MILANO, dai nostri inviati alla Gazzetta dello Sport Marco Corradi, Luca Lovelli, Federico Mariani e Federico Sanzovo
La nostra chiacchierata con Riccardo Crivelli, giornalista de La Gazzetta dello Sport, continua parlando delle prestazioni di tennis e boxe alle Olimpiadi di Rio 2016. Ovviamente non può mancare anche un bilancio generale sulla manifestazione.
Riccardo, sicuramente non il tennis italiano a Rio ha un po’ deluso…
‘’Sicuramente il tennis italiano alle Olimpiadi merita un voto negativo, è stato salvato solo parzialmente dall’ottimo torneo di Fognini, almeno finchè ha finito per non capirci più nulla contro Murray quando aveva la gara dalla sua parte, ma aveva di fronte un giocatore fortissimo, che ha dimostrato in seguito tutte le sue doti. Sicuramente la reunion Errani-Vinci era finalizzata alla vittoria olimpica, e sono uscite al 1° turno, e questa è una ferita aperta: posso dire che il tennis è stato uno degli sport usciti peggio dalle Olimpiadi’’.
Spesso il calendario del tennis alle Olimpiadi è congestionato e impone agli atleti dei ritmi folli per competere su tutti i fronti. Non è forse il caso di togliere il doppio misto?
‘’Ribadisco che, dal mio punto di vista, il tennis potrebbe anche non esserci alle Olimpiadi, poi capisco che il CIO voglia veder rappresentati tutti gli sport, ed un’Olimpiade con Djokovic, Murray, Nadal e Federer che prima dell’infortunio aveva detto che il torneo a cinque cerchi sarebbe stato uno dei suoi obiettivi principali, attira molti appassionati e dà grande prestigio. E’ vero che si potrebbe studiare una formula diversa, che però non riguarda il prolungamento del torneo a 10-15 giorni come se fosse un Masters 1000, anche perché il calendario è talmente compresso che i tennisti ci sono andati giusto perché è l’Olimpiade, altrimenti avrebbero evitato: la medaglia del doppio misto, che vede giocare gli stessi giocatori qualificati per le altre discipline, non aggiunge nulla a mio avviso. Sfido chiunque a conoscere il vincitore del doppio misto a Londra 2012, dunque potremmo tranquillamente togliere questo torneo: dubito però che il tennis si abbasserebbe alla perdita di un titolo olimpico’’.
Anche la boxe italiana è uscita molto male da questa Olimpiadi. Oltretutto anche i giudici sono stati a dir poco scandalosi…
“Non è stata la peggiore di sempre, perché dopo il 1988, con Parisi oro a Seul, abbiamo fatto due edizioni nel 1992 e nel 1996 dove, malgrado le premesse, eravamo andati molto male, con Piccirillo che era da oro ed uscì malamente al primo turno con un finlandese. Diciamo che è stata la peggior Olimpiade di questa gestione federale, che aveva ottenuto grandi risultati. Partendo dalla questione-giudizi, dico che è stata un’Olimpiade scandalosa, come si è potuto intuire dal fatto che tutti i giudici sono stati messi sotto processo dall’AIBA, che tra l’altro dovrebbe processare sé stessa per tutta una serie di vicende che non sto qui ad elencarvi, dai finanziamenti particolari ricevuti da paesi poco democratici, all’idea di gigantismo di fare dell’AIBA l’unico ente che certifica i campioni del mondo, a scapito di una tradizione che vive negli Stati Uniti da 100 anni con le varie WBA e WBC: un protagonismo che ha fatto molto male alla boxe ed ha portato a un clamoroso passo indietro. Da Pechino a Londra, la boxe, nonostante lo scandaloso verdetto pro-Joshua ed il furto a Cammarelle, sembrava essersi ripulita, prima di ripiombare nei giochetti politici e tornare a livelli impensabili negli ultimi 4 anni: Russo ha perso contro un pugile che è diventato campione olimpico immeritatamente, vincendo una ripresa che invece gli è stata data per persa. Non era il miglior Russo, ma un pugile come lui, vincendo la prima ripresa, avrebbe impostato un tipo di combattimento diverso rispetto a quello messo in atto da un Russo che sapeva di essere stato derubato e dover rimontare: sicuramente è stato un verdetto incanalato, e poi il russo è stato portato fino in fondo ed ha vinto un titolo totalmente immeritato, come se il verdetto fosse già scritto. È stata un’Olimpiade con alcuni verdetti assurdi: ho assistito di persona al match precedente, dove combatteva un brasiliano che era sull’orlo del ko e doveva essere fermato per evitare conseguenze gravi, ma non solo non l’hanno fermato, addirittura gli hanno dato vinti ripresa e match. La boxe si era ripulita, ma siamo tornati indietro di anni luce: spero che si possa trovare una soluzione, anche se si tratta sempre di questioni politiche. Per quanto riguarda l’Italia, è stata una spedizione tragica, forse lo sport uscito peggio dall’Olimpiade, ma del resto questi risultati sono figli di una politica che andava bene quando avevamo i pugili di alto livello e non ci curavamo dell’eredità seguente, pascendoci delle loro vittorie: ora ci ritroviamo a ripartire da zero, anche perché i 2-3 che sembravano buoni, penso a Cappai, hanno dimostrato di non valere quel livello’’.
