Isolde Kostner
In weniger Augenblicken, meine Damen und Herren, gibt’s Isolde Kostern. Die Italienerin”.
La voce del telecronista austriaco della ORF arrivava, ferma e decisa, attraverso i gracchianti altoparlanti del vecchio televisore Sinudyne.
Vedere le gare dello sci rappresentava per mia mamma e mia nonna un appuntamento immancabile nelle fredde giornate d’inverno che caratterizzano le cittadine alpine. Così ci ritrovavamo, unica famiglia di tutto l’Alto Adige nella quale nemmeno un componente era in grado di sciare, a vedere gli Azzurri prendere sonore batoste dai nostri vicini d’oltre Brennero. Eppure le guardavamo tutte, tifando con la sobrietà propria degli austriaci i nostri sciatori e gufando, in modo molto italiano, Hermann Maier e Renate Götschl.
Chi scende mò?”, domandò con il suo forte accento abruzzese mia nonna.
La Kostern”, rispose mia madre.
Ah, la Cost”.
Kostner, nonna. Si pronuncia Kostner”. Facemmo notare, con tono insolente, io e mio fratello.
Ooooh, hanno nomi così difficili questi”, commentò mia nonna che, nonostante i tanti anni passati a Bolzano ancora non era in grado di parlare il tedesco.
Dai adesso silenzio, che scende la Isi”, ci apostrofò mia madre.
Le gare alle quali partecipava Isolde Kostner erano per lei le più importanti, era la sua preferita. In fondo non si poteva non volerle bene: con quell’aria da brava ragazza pareva un po’ spaesata prima di ogni gara. Una sensazione che svaniva non appena si spingeva fuori dal cancelletto di partenza, pronta a lanciarsi, con nonchalance, a oltre 100 chilometri orari giù per le piste più impegnative del mondo. E poi andava forte, eccome se andava forte: tra il 1993 e il 2005, l’atleta gardenese vinse tre medaglie ai Mondiali, altrettante alle Olimpiadi, centrò il podio in ben 51 occasioni nelle gare di Coppa del Mondo. Vinse inoltre due coppe di specialità nella discesa libera. Insomma, era una che sapeva il fatto suo.
Mia madre ne era consapevole, quella era l’occasione per riscattare una stagione assai deludente per i colori azzurri: nella Coppa del Mondo maschile si era trattato di un vero e proprio assolo di Herman Maier. Herminator non aveva già praticamente vinto appena due delle cinque coppe di specialità disponibili, con il compagno di squadra Benjamin Raich e il norvegese Lasse Kjus pronti a spartirsi quanto lasciato dal cannibale di Altenmarkt im Pongau. Diversamente era andata tra le donne: la croata Janica Kostelic aveva in pugno lo slalom e la combinata, mentre la francese Régine Cavagnoud e la svizzera Sonja Nef erano pronte a vincere le altre due coppe. Restava fuori la discesa libera, nella quale la contesa era aperta tra la Götschl e, appunto, Isi.
La Isi è l’unica speranza di ottenere una Coppa di specialità quest’anno – spiegò mia madre guardando le grafiche che apparivano in sovrimpressione – quindi è bene che riesca a tenere la testa della classifica”. La gara di Cortina significava molto per la Coppa del Mondo femminile di discesa libera del 2001: mancavano solo tre gare alla fine e Isi scendeva con il pettorale rosso che spetta a chi guida la classifica. Ma c’era un grande ma che aleggiava nella stanza: la Cavagnoud prima e la Götschl poi avevano fatto entrambe una gara perfetta. Isi sarebbe dovuta andare giù davvero veloce per tenere dietro quelle due.
Il cancelletto suonò e Isi si lanciò nella sua corsa contro il tempo.
È partita, zitti tutti”, disse mia madre.
Sie ist schnell”, commentò il telecronista della televisione austriaca.
Che ha detto?”, chiese mia nonna.
Ha detto che è veloce”, tradusse mia madre.
E Isi era veloce, davvero: al primo intermedio aveva 8 centesimi di vantaggio su Renate Götschl. Ma una gara di Coppa del Mondo non è una gara di Coppa del Mondo se non c’è un po’ di sofferenza.
Isolde Kostner hat mehr als zwei Zehntelsekunden verloren”.
“Cosa sta dicendo?”.
È dietro, ha perso oltre due decimi”.
Il secondo intermedio, infatti, segnò un ritardo di 0.20 sull’austriaca, al terzo e ultimo intertempo dieci di questi erano stati recuperati. Ora non ci sarebbero più stati tempi intermedi, l’ultimo passaggio che avrebbe fermato il cronometro sarebbe stato quello sul traguardo.
Me la ricordo ancora, Isi, con la sua tuta gialla e quel pettorale rosso. Seguivo quella gara come, abitualmente, seguo le partite dei mondiali di calcio o quelle delle fasi finali di Champions League. Se ci ripenso, però, le gare di Isolde Kostner sono entrate nella mia testa come i gol di Ronaldo o i sorpassi di Michael Schumacher.
Ah, quasi dimenticavo: vorrete sapere com’è finita. Ma che domande, queste storie finiscono sempre bene. Isi tagliò il traguardo in 1:32.79. Giusto due centesimi più veloce di Renate Götschl. A quel punto era impossibile sentire la voce del telecronista austriaco. Ma tanto non servivano più traduzioni. Nemmeno a mia nonna.

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Federico Sanzovo
Neolaureato e aspirante giornalista, scrivo su carta dal 2008. Sono tra i fondatori di Azzurri di Gloria. Mi occupo di blogging, web writing e social media managing. Amo il web, ma il profumo della carta stampata...

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