Per una generazione di italiani, il suo nome ha rappresentato il sinonimo di salto in lungo. Con le sue due medaglie d’argento conquistate in altrettante Olimpiadi disputate con la maglia azzurra, Fiona May è entrata di diritto nella storia di questa disciplina.
Fiona May: l’azzurra venuta da lontano
Quando fa il suo esordio ai Giochi olimpici di Atlanta nel 1996 con la squadra di atletica italiana, Fiona May può essere già considerata una veterana della competizione. La lunghista, infatti, ha già preso parte a due edizioni delle Olimpiadi, ma in rappresentanza del Regno Unito.
Nata nel Berkshire da genitori giamaicani, Fiona May partecipa alle Olimpiadi di Seul nel 1988 e a quelle di Barcellona, quattro anni più tardi. I risultati non sono male, soprattutto al primo tentativo: non ancora ventenne, la giovane Fiona ottiene un sesto posto finale. Ma il bello, sotto forma di argento, deve ancora arrivare.
Fiona May ad Atlanta 1996: è argento!
Buono, il salto è buono!
La voce di Franco Bragagna che commenta la gara per RaiTre scandisce i momenti finali di quella gara. Bisogna dire che Fiona May arriva ad Atlanta da un mondiale vinto a Göteborg con un bel 6.98m. Non si tratta, insomma di una sorpresa che la fresca italiana (ha ottenuto la cittadinanza nel 1994, dopo aver sposato l’astista Gianni Iapichino, ndr) si stia giocando una medaglia. La May salta, il giudice segna sette metri e due centimetri, dopo aver controllato il punto di battuta: “Buono,il salto è buono. E adesso vediamo se si va a misurare, perché poteva essere al limite. Va a controllare, siamo non lontano… bandiera bianca, sì bianca!”. La voce del telecronista Rai entra nelle case degli italiani, trasportando fino dagli Stati Uniti la sua passione per l’atletica che, in un attimo, si trasmette ai tifosi azzurri.
Purtroppo questa misura, ad appena nove centimetri dal personale segnato nel 1998 a Budapest, non basta: Chioma Ajunwa, nigeriana, vince la gara con uno straordinario 7.12m che regala al suo Paese il primo oro ai Giochi e davanti anche alla statunitense Jackie Joyner, alla sua sesta medaglia olimpica.
Sydney 2000: la volta buona per Fiona May?
Quattro anni più tardi, dall’altra parte del mondo, una nuova gara del salto in lungo femminile è pronta per tenere tanti appassionati di sport azzurro davanti alla televisione. Tutto è cambiato dalle Olimpiadi americane, solo Fiona May è ancora in pedana a giocarsi una medaglia. Le avversarie con le quali si contende l’oro sono diverse. Anche questa volta, l’azzurra si ferma a un passo dalla vittoria.Anche questa volta, un’avversaria deve tirare fuori dal cilindro un risultato storico per fermare l’atleta italiana. Heike Drechsler vince infatti la gara con 6.99m all’età di 35 anni e a ben 17 primavere dal suo primo titolo iridato,numeri che non si leggono spesso quando si parla di atletica. Terza arriva una giovane Marion Jones, ma la sua medaglia le verrà revocata a seguito della squalifica per doping. Il suo bronzo verrà assegnato alla russa Tatiana Kotova.
Fiona May ha trionfato a Europei e Mondiali. Il suo record, come detto registrato a Budapest, è ancora oggi il primato italiano di salto in lungo femminile. È stata sulle copertine di giornali e ha girato spot pubblicitari. La May non avrà vinto l’oro olimpico, ma è entrata nel cuore dei tifosi italiani ed è riuscita a farli appassionare all’atletica. E questo, forse, vale molto di più.
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