Cosa ne pensi dell’ingresso dei boxeur professionisti alle Olimpiadi? Carmine Tommasone ci ha inoltre confessato come si sentisse un corpo estraneo rispetto alla spedizione…
‘’Non ho dubbi che questo corrisponda al vero: si è trovato inserito in un gruppo che, bene o male, lavora insieme da 10 anni ed ha fatto un percorso insieme nelle giovanili ecc. Tommasone non aveva nulla da perdere, aveva esperienza maturata nei pro’ che gli è stata molto utile, ma comunque resto molto scettico su quest’idea dei professionisti: tendo a non credere che i big della boxe mondiale finiranno col tentare la carta olimpica, posso capire che la boxe voglia adeguarsi agli sport più alla moda come tennis e basket ed ottenere maggior visibilità, ma credo che la tradizione dello sport olimpico vada preservata. Il pugile deve fare il dilettante, seguire il percorso da dilettante per vincere l’oro olimpico e poi scegliere se restare dilettante o diventare pro’: credo che questa commistione non faccia bene all’Olimpiade, e non credo che Joshua, quanto tra 4 anni sarà campione dei campioni sui pesi massimi, tornerà alle Olimpiadi per combattere contro un Vianello. Ma non perché abbia qualcosa contro Vianello, ma semplicemente perché la boxe professionistica offre un guadagno ed un prestigio che spingono a trascurare tutto il resto, a partire dalle Olimpiadi stesse, e non gli verrebbe in tasca nulla dalla partecipazione ai Giochi, vedendo anche le ‘’borse’’ della boxe. Il disegno dell’AIBA, comunque, è quello di diventare l’ente di riferimento per tutti i campionati del mondo, che è una follia: in Italia le sirene dell’AIBA che offre la possibilità di diventare campione del mondo possono attirare i pugili, in Russia o negli USA, paesi con un forte movimento professionistico, sinceramente l’Olimpiade non aggiunge nulla’’.
Passiamo invece alla pallavolo: grande risultato per gli uomini, delusione cocente per le donne.
‘’Sicuramente la pallavolo femminile è lo sport più seguito e praticato a livello di numeri, ha una popolarità che va oltre la forza del movimento per meriti propri e di marketing, con la creazione di alcuni personaggi-chiave per la crescita di questo sport. Il problema è stato il cortocircuito tecnico tra l’allenatore e il gruppo: la federazione può intervenire, ma se si rompe qualcosa c’è poco da fare. E’ successo il contrario, invece, per la pallavolo maschile: Blengini doveva essere solo un coach a tempo in attesa d’altro e di un arrivo messianico simile a quelli di Velasco e Berruto, invece si è messo a disposizione del gruppo, ed ha creato un’armonia ed una squadra fantastica, che ha trascinato il pubblico e ha creato un seguito fenomenale, aiutato anche dagli orari. Lo stesso è successo per il beach volley, nonostante gli orari proibitivi: non ho visto la finale a causa degli accessi limitati imposti dai brasiliani, che vedevano in quella gara la ‘’finale della vita’’, dopo l’uscita al femminile, ma è stato comunque bello vedere 20mila persone assistere alla sfida incuranti dell’acquazzone ed a mezzanotte, in una serata tra l’altro abbastanza fredda. Quella finale è stata un evento per i brasiliani che hanno vinto, e per noi, sdoganando uno sport che inizialmente sembrava destinato a portarci grandissimi risultati al momento della sua nascita, vista la forte tradizione della pallavolo. In realtà, il passaggio già tra la pallavolo indoor e il beach non è stato così scontato come si pensava: non è sufficiente prendere due giocatori forti nella pallavolo per trasformarli in due fenomeni del beach. Speriamo che questa medaglia consenta al movimento del beach di fare il salto di qualità: servirà convincere qualche giocatore dell’indoor che il beach volley può diventare una realtà importante, anche perché questo capita di rado, e con giocatori come Martino che non erano riusciti a sfondare nel volley’’.
