Recentemente l’arciere azzurro Alberto Simonelli ha conquistato una medaglia mondiale gareggiando coi normodotati, ma non è il solo ad aver realizzato il sogno di gareggiare ai Mondiali o nelle Olimpiadi: ecco tutti i precedenti.
DALLE GARE PARALIMPICHE A QUELLE COI NORMODOTATI: L’ESEMPIO DI ALBERTO SIMONELLI
È un po’ il sogno di ogni atleta che si affaccia al mondo dello sport paralimpico, quello di diventare così forte e performante da guadagnarsi la possibilità di gareggiare coi normodotati, e in pochi sono riusciti a realizzarlo: il CIO non preclude questa chance ai paralimpici, lasciando alle singole federazioni internazionali la scelta sull’ammissione o non ammissione dell’atleta, e creando dunque un sistema di ”filtraggio” delle varie richieste prima di un’eventuale partecipazione alle Olimpiadi. Il sistema di scelta è semplice e brutale al tempo stesso: se protesi ecc costituiscono un potenziale vantaggio (basandosi su dati puramente scientifici), allora l’atleta riceve un ”no grazie” (con qualche contraddizione, come vedremo in seguito) e deve rimandare o riporre nel cassetto il suo sogno. La disciplina che ammette senza remore gli atleti paralimpici è il tiro con l’arco, a patto che si guadagnino la qualificazione e la conseguente convocazione per i tornei internazionali, e l’Italia è stata pioniera in tal senso: l’esempio più vicino nel tempo è quello di Alberto Simonelli, che ha conquistato una medaglia ai Mondiali di Città del Messico. Rolly, come viene chiamato, è uno degli atleti-guida del tiro con l’arco paralimpico, e aveva conquistato l’argento a Rio 2016 nell’arco compound: per lui la chiamata della Nazionale normodotati è arrivata tardi, ma dopo le tante soddisfazioni in Coppa del Mondo in questo 2017 (argento a Salt Lake City, argento individuale e oro a squadre/nel Mixed Team in Polonia, oro nel Mixed Team e argento a squadre in Romania), gli ha regalato una gioia che Simonelli ricorderà per tutta la sua vita. C’era proprio Rolly nel terzetto che ha conquistato l’argento nella gara a squadre dell’arco compound, e anche in una gara individuale che si è conclusa troppo presto: un Mondiale coi normodotati per il miglior azzurro dell’arco paralimpico, che non è stato l’unico italiano ad avere tale soddisfazione.
DA ELEONORA SARTI, A PISTORIUS A McKEEVER: TUTTI I PARALIMPICI CHE HANNO GAREGGIATO COI NORMODOTATI. E REHM…
Prima di Alberto Simonelli, infatti, era toccato all’altra azzurra dell’arco paralimpico Eleonora Sarti conquistare la convocazione coi normodotati (e prima di lei alla pioniera italiana, quella Paola Fantato che è un’autentica leggenda in ambito paralimpico: gareggiò ad Atlanta 1996, avevamo raccontato la sua storia), ottenendo un risultato di prestigio: Eleonora, tra le migliori interpreti mondiali del compound, era stata convocata dalla nazionale femminile per i Mondiali indoor di Ankara 2016, riuscendo a conquistare un favoloso bronzo iridato nella gara individuale. Una medaglia di prestigio, che la rende la miglior atleta paralimpica nelle esperienze coi normodotati: esatto, perchè gli arcieri azzurri non sono i soli atleti ad aver effettuato il salto dal mondo paralimpico a quello olimpico (nell’arco, la prima in assoluto è stata la neozelandese Fairhall a Los Angeles 1984).
In principio fu Brian McKeever a cimentarsi coi normodotati, e con buoni risultati: lo sciatore di fondo canadese, ipovedente e con una limitazione della vista dovuta a una malattia genetica (Sindrome di Stargard) che gli lascia solo un 10% di visibilità, ha dominato in lungo e in largo nelle Paralimpiadi, salvo poi tentare il grande salto e prendere il via ai Mondiali di Sapporo 2007 coi normodotati. Qui ha ottenuto un 21° posto nella 15km tecnica libera e il 33° nella 50km tecnica classica, la sua specialità prediletta, quella che stava per vederlo al via alle Olimpiadi invernali di Vancouver 2010: Brian, noto nel mondo paralimpico per essere talmente veloce da staccare la sua guida (il fratello), era stato convocato dal Canada, ma il ct spezzò il suo sogno olimpico preferendogli in extremis un atleta convocato inizialmente come riserva. Ha gareggiato coi normodotati a Londra 2012 Oscar Pistorius, schierato dal Sudafrica nella gara dei 400m e nella 4x400m dopo una lunga battaglia legale contro la IAAF, che inizialmente gli impediva di gareggiare e poi l’ha abilitato nel 2008, mentre non ci è riuscito Markus Rehm. Anche il tedesco, come Pistorius, utilizza le protesi, e la sua partecipazione avrebbe dato tutt’altro senso alla gara del salto in lungo: Rehm ha un personale di 8,40m, migliore di svariati medagliati tra Mondiali e Olimpiadi, ma la IAAF ha ritenuto la sua protesi ”un vantaggio nello stacco” e gli ha impedito di prendere parte sia alle Olimpiadi di Rio 2016, che ai Mondiali di Londra. Un’ingiustizia, perchè di fatto la situazione del tedesco non è molto diversa da quella di Pistorius, e siamo sicuri che Markus continuerà a inseguire questo sogno: perchè gareggiare alle Olimpiadi coi normodotati, per un atleta paralimpico, rappresenta molto più di una sfida.
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