Il 2017 di Gianlorenzo Blengini ha avuto due volti: il primo vincente ed esaltante con la Lube Civitanova, il secondo deludente e privo di acuti con la Nazionale.
DAL DOUBLE MARCHIGIANO AL FLOP AZZURRO: IL 2017 DI BLENGINI
Dai trionfi con la Lube alle delusioni. Così si potrebbe riassumere il 2017 di Gianlorenzo “Chicco” Blengini. Il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana è reduce da un’annata dai due volti tra loro assai contrastanti. Dapprima c’è stata la stagione da allenatore della Lube Civitanova, l’ultima con il doppio ruolo di tecnico di club e selezionatore nazionale. Nelle Marche, l’ex Latina ha lasciato decisamente il segno: vittoria della Coppa Italia e dello Scudetto, conquistando una doppietta inedita nella storia della squadra biancorossa. Dopo l’argento di Rio, due risultati straordinari, a cui va aggiunto anche l’ottimo terzo posto in Champions League. Salutata la Lube ed i suoi tifosi calorosi, ecco l’impegno con la Nazionale, divenuta da maggio l’unica sua preoccupazione. Le aspettative erano elevate, sia per il livello del roster azzurro, sia per il “tocco magico” di “Chicco”, divenuto un Re Mida pallavolistico. Come sappiamo, purtroppo, l’avventura azzurra post olimpica non è stata affatto come ce la si attendeva. Anziché ricominciare a mietere successi, sono arrivate le sconfitte in serie. La World League si è rivelata un disastro, con l’ultimo posto nel girone e la mancata retrocessione solamente grazie al nuovo format che prevede la presenza dell’Italia per i prossimi anni. All’Europeo la situazione non è migliorata: dopo la qualificazione come seconda nel Pool B, è arrivata la convincente vittoria negli spareggi per i quarti di finale contro la Turchia, prima della resa incondizionata contro il Belgio. Un anno surreale, fatto di vette clamorose e discese inaspettate.
I PROBLEMI IN CAMPO
Ovviamente, ora ci si interroga su cosa è andato storto ed anche le scelte di Blengini sono oggetto di discussione. C’è chi lo accusa di non aver fatto il possibile per trattenere Ivan Zaytsev in Nazionale nei giorni della querelle riguardante lo sponsor delle scarpe dello Zar. Dall’altra parte, la decisione di estromettere il campione umbro è vista anche come un modo per infondere serenità all’ambiente, lasciando fuori dal campo d’allenamento le polemiche. Ma al di là dei punti di vista sulla gestione degli uomini, resta evidente la differenza nel tipo di gioco espresso tra la Lube Civitanova e la Nazionale italiana, rispettivamente il top ed il flop dell’annata di “Chicco”. La creatura marchigiana di Blengini ha costruito i suoi successi su uno strapotere fisico evidente nei momenti topici, su una difesa granitica e su un cinismo nel contrattacco vicino alla perfezione. L’Italvolley non si è mai avvicinata nemmeno lontanamente a quegli standard ed ha mostrato difficoltà proprio in quelli che erano punti di forza della Lube blenginiana. Questione di materiale umano diverso, certo, ma anche di un sistema di gioco non assimilato bene e, forse, non perfettamente calzante per gli azzurri, apparsi scarichi e senza nemmeno un guizzo di fantasia. Vero, meglio avere un Juantorena in squadra piuttosto che costruire un sestetto privo dei suoi colpi, ma Lanza ed Antonov non avrebbero dovuto far rimpiangere l’Hombre. Sicuramente Sokolov ha una potenza fisica senza eguali in Italia, ma Vettori è pur sempre un opposto dal rendimento costante, uno dai punti pesanti. Addirittura, in regia, agli azzurri potevano contare su un palleggiatore più pulito e talentuoso rispetto a Christenson. Eppure, anche Giannelli non è apparso mai nel pieno della condizione fisica, incapace di cambiare passo e talvolta incappato in errori di valutazione non da lui. Ne emerge un quadro difficilmente pronosticabile alla vigilia.
RIFLESSIONI SUL FUTURO
Ed ora? Cosa dobbiamo attenderci dall’Italvolley maschile nel futuro? L’anno prossimo ci sono i Mondiali, un appuntamento da non steccare. Probabilmente, l’assenza di un club a cui pensare potrebbe tornare utile al CT per ricaricare le batterie e lavorare per correggere quanto non è andato per il verso giusto. Vincere aiuta a vincere, è vero, ma anche una piccola pausa di riflessione può dare i suoi frutti. Sicuramente, dopo un 2016 esaltante in azzurro e deludente a livello di club ed un 2017 da incorniciare con la Lube e da dimenticare in Nazionale, serve un 2018 perfetto. Riportare l’Italia sul tetto del mondo dopo 20 anni potrebbe essere l’impresa giusta per svoltare il momento difficile ed entrare di diritto tra i mostri sacri del volley azzurro. Un nuovo flop rischierebbe di avere conseguenze disastrose sulle sua gestione. Il suo predecessore sulla panchina dell’Italvolley, Berruto, lasciò dopo un Mondiale ed una World League da incubo. Blengini non vuole ripetere lo stesso percorso e sogna di rialzarsi nel miglior modo possibile, conquistando un trofeo che manca dai tempi della Generazione dei Fenomeni. Un biglietto da visita perfetto per entrare nella storia.