Marco Galiazzo e le Olimpiadi: la storia di un ragazzo diventato simbolo del suo sport grazie alle sue grandi vittorie ai Giochi.
Marco Galiazzo. Alzi la mano chi, semplicemente leggendo questo nome, riesce a capire immediatamente di chi si sta parlando. Probabilmente pochi, magari un numero leggermente superiore alla media perché, suvvia, siamo sempre su un sito di sport, però sicuramente non moltissimi. Si tratta di una situazione normale, perché la disciplina della quale parliamo viene seguita, dal grande pubblico, una volta ogni quattro anni. Gli arcieri, infatti, si trasformano in eroi alle Olimpiadi. O, almeno, è così per i tifosi italiani: la squadra azzurra, nonostante non possa disporre delle attrezzature e delle strutture alle quali hanno accesso, per esempio, i sudcoreani, riesce sempre a farsi valere. E allora ecco che Marco Galiazzo trova subito una collocazione nella testa di ognuno: basta una sua foto o un suo video per ottenere da chiunque, davvero da chiunque, quell’esclamazione che, inequivocabilmente, significa: “Che scemo, ma certo che lo conosco!”
Marco Galiazzo e le Olimpiadi: il volto del tiro con l’arco
E come potrebbe essere altrimenti? Marco Galiazzo è inconfondibile con quel cappello da pescatore e quegli occhiali con la montatura sottile che sono talmente distintivi da diventare, quasi, come il mantello per Superman o la maschera per Zorro. Non potrebbe essere altrimenti per chi, come nel suo caso, riveste il ruolo di simbolo di una disciplina sportiva. Quella persona alla quale tutti pensano quando parlano di uno sport.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: “Ma come si fa a entrare in questa maniera nell’immaginario collettivo?”. Nel caso delle Olimpiadi e delle discipline meno seguite dal grande pubblico conta, per esempio, apparire come uno di famiglia, una persona normale, in antitesi con le immagini di sportivi come i calciatori e piloti di Formula Uno. Tanto lontani da noi, quanto sono vicini appunto arcieri, sciatori, velisti. Ex compagni di scuola, vicini di casa, colleghi di lavoro. Gente che fa una vita normale tre estati su quattro. Ovviamente questo non basta, bisogna infatti necessariamente vincere. E vincere alla grande.
Questo è un dettaglio non da poco e il rapporto tra Marco Galiazzo e le Olimpiadi non ne è esente: nella sua carriera, infatti, il padovano ha conquistato due medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi.
Marco Galiazzo le Olimpiadi: le vittorie
I due ori conquistati da Galiazzo, uno individuale e uno con la squadra azzurra, hanno entrambe un valore speciale, che va oltre il premio in sé.
La prima medaglia, infatti, arriva ad Atene 2004: Galiazzo è un giovane arciere arrivato in finale, ma considerato nettamente sfavorito per la vittoria. L’avversario quel giorno è Hiroshi Yamamoto, il quarantunenne giapponese che punta all’oro vent’anni esatti, dopo il bronzo conquistato a Los Angeles 1984. Davanti a uno stuolo di giornalisti e fotografi, giunti dal Paese del Sol levante per celebrare il loro grande campione, però è il ventiduenne padovano a trionfare. La sua vittoria, manco a dirlo, fa il giro del mondo.
La seconda medaglia d’oro arriva invece a Londra 2012, dove la squadra composta anche da Nespoli e Frangili segna un altro traguardo impensabile per lo sport azzurro. I tre arcieri italiani, infatti, compiono l’impresa sconfiggendo gli Stati Uniti con il punteggio di 219 a 218. Un’altra vittoria che fa il giro del mondo, questa volta muovendosi nella direzione opposta.
In mezzo, manco a dirlo, un’altra medaglia. A Pechino, infatti, Marco Galiazzo conquista l’argento nella gara a squadre con Di Buò e ancora Nespoli. A vincere è la corazzata della Corea del Sud i cui arcieri sono però ancora ignari che, quattro anni più tardi, dovranno accontentarsi del terzo posto in una disciplina nella quale partono sempre con i favori dei pronostici. E lasciare a Galiazzo il posto che merita nell’immaginario collettivo.
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