Mario Cipollini è tornato a parlare della situazione del ciclismo italiano. Come spesso accade il Re Leone fa discutere. Ma il quadro da lui descritto è totalmente veritiero?

Mario Cipollini, 50 anni (foto La Stampa)

L’ATTACCO DEL RE LEONE

“Il ciclismo italiano non c’è più, siamo il quarto mondo. Abbiamo solo Vincenzo Nibali, l’unico vero talento di cui possiamo disporre. Per il resto sono solo comparse“.  Mario Cipollini non le ha mandate a dire. Il Re Leone delle due ruote ha demolito senza pietà il movimento ciclistico azzurro nel corso di un’intervista rilasciata a “Il Giornale” in occasione dei suoi 50 anni. Dichiarazioni che fanno ovviamente discutere. Ha ragione lo sprinter più forte degli Anni ’90? Del nostro ciclismo non è rimasto più nulla?

ADDIO WORLD TOUR

Se si guarda alle formazioni World Tour, ossia i top team dotati della licenza per poter partecipare automaticamente a tutti i Grandi Giri, il bilancio è impietoso. Dopo tantissimi anni, nessuna squadra italiana è presente nell’elenco delle squadre più blasonate. L’ultimo baluardo a livello internazionale era la storica Lampre Merida. La casacca blu e fucsia ha scritto pagine indelebili nel libro del ciclismo, ma lentamente si è avviata verso il crepuscolo, lasciando spazio all’UAE Team Emirates. L’approdo in massa di capitali provenienti dai paesi arabi o dell’Est Europa hanno avuto drammatiche ripercussioni sul sistema italiano. Negli ultimi anni hanno chiuso i battenti formazioni storiche, come Mapei, Liquigas Doimo, Saeco e Acqua & Sapone. Team che hanno permesso a campioni come Ivan Basso, Gilberto Simoni, Stefano Garzelli, oltre allo stesso Cipollini, di conquistare grandi successi. Tutto cancellato di fronte a capitali freschi e a disponibilità economiche quasi illimitate. La strada è stata tracciata dalla Astana, formazione nata grazie ai fondi kazaki. Dalla Russia, dopo la fine dell’avventura del magnate Oleg Tinkoff nel mondo delle due ruote, si sta facendo avanti anche la Gazprom, insieme alla storica Katusha.  In questi ultimi mesi, è toccato ai paesi appartenenti alla penisola araba costruire le proprie formazioni. Il risultato di questa espansione sono state la Bahrain Merida e la UAE Team Emirates. E, vedendo anche le recenti esclusioni al Giro d’Italia di formazioni come l’Androni Giocattoli Sidermec e la Nippo Fantini, c’è il rischio che il periodo nero non sia giunto al termine.

TAGLI ALLE CLASSICHE ITALIANE

Il ciclismo del Belpaese non se la passa bene nemmeno sotto il profilo delle manifestazioni nazionali. Negli anni precedenti, l’Italia era uno dei centri gravitazionali di questo sport per via della tradizione e della conformazione fisica. Ultimamente, le corse considerate classiche “minori” sono sparite rapidamente. La Roma Maxima è stata cancellata nel 2015, mentre il Gran Premio di Camaiore ed il Trofeo Melinda sono stati accorpati rispettivamente alla Tirreno-Adriatico ed al Giro del Trentino. Il Trofeo Laigueglia, il GP Industria e Artigianato di Larciano e il Trofeo Matteotti di Pescara sono stati confermati, ma senza ricevere l’attenzione degli anni precedenti. A cosa si deve questo cambiamento? La crisi che sta investendo il nostro paese influenza inevitabilmente anche l’organizzazione di queste corse. Mancano gli sponsor ed i budget sono sempre minori. Al contempo, continuano a prendere corpo gare come il Tour Down Under, il Dubai Tour o il Tour dell’Oman. Competizioni divenute importanti nel panorama internazionale grazie alla possibilità di allestire un percorso ed un cast di ottimo livello. In questo modo, senza una tutela particolarmente forte, il movimento italiano ha finito per essere soppiantato.

I CICLISTI: NESSUN CAMPIONE IN VISTA?

La considerazione di Cipollini fa leva indubbiamente dai risultati nelle classiche monumento e nei Grandi Giri. Effettivamente, è innegabile che Vincenzo Nibali sia da diversi anni l’esponente di maggior spicco del panorama azzurro. Una Vuelta di Spagna, due Giri d’Italia ed un Tour de France, uniti anche ad un Giro di Lombardia, rappresentano un bottino importante. Tuttavia, è eccessivo affermare che il Belpaese è da quarto mondo dal punto di vista delle due ruote. Certamente, lo Squalo di Messina fornisce spesso i risultati più prestigiosi, ma non vanno trascurati gli atleti azzurri. C’è pur sempre un Fabio Aru che può dare ancora tanto in questo 2017. Il Re Leone lo attacca indirettamente, affermando di aspettarsi un segnale da un altro ciclista. Tuttavia, stiamo pur sempre parlando di un ragazzo capace di vincere una Vuelta alla sua seconda esperienza da capitano. Il 2016 è stato molto duro ed avaro di soddisfazioni, ma il sardo ha assolutamente il carattere ed il talento per riprendersi. Inoltre, sempre guardando agli ultimi 12 mesi, bisogna sottolineare la splendida vittoria di Enrico Gasparotto all’Amstel Gold Race. Senza dimenticare la conquista della classifica a punti di Fabio Felline alla Vuelta e l’esplosione di Diego Rosa, ormai stabilmente a contatto con i primi. Non mancano segnali incoraggianti nemmeno tra gli sprinter: Sonny Colbrelli è in crescita, Elia Viviani è sempre in grado di piazzare la sua zampata. Ci sono Diego Ulissi e Sacha Modolo in grado di vincere su qualsiasi terreno. E che dire di giovani in rampa di lancio come Jakub Marezcko? Insomma, le prospettive non sono poi così drammatiche sotto questo aspetto. Forse, bisogna guardare le cose sotto un’altra prospettiva: spesso i nostri portacolori non sono i capitani nelle rispettive squadre. “Colpa” di scelte di formazione, in parte dettate anche dall’innalzamento del livello generale, con tanti paesi capaci di portare atleti di buon livello. Probabilmente questo è l’aspetto che più ci penalizza, ma non esclude un ribaltamento delle gerarchie. In fondo lo sport è fatto anche di cicli e generazioni più o meno vincenti.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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