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Lo stadio Panathinaiko -Atene 1896 da epipaidea.com

“A piedi vidi l’Austria, l’Ungheria, la Croazia, l’Erzigovina, la Dalmazia e la Grecia, la bella Grecia, che lasciò in me un ricordo indelebile”. Carlo Airoldi dice addio al suo sogno con poche, semplici parole riportate sul periodico “La Bicicletta” del 18 aprile 1896. Il traguardo della maratona, gara che voleva a tutti costi correre e vincere, non lo vede. Sente solo le urla della gente e il colpo di cannone e capisce che è finita. Gira le spalle ad Atene e torna a Milano, a piedi.

Iniziano con un profondo rammarico e un senso di grande ingiustizia le Olimpiadi volute dal Barone Pierre de Coubertin, le prime dell’epoca moderna. Airoldi, nato a Origgio, operaio di una fabbrica di cioccolata, ha percorso a piedi oltre 2 mila chilometri, da Milano ad Atene, per partecipare “alla gara più importante, la più lunga, quella che si svolge l’ultimo giorno: la maratona”. Un viaggio di 28 giorni paragonabile alle gesta degli antichi eroi. E il principe Costantino, presidente onorario del Comitato Olimpico, teme questo strano personaggio con i baffi a manubrio neri e i possenti bicipiti. Airoldi è capace di superare ben altre distanze che i semplici 40km della maratona e può essere un serio pericolo per gli atleti ellenici (la distanza diventerà di 42,195km alle Olimpiadi di Londra del 1908, quelle di Dorando Pietri, quando la regina Alexandra decise di spostare il traguardo per permettere ai figli di vedere l’arrivo della gara dalla propria nursery). La vittoria di Airoldi nella corsa in 12 tappe Torino‐Marsiglia‐Barcellona, terminata sorreggendo il rivale e amico francese Louis Ortegue, è la scappatoia che serve al principe. Per quella competizione il maratoneta italiano riceve 500 pesetas di rimborso spese, una cifra considerata sufficiente per etichettarlo come professionista ed escluderlo dai Giochi, come previsto dalle regole di de Coubertin.

Un semplice no non basta però per fermare Airoldi. Il testardo italiano si presenta comunque al via il 12 aprile insieme ad altre 10 persone e un mare di folla. Approfitta proprio dell’entusiasmo del pubblico, che inizia a seguire la gara correndo, per unirsi al gruppo: “Avevo un piano. Entrare nello stadio insieme ai greci, batterli sul filo, reclamare al Re la mia medaglia”. All’ingresso dello stadio però un giudice lo intercetta. Airoldi prova ad andare avanti, ma l’intervento dei soldati lo costringe a fermarsi. Spyridion Louis, greco, vince la Maratona. Dopo di lui tagliano il traguardo altri due suoi connazionali. Mentre Louis diventa un eroe, con tanto di casa regalata (“ma per i greci e il barone francese non è professionismo”, commenta in seguito Airoldi), il podista lombardo passa una notte in cella. Il 26enne di Origgio non è il solo ad essere fermato prima della linea finale. Un francese, probabilmente Albin Lermusiaux, viene assalito durante la gara. Un prete greco irrompe nel tracciato e prende il malcapitato corridore per il collo, bloccandolo. Una somiglianza singolare con l’episodio che ha coinvolto il brasiliano Vanderlei Lima nel 2004 ad Atene. La sua colpa? Essere in anticipo rispetto al 22enne favorito della corsa Louis.

La storia di Carlo Airoldi torna sotto i riflettori ogni 4 anni a ridosso delle Olimpiadi, ma viene vissuta ogni giorno a Origgio attraverso il lavoro e la passione della Polisportiva Airoldi. Simbolo dell’Associazione sono i cinque cerchi olimpici e i colori azzurro e bianco. Nata nel 1972 con solo tre discipline (atletica, basket e calcio) oggi la Polisportiva è cresciuta grazie a una convenzione con la locale Parrocchia e con l’amministrazione comunale per l’uso degli impianti sportivi e ha aggiunto alle sue attività anche pallavolo, nuoto, ciclismo, pattinaggio e arti marziali. Obiettivo: unire le persone grazie allo sport e trasmettere l’amore per lo sport alle persone.

Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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