Atletica leggera: Gabriella Dorio, oro nei 1.500 metri ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984, primatista italiana anche su 800 e 1.000 metri e sul miglio. Ecco la sua storia.
GABRIELLA DORIO, IL DESTINO IN UN NOME
Gabriella Dorio. Il suo nome, anagrammato, rivela un destino fatto di successi: una “bella riga d’oro/i”. La “riga” unisce Castel Fusano 1971, anno in cui vince la finale nazionale dei Giochi della Gioventù sui 1.000 metri, con il Coliseum di Los Angeles 1984, dove conquista l’oro olimpico sui 1.500 metri.
Primatista italiana sia outdoor che indoor della specialità, detiene da oltre trent’anni il record femminile italiano negli 800 metri (1’57’’66; 1980), nei 1.500 metri (3’58’’65; 1982), nei 1.000 metri (2’33’’20; 1982) e nel miglio (4’23’’29; 1980). 65 presenze in azzurro dal 1973 al 1991; 3 partecipazioni olimpiche, in cui si classifica 6ª, 4ª e 1ª; 23 titoli nazionali e 16 record italiani.
Questa, in numeri, è Gabriella Dorio, stella italiana del mezzofondo.
Nata a Veggiano, paese in provincia di Padova, il 27 giugno 1957, nei primi anni di attività agonistica nell’atletica leggera, Gabriella si mette in luce ai Giochi della Gioventù del 1971, vincendo i 1.000 metri piani. A Castel Fusano non ha ancora compiuto i 14 anni e non avrebbe dovuto gareggiare: viene chiamata a sostituire una giovane collega infortunata. La mamma Flora non è sicura che sia giusto mandare in giro per il mondo a correre una bambina, ma nonna Erminia chiede il parere dell’arciprete, che addirittura consiglia la pratica sportiva e convince la mamma. Questa prima importante vittoria cambia la vita e la prospettiva di Gabriella Dorio: si sente padrona del mondo e in questa occasione annuncia ai suoi compagni di squadra, suscitando molta ilarità, che un giorno sarebbe stata campionessa olimpica.
Da allora sigla diversi primati nelle categorie giovanili e partecipa agli Europei juniores dove conclude 8ª negli 800 metri piani nel 1973; nello stesso anno si aggiudica il suo primo titolo italiano nei 1.500 metri piani.
Nel 1974 vince il titolo nazionale, questa volta negli 800 metri, e partecipa agli Europei di Roma dove si classifica 9ª nei 1.500 m; nel 1975 primeggia nella Cinque Mulini.
Gabriella Dorio passa alla società Fiamma Atletica Vicenza, arrivando 3ª nei 1.500 m agli Europei juniores. Stesso piazzamento nel 1976 ai Mondiali di cross; durante lo stesso anno prende parte ai Giochi di Montréal dove si classifica al 6° posto nei 1.500 metri. Si piazza nella stessa posizione nei 1.500 metri agli Europei del 1978, mentre negli 800 metri viene eliminata in semifinale. In quest’ultima specialità, agli Europei indoor, viene eliminata nelle batterie.
Avere i genitori giusti, soprattutto all’inizio della carriera, è molto importante: papà Gino e mamma Flora sono sempre al suo fianco e la spalleggiano in tutto e per tutto. Ma naturalmente è importante anche essere seguiti da un bravo allenatore. Lei ne ha avuti due: sino al 1976 suo fratello Sante Dorio e poi, per 12 anni, il professor Ugo Ranzetti.
I MAGNIFICI ANNI ’80: GABRIELLA DORIO E IL TRIONFO ALLE OLIMPIADI
Nel 1980, alla vigilia dei Giochi olimpici di Mosca, Gabriella Dorio firma il nuovo record italiano negli 800 metri portandolo a 1’57’’66, tempo che resiste imbattuto ancora oggi. Successivamente, nelle gare olimpiche si classifica all’8° posto negli 800 metri e in 4ª posizione nei 1.500 metri.
Nel 1981 vince la medaglia d’oro alle Universiadi di Bucarest con il tempo di 4’05”35 sui 1.500 metri e si aggiudica l’argento sulla distanza degli 800 metri con il crono di 1’58”99.
Le medaglie e le vittorie continuano ad arrivare: agli Europei indoor del 1982 taglia il traguardo davanti a tutte nei 1.500 metri e si mette al collo il bronzo, sempre nei 1.500 m, ai Campionati continentali outdoor.
Nel 1983, come nell’anno precedente, si concentra solo sui 1.500 metri, arrivando a sfiorare il podio agli Europei indoor. Con il tempo di 4’07”26, nessuno può batterla alle Universiadi di Edmont. In Coppa Europa, a Sittard, in meno di tre ore corre gli 800 e i 3.000 metri, vincendo entrambe le gare in 2’00”05 e 9’04”96. Ai Mondiali di Helsinki è 7ª, in una gara in cui negli ultimi 200 metri viene disturbata proprio quando sta iniziando lo sprint finale.
