Ai nastri di partenza della 18a tappa del Giro d’Italia 2018, abbiamo intervistato Evgenij Berzin, vincitore della corsa rosa nel 1994, Ecco le impressioni dell’ex stella russa sull’edizione numero 101.
CROCE E DELIZIA: EUGENIJ BERZIN, SIMBOLO DEL CICLISMO ANNI ‘90
Discreto, silenzioso, timido. Se non ci fosse quel pass al collo, probabilmente, Evgenij Berzin potrebbe sembrare un comune appassionato. In fondo, gli occhi azzurri brillano sempre quando il mondo del ciclismo lo riaccoglie. Sarà anche vero che le automobili sono il presente, con le sue concessionarie nell’Oltrepò, ma una parte del cuore del russo dal lungo capello biondo a caschetto è rimasta ancora legata alla bicicletta, il primo grande amore. Una passione intuibile dai suoi sguardi rivolti verso i bus delle squadre. Del resto, come potrebbe svanire un legame così forte tra due parti che si sono date tanto, tantissimo? Le due ruote hanno permesso a Berzin di diventare una star sportiva grazie all’incredibile successo al Giro d’Italia 1994, sorprendentemente l’unico grande acuto della carriera, nonostante un talento cristallino. Lui ha ripagato l’affetto del mondo del ciclismo con imprese incredibili, come i duelli a cronometro con Sua Maestà, Miguel Indurain, e in salita con il Pirata Marco Pantani. Sfide rimaste nella storia di questo sport e nella memoria degli appassionati. Eppure, Evgenij mantiene sempre quell’aria tranquilla, come se quelle gesta non lo riguardassero così da vicino. No, le luci della ribalta non si adattano al carattere mite di Berzin. Meglio continuare a coltivare la propria passione senza dar troppo nell’occhio, come un timido innamorato.
L’INTERVISTA AD EUGENJ BERZIN
Evgenij, come valuti il Giro d’Italia 2018 finora?
«È un Giro molto bello. Non era mai partito così lontano, ma c’è stato anche tanto pubblico. Ora attendiamo gli ultimi tre giorni. Secondo me, cambierà decisamente poco dal punto di vista della classifica generale».
Netta la supremazia di Simon Yates?
«Assolutamente, direi proprio di sì».
Te lo aspettavi così forte e convincente alla partenza del Giro?
«Onestamente, non pensavo che tenesse questa condizione fino alla fine. Aveva già fatto vedere all’arrivo sull’Etna di stare bene e di trovarsi in una squadra molto preparata».
È stato anche il Giro delle polemiche per la presenza di Chris Froome dopo la non negatività al salbutamolo. Quale idea ti sei fatto di questa vicenda?
«Ha avuto una prima settimana molto sfortunata. È caduto al prologo. Secondo me, è arrivato al Giro senza una grande condizione. È già tanto che non si sia ritirato».
È un problema di natura psicologica per lo stress degli ultimi mesi o esclusivamente fisica?
«Entrambi i fattori incidono. Se non vai, anche la testa non ti segue».