Francesca Lollobrigida fa parte della squadra azzurra di pattinaggio di velocità a Pyeongchang 2018. Ecco le sensazioni dell’atleta classe ’91 ai nostri microfoni.

Il coraggio non le manca e nemmeno il talento. Francesca Lollobrigida, pattinatrice di velocità classe ’91 e pronipote dell’attrice Gina Lollobrigida, farà il suo esordio olimpico a PyeongChang 2018. Un traguardo impensabile qualche anno per la ragazza romana, nata nel mondo delle rotelle e sbarcata sul ghiaccio solo in un secondo momento. Ecco le sue dichiarazioni raccolte dal nostro inviato.

Francesca Lollobrigida, 27 anni: Pyeongchang 2018 sarà la sua prima Olimpiade

TANTI SACRIFICI E VOGLIA DI STUPIRE: IL RACCONTO DI FRANCESCA LOLLOBRIGIDA

Francesca, ti saresti mai aspettata di festeggiare i tuoi 27 anni in un villaggio olimpico? 
No, affatto, però è stata una grande emozione. C’erano il presidente del Coni Giovanni Malagò e i miei compagni di squadra. Non sono passata inosservata: è stato bello, speciale. Festeggiarlo lontano da casa non è mai facile.

Che cosa ti aspetti da questi Giochi? 
Grazie a questa nuova tipologia di gara, la mass start, che mi ricorda il mondo delle rotelle dove io sono nata, posso realizzare il mio sogno. Correrò comunque altre gare: la 3000 m e 3500 m: mi serviranno per scaricare un po’ la tensione. Disputare solo la “mia” gara, quella in cui punto, sarebbe riduttivo: non prendo alla leggera nemmeno le gare in cui non sono da medaglia. Cercherò di dare il massimo all’ultima.

Che tipo di gara è la mass start?
È fuori da ogni tipologia di gara di pista lunga perché non si corre più in due, ma si corre tutti insieme. Siamo 16 atlete e ci sono delle volate intermedie. Sarà piena di tattiche e di giochi di squadra: è una gara imprevedibile. Fanno la differenza le gambe e l’intelligenza: nella mass start devi saper affrontare qualsiasi imprevisto e qualsiasi fuga come succede in una gara ciclismo. Lo sprint per la vittoria finale? Io lo uso dal quarto posto in poi e lo faccio per svegliarmi un po’, sennò sei sempre in fila per 16 giri. Poi ognuno usa la tattica che preferisce. Io e la mia compagna dovremo studiarla bene questa gara.

Come è stato passare dalle rotelle di Roma al ghiaccio di Baselga di Piné?
Molto complicato: se fossi nata nelle vicinanze, col ghiaccio vicino, sarebbe stato meglio. Ho iniziato a pattinare sul ghiaccio quando andavo ancora a scuola: fare avanti e indietro non è stato facile. In queste Olimpiadi dobbiamo impegnarci e dare il massimo per raccogliere i frutti di tutti i sacrifici che abbiamo fatto: io e tutte le persone che mi hanno sostenuto in questi anni. Però dobbiamo affrontarli anche col sorriso e divertirci. Mi sorella verrà qui per fare il tifo per me, purtroppo mamma non può viaggiare e papà resterà con lei. Ci sarà mia sorella, ma basta e avanza.

Come è nata l’idea del ghiaccio?
Tutto è iniziato grazie a mio papapà Maurizio: dopo i Giochi di Torino 2006, tra l’inverno del 2007 e il 2008, mi ha detto di andarlo a provare. Io all’epoca non sapevo che cosa fosse: non facevo nemmeno uno sport olimpico. Ho superato molte difficoltà: tra 2008 e 2011 ho trascorso anni bui, nel 2011 non ho pattinato per colpa di una frattura alla spalla, ho ripreso nel 2012… Ed eccomi qui.

Ti ispiri a qualche atleta? Ad esempio Elia Viviani, oro nell’omnium a Rio 2016…
Tutti i campioni ti danno una carica speciale.

E la tua nuova tinta dei capelli? Come mai hai scelto il rosa?
Ho deciso di farli così prima di partire, ma forse li cambierò… A volte mi sveglio al mattino e decido di cambiare qualcosa.

Si è scherzato sulla tua parentela con l’attrice Gina Lollobrigida…
Gli americani non mi ha detto niente, in Olanda però Gina è ancora abbastanza conosciuta: è una mia zia alla lontana. So qualcosa di lei dai racconti del mio bisnonno: tutti i Lollobrigida vengono da Subiaco. Non ho mai approfondito questa cosa però, magari lo farò dopo l’Olimpiade.

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Simone Lo Giudice
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