L’anno che la consacra per sempre nella storia delle Olimpiadi è il 1984. Gabriella Dorio inizia partecipando agli Europei indoor, chiudendo all’8° posto sui 1.500 metri.
Poi parte alla volta dei Giochi olimpici di Los Angeles, edizione caratterizzata dal boicottaggio di molti Paesi dell’est europeo, gareggiando sia negli 800 che nei 1.500 metri. Nella prima specialità conclude la prova in 4ª posizione, sfiorando il podio, ma è nei 1.500 metri che fa il suo capolavoro: riesce a conquistare il titolo olimpico concludendo la prova con il tempo di 4’03”25, davanti alle due atlete della Romania Doina Melinte e Maricica Puică, già vincitrici nelle stesse Olimpiadi delle prove degli 800 e 3.000 metri piani.
Con la sua chioma leonina e la falcata ampia da puledra, affronta con grinta le fortissime e temute avversarie. Gabriella studia con il suo allenatore Ugo Ranzetti una volata lunga, lunghissima. Per cui a 600 metri dal traguardo si lancia all’attacco. Doina Melinte tenta di reagire ma ottiene solo la contro-reazione dell’azzurra, che a 150 metri dal traguardo innesta la sua marcia vincente. Un innato senso tattico e la capacità di interpretare l’evento nel suo svolgersi permettono a Gabriella Dorio di realizzare quel sogno che la accompagna da quella gara giovanile del 1971, quando i suoi compagni di squadra la schernirono perché affermò che un giorno avrebbe ottenuto l’oro olimpico. E ora quella medaglia è intorno al suo collo.
Gabriella entusiasma così gli 80.000 spettatori del Colisium di Los Angeles e un abile manager ha una idea brillante. Le propone un confronto con l’idolo statunitense Mary Decker, la grande delusa di questi Giochi nella finale dei 3.000 metri, catapultata fuori pista dopo un rovinoso contatto con la sudafricana-britannica Zola Budd. Le viene offerto, a quanto si sa, un ingaggio di 50.000 dollari, ma lei rifiuta.
GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA IN PISTA PER GABRIELLA DORIO
Dopo questo grandissimo e prestigioso risultato olimpico, Gabriella Dorio si ferma per diventare mamma e ritornare a gareggiare nel settembre del 1986, subito dopo la conclusione dei Campionati europei di Stoccarda. Nonostante la stagione sia nella sua parte conclusiva, ottiene buoni risultati sulle sue distanze e firma il record italiano sui 2.000 metri con il crono di 5’43”30 al meeting internazionale di Rieti, in una gara appassionante dove si classifica subito dietro la russa Olga Bondarenko.
Dal 1987 la carriera di Gabriella Dorio è costellata di infortuni che non le permettono di gareggiare negli appuntamenti più importanti della stagione. Dopo la partecipazione ai Campionati italiani di società sui 3.000 metri, dove si classifica al 2° posto, si infortuna e salta tutta la stagione. Nel 1988, ancora dolorante, tenta il minimo sui 1.500 metri per le Olimpiadi di Seul fissato a 4’04”00 per difendere il suo titolo, ma dopo alcuni tentativi non andati a buon fine si infortuna nuovamente e deve rinunciare al prestigioso appuntamento. Dopo la delusione, non gareggia per tutto il 1989 e il 1990.
L’azzurra torna a partecipare a una manifestazione internazionale nel 1991: corre ai Mondiali di Tokyo, sia negli 800 che nei 1.500 metri. La forma non è però più quella di un tempo e viene eliminata in entrambe le specialità nelle batterie.
Gabriella Dorio si ritira nel 1992, in attesa del secondo figlio: annuncia l’addio alle gare e alle piste di atletica alla vigilia delle Olimpiadi di Barcellona.
Nel corso della sua carriera, Gabriella Dorio stabilisce 12 primati italiani su distanze che variano dagli 800 ai 3.000 metri, si aggiudica 7 titoli italiani negli 800 metri, 10 titoli nei 1.500 metri, e 4 titoli indoor (2 negli 800 metri e 2 nei 1.500 metri). Veste per 65 volte la maglia azzurra e nel 2015 riceve due ambiti riconoscimenti: a maggio le viene dedicata una targa nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex atleti azzurri che si sono distinti in campo internazionale; e a dicembre viene insignita dal Coni del Collare d’oro al merito sportivo.
Una vita dedicata allo sport e alla corsa, ora rivolta alle giovani promesse dell’atletica italiana. Testa, cuore, gambe. Così Gabriella Dorio ha affrontato la corsa, con il piacere della fatica e con la gioia di praticarla. E così ha ottenuto gli incredibili risultati agonistici che l’hanno portata alla consacrazione nell’Olimpo degli sportivi.
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