Klaus_Dibiasi_1968

Klaus Dibiasi con la medaglia d’oro conquistata a Città del Messico (Fonte Wikipedia)

È una grande soddisfazione finire alle spalle di un campione come Klaus”. Città del Messico, è il 1968. Alvaro Gaxiola ha appena concluso quella che forse è stata la gara più importante di tutta la sua carriera. Ha 31 anni ed è riuscito a conquistare, per la prima e unica volta nella sua vita, una medaglia olimpica: non ci era riuscito a Roma nel 1960 e nemmeno a Tokyo quattro anni più tardi. Inoltre, non va dimenticato, l’impresa della quale si è appena reso protagonista è avvenuta davanti al pubblico amico. Per lui, messicano di Guadalajara, non ci può essere niente di meglio che toccare l’apice della propria carriera davanti ai suoi connazionali. Eppure Alvaro quel giorno non arriva primo e lui stesso riconosce che chi lo ha preceduto lo ha fatto perché è un campione assoluto. Ha esattamente dieci anni di meno di Alvaro, ma nel suo palmarès figurano già due argenti olimpici: uno vinto pochi giorni prima, l’altro ottenuto in Giappone quando non era ancora maggiorenne. Insomma, le differenze tra lui e Alvaro ci sono tutte e il messicano non esita a riconoscerlo: Klaus Dibiasi è di un’altra categoria.

Quella del 1968 è, per l’atleta azzurro, un’olimpiade fondamentale, nella quale il tuffatore italiano si conferma all’altezza delle aspettative. Ottiene subito un secondo posto nel trampolino da tre metri e, alcuni giorni più tardi, batte tutti gli avversari e supera se stesso, arrivando sul gradino più alto del podio nella gara dai dieci metri, la stessa che lo aveva visto conquistare l’argento a Tokyo. La prima gara è una grande sorpresa in quanto, come riporta Giorgio Fattori su la Stampa Sera Dibiasi “è considerato specialista nei tuffi dalla piattaforma (metri 10)”. Il giovane tuffatore però non si tira indietro e riesce a chiudere alle spalle dello statunitense Wrightson, preparandosi al meglio per la sfida dai dieci metri.

Una sfida questa che, come appena visto, lo oppone al padrone di casa Alvaro Gaxiola. Il messicano, ormai avanti con l’età, vuole ottenere il massimo risultato possibile davanti al suo pubblico e chiudere così la sua lunga carriera, ma quella sera trova davanti a sé un avversario imbattibile, come riconoscerà lui stesso. Non subito, però. Durante la gara, infatti, è proprio il messicano a entrare in polemica con i giudici rei, a suo dire, di voler favorire un europeo. Accuse, queste, dettate dalla foga del momento, dalla tensione della sfida. Una sfida giocata tuffo dopo tuffo, lealmente. A spiegarlo è lo stesso Gaxiola che, resosi conto di essere andato un po’ oltre con le polemiche, si presenta la mattina dopo nel ritiro azzurro per riappacificarsi con l’avversario: “Mi sono reso conto – spiega ai cronisti presenti quel giorno – che non avrei potuto in nessun modo battere Klaus. Soltanto con grande fortuna, ovvero se lui avesse commesso errori gravi, sarei stato in grado di superarlo. Ho cercato di rispondergli tuffo su tuffo, ma lui in tutti è stato migliore di me. Ora sono convinto, la medaglia d’argento dietro un campione come lui è la più grande soddisfazione della mia vita”.

In fondo, Alvaro conosce bene Klaus da quando, alcuni anni prima, il padre Carlo lo ha ospitato a Bolzano e ne conosce l’incredibile valore. Lo sa bene anche il tedesco Lothar Matthes, che a quell’olimpiade difende i colori della Germania dell’Est, anch’egli rapito dalle capacità dell’atleta azzurro e testimone della grandiosa sfida che ha avuto luogo nella piscina di Città del Messico, spiega: “Contro il Dibiasi di questo momento non c’è nulla da fare, tutti noi lo sapevamo. È logico però che Gaxiola si sia battuto al limite delle energie, gareggiava di fronte al suo pubblico”.

Insomma, la gara dalla piattaforma dai 10 metri dell’olimpiade del 1968 entra dritta nella storia dello sport e, come si può leggere dalle dichiarazioni raccolte da Bruno Perucca su la Stampa Sera, sono gli stessi testimoni e protagonisti dell’epoca a rendersene immediatamente conto.

Dopo quella gara Gaxiola si ritirerà, mentre Dibiasi continuerà a scrivere pagine indimenticabili della storia dello sport azzurro, conquistando altri due ori olimpici a Monaco e Montreal, diventando un vero e proprio mito di questa disciplina.

Di Klaus Dibiasi si potrebbe riportare l’intero, impressionante, palmarès. Si potrebbero citare gare indimenticabili, le gesta memorabili di un grandissimo campione. Ma per descrivere ciò che questo straordinario atleta ha rappresentato per il mondo dei tuffi non c’è niente di meglio che usare le parole di Giorgio Cagnotto, suo avversario e amico: “I tuffi prima di lui erano un’altra cosa. Klaus li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica”. Chapeau.

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Federico Sanzovo
Neolaureato e aspirante giornalista, scrivo su carta dal 2008. Sono tra i fondatori di Azzurri di Gloria. Mi occupo di blogging, web writing e social media managing. Amo il web, ma il profumo della carta stampata...

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