Ieri a Milano si è svolta la quarta edizione di Wall of Dolls per sensibilizzare la cittadinanza sul problema del femminicidio. Tra le organizzatrici l’atleta paralimpica Giusy Versace.

Da un lato tipensotivoglio e innamoratadamorire, dall’altro mifaipaura e bastafermati. Al centro del Muro delle Bambole, in via Edmondo De Amicis 2, quattro scritte circondano due occhi: il primo è pieno di vita, il secondo è grondante di sangue. È una delle tante rappresentazioni che acquistano risaltano nell’immensa parete costellata di bambole, ciascuna delle quali rappresenta una donna ferita. Ieri la città di Milano si è raccolta per il quarto anno consecutivo per partecipare alla giornata di sensibilizzazione verso il problema del femminicidio e della violenza contro le donne.

Una delle raffigurizioni presenti sul Muro delle Bambole in via De Amicis a Milano

Un’idea nata da Jo Squillo

Dal 2014 ad oggi l’iniziativa, ideata dall’artista Jo Squillo e realizzata in concomitanza con l’inizio della settimana della moda maschile, ha conquistato sempre più adesioni sia a livello nazionale che internazionale. Lo scorso aprile “Wall of Dolls against femicide” è sbarcato all’Università della California, in occasione del Los Angeles International Culture Film Festival: il documentario diretto da Jo Squillo ricostruisce il percorso che ha portato alla costruzione del Muro delle Bambole a Milano, eretto per ricordare tutte le donne vittime di violenza. La pellicola include anche i leader di diverse organizzazioni no profit, che hanno contribuito a rendere possibile l’installazione ubicata a due passi dalle Colonne di San Lorenzo.

Giusy Versace: una delle prime ad aderire

Tra coloro che hanno aderito dalla prima ora c’è l’atleta paralimpica Giusy Versace, che ieri ha portato come ogni anno la sua bambolina, fatta a sua immagine e somiglianza: “Hai visto la mia Barbie? L’ho fatta brutalmente amputare perché dovevo portare una bambola che mi rappresentasse. Ne ho fatto realizzare una con le gambine di Swarovski come quelle che ho usato pochi giorni fa per ballare (mercoledì sera al Teatro Manzoni di Milano è andata in scena la prima nazionale dello spettacolo “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, ndr)”. Giusy è rimasta colpita soprattutto dalla quantità di persone accorse all’installazione permanente per dire no al femminicidio: “La volontà principale è quella di sensibilizzare gli uomini, ma anche le donne per dire loro di avere coraggio, di parlare, di unirsi. Devono sapere che non sono sole: ci sono tante strutture che le possono tutelare. Ho notato che oggi sono venuti dei ragazzi di 16-17 anni, maschi, a portare la loro bambolina. E questo è bellissimo: significa che qualcosa sta cambiando davvero. Fino a 2/3 anni fa io non vedevo molti ragazzi portare la loro bambola, anzi le strappavano”. Giusy si è congratulata con l’amica Jo Squillo: “Può essere molto contenta di quello che ha messo in piedi, oggi ha bloccato una città. È una donna piena di energia. Io sono solo una piccola parte di questo progetto”. Una piccola grande parte, ci permettiamo di osservare, considerando la generosità e l’entusiasmo coi quali Giusy, modello di vita per tutti noi, promuove questa iniziativa.

La 4^ edizione di The Wall of Dolls ha chiamato a raccolta tutta la cittadinanza

Gli altri sostenitori del Muro delle Bambole

Il cambiamento culturale auspicato da The Wall of Dolls ha messo d’accordo personaggi importanti della moda. L’installazione permanente è stata resa possibile infatti grazie all’adesione di molti stilisti, che hanno colto al volo l’opportunità di vestire le bambole del Muro: da Roberto Cavalli a Alberta Ferretti, da Missoni a Salvatore Ferragamo e molti altri. L’iniziativa ha riscosso molti consensi anche presso cantanti e personaggi dello spettacolo, tra cui Giusy Ferreri, Arisa, Maria Grazia Cucinotta e Luca Zingaretti. Ci piace chiudere con il nome di un uomo, il primo destinatario di questa iniziativa che non sarebbe mai nata se le donne non fossero mai state picchiate, sfregiate o uccise da lui.

Un ragazzo di colore recita una poesia: l’iniziativa vuole sensibilizzare gli uomini

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Simone Lo Giudice
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