Oltretutto nella finale maschile qualche decisione dubbia dell’arbitro è andata a favore del Brasile…
‘’Sicuramente ci sono stati un paio di punti contestati, che avrebbero potuto cambiare l’inerzia della partita: era giusto porre l’attenzione sull’arbitraggio, anche se era difficile immaginare degli arbitri non condizionati dall’atmosfera del Maracanazinho per una finale più attesa di quella del calcio, dopo i fallimenti del calcio al femminile, del volley femminile e di altre squadre. C’è stata molta pressione, anche perché fino alla semifinale i brasiliani tifavano per noi, mentre poi giustamente erano compatti per la loro nazionale: ci sono stati punti contestati, ma non possiamo negare che l’Italia della finale sia stata la peggiore del torneo, per questioni mentali o di eccessiva tensione, nella quale pesa anche la carica del Brasile, arrivato in finale dopo aver rischiato di uscire nel girone. L’Italia non ha giocato la sua miglior gara, anzi, e come spesso succede, da noi si proietta tutto sugli sfavori arbitrali: è vero che l’Italia ha avuto qualche decisione a sfavore, però non avendo giocato al suo livello e non avendo meritato di vincere per la sua prestazione, non può crearsi questi alibi. Il Brasile è stato più costante per tutta la gara, e l’Italia è stata sottotono rispetto al resto del torneo’’.
Venendo infine alle considerazioni finali sulla spedizione italiana a Rio 2016, abbiamo ottenuto 28 medaglie, lo stesso piazzamento nel medagliere (9° posto), lo stesso numero di ori e più argenti. I più ottimisti davano, alla vigilia, 25 medaglie agli azzurri, ed alcuni addirittura 20: come valuti la spedizione azzurra? Ci sono state, come sempre, delusioni e sorprese…
‘’Come sempre, alle Olimpiadi si compensano delusioni e sorprese, ma sostanzialmente è stata un’Olimpiade positiva dal punto di vista numerico, perché 28 medaglie rappresentavano il massimo possibile: credo che il CONI alla vigilia sarebbe stato soddisfatto da un’Olimpiade con 20-22 medaglie e 7-8 ori, con 28 è un’ottima spedizione, anche se le medaglie andrebbero pesate. Nella scherma siamo andati peggio del prevedibile, nel tiro a segno/a volo abbiamo preso il possibile ed anche di più: noi continuiamo a fare affidamento su questi due sport, che però da un quadriennio con l’altro possono passare da 10-12 medaglie a 2-3. Siamo carenti/inesistenti nell’atletica perché non ricaviamo più nulla da questo sport, anche se mancava Tamberi che era la nostra carta migliore: è chiaro che un Paese che arriva a 28 medaglie, ma non ottiene nulla dall’atletica, si può definire di buon livello, ma non di altissimo livello. La medaglia più importante è stata quella di Paltrinieri, perché arriva dal nuoto che è una specialità universale e da una gara difficilissima come i 1500m: l’Olimpiade, comunque, si può definire come buona, e credo che abbia soddisfatto Malagò, che non vede dubbi su un’eventuale rielezione, ma alcuni movimenti sportivi andranno rivisti e risistemati. E’ chiaro che l’atletica è diventato uno sport sempre più universale e dunque è difficile vincere, ma noi abbiamo difficoltà anche a passare le batterie o centrare le finali. C’è molto lavoro da fare, poi il discorso potrebbe ampliarsi sull’organizzazione sportiva italiana o lo sport nelle scuole, ma rischieremmo di dilungarci: noi dobbiamo aumentare le medaglie nell’atletica o nel nuoto, dove non si vedono possibili prospetti dopo Detti, Paltrinieri e la Pellegrini. Nel 2012 il 5° posto di Paltrinieri lasciava intravedere un roseo futuro, ora questo non succede nel nuoto, e quindi ci sarà molto da lavorare nei prossimi 4 anni. Devo dire, però, che abbiamo ritrovato alcune squadre che sembravano perse negli anni scorsi o che potevano stentare: penso alla pallavolo maschile, che ha ancora la maledizione dell’oro, però ha costruito un senso d’appartenenza fantastico e consentirà al movimento di aumentare i tesserati e coinvolgere tantissimi giovani. In quello sport abbiamo costruito i presupposti per essere forti anche nei prossimi 4 anni, sono eredità che andranno cavalcate dalla FiPAV: il volley aveva vissuto momenti esaltanti, poi ha avuto un andamento altalenante, ma il fatto che Zaytsev abbia scelto di tornare in Italia, è indicativo di come si possa rilanciare definitivamente il movimento pallavolistico italiano. Veniamo da stagioni difficili e fallimenti di club importanti, ora potremo sfruttare quest’onda positiva’’.