polemiche, è saltato poi fuori che il ragazzo si era fatto male e dunque era inutilizzabile anche dai bianconeri: nel mentre, il nostro Europeo è andato malissimo, dato che abbiamo perso sia contro la Spagna e con la Turchia e siamo usciti nel girone. Parliamo comunque di un caso scomodo, del quale si è parlato poco anche perchè coinvolge giocatori ancora minorenni: evitiamo le polemiche su questi giovani, già mal sopporto quelle sui giocatori top della Serie A, figuriamoci quelle riguardanti ragazzi under-17”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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