Roma 1908 fu il primo caso di ritiro della candidatura per la Città Eterna che, circa un secolo dopo, ne avrebbe prima presentate e poi revocate altre due. A inizio Novecento, però, non fu il governo, nazionale o cittadino che sia, a opporsi ai Giochi, bensì un vulcano
Roma 1908: la prima candidatura ritirata
Il 21 aprile 753 avanti Cristo nasceva Roma. Ora, ripercorrere l’intera storia della Città Eterna è impresa ardua che poco ha a che fare con la nostra testata sportiva (e, tra l’altro, chi scrive non avrebbe nemmeno le capacità per trattare un argomento così complicato).
Di Roma, però, si può scrivere molto per quanto riguarda le Olimpiadi: nel 1960 la città dei papi ospitò l’unica edizione dei Giochi estivi disputata in Italia e, contestualmente, vi si tennero le prime Paralimpiadi. Ma la capitale italiana è legata alle Olimpiadi anche per le tante edizioni mancate: Roma 2020 fu bloccata dal governo Monti, in una fase caratterizzata da una pesante crisi economica, mentre la candidatura per il 2024 è stata fermata pochi mesi fa dal nuovo sindaco del Movimento Cinque Stelle, Virginia Raggi.
Sono storie note, legate all’attualità che ha interessato non solo gli appassionati di sport, ma tutti i cittadini. Pochi sanno, però, che a impedire per la prima volta che i Giochi si tenessero all’ombra del Colosseo fu un vulcano. Era il 1906, Roma si stava preparando a ospitare le Olimpiadi quando il Vesuvio eruttò.
Roma 1908: l’eruzione del Vesuvio
La scelta di organizzare la quarta edizione delle Olimpiadi moderne arrivò dopo la mancata partecipazione ai Giochi di Saint Louis di una rappresentativa azzurra: negli Stati Uniti, infatti, si presentò il solo Frank Bizzoni. Il piano di rilancio dello sport azzurro attraverso l’organizzazione dell’Olimpiade, però, venne bloccato dal Vesuvio.
L’esplosione del vulcano avvenne nei primi giorni di aprile: la sua violenza fu spaventosa e il fatto che ci si trovasse davanti a un’immensa tragedia fu immediatamente chiaro ai cronisti dell’epoca. Il quotidiano torinese La Stampa titolò, in quelle giornate di primavera: “La nuova immane sciagura italiana. Torre Annunziata accerchiata dalla lava”. L’edizione del 9 aprile 1906, infatti, dedicò l’intera prima pagina a quella che sarebbe rimasta la più grave eruzione del Vesuvio del XX secolo e che sarebbe andata avanti fino agli ultimi giorni del mese. A dare l’idea di quello che rappresentò per gli italiani di allora questa eruzione, possono essere utili le parole di un corrispondente de Il Mattino: “L’aumento della lava, la caduta di piccoli proiettili giungenti fin qui, i boati assordanti e paurosi, i frequenti scotimenti della terra facevano temere qualche terribile avvenimento”. Il coraggioso cronista fu uno dei testimoni di quella grande eruzione che, una volta terminata, lasciò a terra centinaia di vittime: furono oltre 200 i morti e più di 100 i feriti gravi. A rendere la situazione ancora più difficile per il governo italiano, retto da Sonnino prima e da Giolitti poi, fu l’immenso numero di sfollati che si attestò intorno ai 34.000.
Questa situazione si rivelò, come è facile immaginare, ingestibile da parte italiana: tutte le risorse disponibili vennero utilizzate per fare fronte alla tragedia che si era consumata in Campania, richiedendo un grosso sacrificio al Paese. Inutile dire che i fondi per le Olimpiadi furono tagliati.
Roma 1908 diventa Londra 1908
La necessità di fare fronte a questa crisi impose allo Stato italiano, già in difficoltà dal punto di vista economico, di rinunciare all’organizzazione dei Giochi. A quel punto si dovette trovare un’altra città disposta a organizzare la futura edizione delle Olimpiadi moderne. La scelta cadde su Londra, in quanto la capitale inglese fu l’unica a proporsi per sostituire la Città Eterna. Fu così che Londra ospitò i Giochi della IV Olimpiade, una spedizione che si rivelò non essere molto fortunata per gli atleti azzurri. Le medaglie che attraversarono lo stretto della Manica per raggiungere lo Stivale furono a malapena quattro, equamente divise tra ori e argenti.