Basket, NBA 2019. Il punto, dopo una trentina di partite, sul campionato di pallacanestro più competitivo al mondo, con un focus sugli azzurri Danilo Gallinari e Marco Belinelli, impegnati rispettivamente con la maglia di Los Angeles Clippers e San Antonio Spurs.
BASKET, NBA 2019: GOLDEN STATE E TORONTO GUIDANO LA LEGA
Continua la lunga regular season della NBA, il campionato di pallacanestro più competitivo al mondo.
Dopo una trentina di partite, è possibile trarre i primi bilanci di una stagione che fino a questo momento sta vedendo nuovamente protagonisti i Golden State Warriors (19-10 il loro record). La squadra campione in carica, infatti, dopo un periodo difficile, contraddistinto dal nervosismo tra compagni (in primis tra Kevin Durant e Draymond Green) e dalle assenze del due volte MVP Steph Curry e dello stesso Green, è tornata a macinare vittorie, portandosi al secondo posto d’una Western Conference guidata, inaspettatamente, dai Denver Nuggets (18-9) di Jamal Murray e Nikola Jokic. Il miglior record della lega, tuttavia, appartiene ai Toronto Raptors (23-7), primi a Est, capaci di sopravanzare i lanciatissimi Milwaukee Bucks (18-9).
In netta ripresa, rispetto alle scorse settimane, i Philadelphia 76ers (19-10) del “neo-acquisto” Jimmy Butler e i Los Angeles Lakers (17-10) di LeBron James, oltre agli Oklahoma City Thunder (da 0-4 a 17-9) e ai Boston Celtis (da 10-10 a 17-10). Ancora in difficoltà, inaspettatamente, i vice-campioni dell’Ovest, gli Houston Rockets (12-14) del “fallito esperimento Carmelo Anthony”, e i Minnesota Timberwolves (13-15; 4-9 il record con Butler, 9-6 senza).
Chiudono le Conference, rispettivamente quella dell’Est e quella dell’Ovest, Chicago Bulls (6-22) e Phoenix Suns (4-24).
LOS ANGELES CLIPPERS: CONTINUA IL SOGNO PLAYOFF DI DANILO GALLINARI
Continua il sogno playoff di Danilo Gallinari, in forza ai Los Angeles Clippers (17-10). La franchigia angelena, infatti, si sta rendendo protagonista di una stagione finora molto solida. La compagine di coach Doc Rivers, la cui ossatura si fonda sul binomio Gallo-Tobias Harris, sta trovando una buona continuità di risultati, nonostante il mese di dicembre non sia iniziato nel modo migliore (2-4, complice anche il giro di trasferte lontano dallo Staples Center).
La squadra di Los Angeles, che al momento non può disporre, tra gli altri, del “mago” Lou Williams, serio candidato (come ogni anno) a “sesto uomo” della stagione, tuttavia, non può permettersi passi falsi, perché la stagione è ancora molto lunga, e la lotta playoff a Ovest serrata.
SAN ANTONIO SPURS: LE DICHIARAZIONI DI POPOVICH E I CANESTRI DEL BELI
“Il gioco interno è morto ormai. […] Ormai c’è talmente tanta enfasi sul tiro da tre [che] adesso la prima cosa che guardi del tabellino sono le triple: se hai segnato le triple e l’altra squadra non l’ha fatto, hai vinto la partita. Lo odio [il tiro da tre punti, ndr], e l’ho sempre odiato. L’ho odiato per vent’anni. […] Non c’è più basket, non c’è più bellezza, è diventato noioso, ma è quello che è, e possiamo lavorare con quello che abbiamo“.
Queste le parole, oggetto di grande dibattito da qualche settimana, di coach Gregg Popovich, recentemente diventato il quarto allenatore di sempre per partite vinte, 1211. Dichiarazioni, quelle dell’allenatore dei San Antonio Spurs, sapientemente in grado di distogliere l’attenzione dai veri problemi della franchigia texana, i quali non sono certo nella metà campo offensiva.
Nonostante le difficoltà difensive, i San Antonio Spurs di Marco Belinelli hanno un record discreto, 14-14. Il quale, tuttavia, è assai atipico per gli Spurs, i quali, negli ultimi vent’anni, hanno avuto un record negativo per soli cinquantadue giorni.
Tra le note più liete dei texani, le poche di questa stagione, figura sicuramente Marco Belinelli. L’azzurro, ormai un veterano NBA, ha infatti contribuito ottimamente alla risalita di San Antonio, in serie positiva da tre partite. Impressionanti, al di là dei punti, i plus/minus dell’italiano: +20 (migliore tra i nero-argento) contro i Lakers e +19 contro Utah, a dimostrazione della maturità (anche difensiva) acquisita. Nonché della tenacia dei ragazzi di coach Pop nella corsa playoff.
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