Atletica leggera: Ugo Frigerio, tre ori e un bronzo alle Olimpiadi, il primo campione nella storia della marcia italiana. Questa è la sua storia.

Ugo Frigerio esulta per la vittoria nei 10 km di marcia alle Olimpiadi di Parigi 1924

UGO FRIGERIO, UNA SERIE DI VITTORIE AL GRIDO DI “VIVA L’ITALIA”

“Viva l’Italia!”. Con tutto il fiato che gli è rimasto Ugo Frigerio urla questa frase patriottica a pieni polmoni ogni volta che taglia il traguardo per primo, anche nelle sue numerose gare all’estero. E le vittorie di questo straordinario sportivo dell’atletica leggera italiana lo hanno consacrato a mito assoluto della marcia.

Nato a Milano il 16 settembre 1901, Ugo Frigerio esordisce vincendo in una competizione agonistica nel 1918, a 17 anni. L’anno successivo vince il titolo italiano sui 10 km di marcia, che conserva imbattuto fino al 1924 e che rivince nel 1931.

Ugo Frigerio è il primo rappresentante dell’atletica italiana a vincere l’oro olimpico. Ed è anche l’unico che abbia doppiato il successo nella stessa edizione dei Giochi del 1920 e che lo abbia ribadito quattro anni dopo.

Ugo Frigerio è denominato il “Ragazzo di Anversa”: alle Olimpiadi tedesche, infatti, sigla il suo primo capolavoro. Conquista tutti gli ori olimpici in palio per la marcia: nella 3.000 metri e nella 10 chilometri. Un risultato storico che lo consacra anche come inventore della marcia atletica.

Ugo Frigerio doppio oro alle Olimpiadi di Anversa 1920

Quattro anni dopo, bissa il successo olimpico a Parigi nel 1924: dopo che i 3.000 metri sono eliminati, Ugo Frigerio si conferma campione sui 10 km, unica gara di marcia a quei Giochi.

Durante il servizio militare, Ugo Frigerio porta alla vittoria il suo Reggimento nello “Scudo d’Italia Nelli”, gara di marcia a squadre. Siamo nel 1921 e nello stesso anno il bersagliere azzurro vince i titoli italiani dei 3.000 e 10.000 metri di marcia tesserato proprio per il 12° Bersaglieri, affiliato alla Federazione.

UGO FRIGERIO, L’INVENTORE DELLA MARCIA ATLETICA GAREGGIA IN TUTTO IL MONDO

Nel 1925 Ugo Frigerio è protagonista di una tournée negli Stati Uniti con eccellenti risultati. Stabilisce ben sei record del mondo al coperto, ma all’epoca i primati indoor non sono ancora registrati ufficialmente.

A New York viene organizzata una manifestazione atletica a favore del 14° Reggimento Fanteria USA e gli chiedono, trattandosi di una iniziativa di beneficenza, se possano contare sulla sua partecipazione: “Figuratevi – risponde esultante – figuratevi! Non sanno lor signori che io sono un bersagliere? E quando ho a che fare con i soldati sono felice. Non facciamo complimenti, da questo momento sono a disposizione dell’Esercito Federale!”.

Il suo è un trionfo, un successo impressionante: Ugo Frigerio viene salvato dalla folla entusiasta da alcuni spettatori italiani, tra cui il famoso tenore Beniamino Gigli e il lottatore Renato Gardini. In America Ugo Frigerio disputa 15 gare sulle piste in legno di New York, Boston, Buffalo, Cleveland, Detroit, Montreal, Ottawa, con undici vittorie e sei primati mondiali stabiliti.

Nel 1928 ad Amsterdam la marcia viene esclusa dal programma delle Olimpiadi. Ugo Frigerio decide di abbandonare le gare. Rientra successivamente per partecipare ai Giochi di Los Angeles del 1932, dove conquista il bronzo nella 50 km.

Ugo Frigerio viene scelto per due volte come portabandiera dell’Italia nella cerimonia di apertura dei Giochi, nel 1924 a Parigi e nel 1932 a Los Angeles: un vero onore per lui, sempre così patriottico.

Alla fine degli anni quaranta, il CT della Nazionale Giorgio Oberweger affida a Ugo Frigerio la supervisione della marcia. La sua base di allenamento è al Parco di Monza e gli atleti vengono ospitati nella storica Trattoria dell’Uva. 

Proprio Oberweger, che in seno al Council della Federazione Internazionale è responsabile del settore marcia, si avvale della consulenza di Ugo Frigerio per completare la regola relativa alla specialità.

Nel 1952 alla originaria definizione “la marcia è una progressione di passi” fa aggiungere due comma che obbligano i giudici a verificare il contatto continuo con il terreno e il bloccaggio del ginocchio.

Ugo Frigerio viene indicato come il vero inventore della marcia atletica, il suo stile è perfetto e proprio lui stesso spiega il perché nella sua biografia: “La mia doppia e inattesa vittoria ad Anversa sollevò molti malumori fra molti dei miei avversari. Con la mia giovanile baldanza avevo contato molto sull’ausilio delle braccia che molti supercompetenti avevano sempre condannato. Io l’avevo invece considerato indispensabile elemento propulsore, per camminare velocissimo in rigidissimo rispetto disciplinare.”.

Ugo Frigerio non viene mai squalificato. E il miglior commento al suo incedere viene dal britannico George Edward Larner, doppio campione olimpico a Londra 1908: “Come marcia questo bruno italiano, così meraviglioso anche per la sua giovane età. Non ho mai visto nella mia lunga carriera un marciatore dallo stile impeccabile come il suo. È un reale godimento vederlo lasciare gli avversari con grande facilità, senza alterare minimamente il proprio stile.”.

Ugo Frigerio muore il 7 luglio 1968 a Garda, a 66 anni. Nel maggio 2015 gli viene dedicata una targa inserita nella Walk of Fame dello sport italiano al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservata agli sportivi azzurri che si sono distinti in campo internazionale.

Un super campione che va ricordato come una delle leggende dell’atletica italiana: un fiore all’occhiello dello sport azzurro considerato l’inventore della marcia professionale. “Viva l’Italia”, Viva Ugo Frigerio.

Ugo Frigerio taglia il traguardo olimpico

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Giornalista, onnivora di cultura a 360º. Lavoro nel campo dei media, in particolare nel mondo dell'informazione e social. Lo sport è una delle mie tante passioni, coltivata sul campo, sui libri e sullo schermo.

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