Scherma. Arianna Errigo ha ricordo d’urgenza al TAS di Losanna, portando in tribunale la Federazione Italiana Scherma, che si oppone alla decisione della schermitrice di competere alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nel fioretto e nella sciabola.
Scherma: Arianna Errigo porta in tribunale FederScherma, ricorso d’urgenza al TAS
Tanto tuonò che alla fine piovve. Dopo mesi di divergenze, possibili riappacificazioni e ulteriori scontri, Arianna Errigo ha deciso di rivolgersi, con procedura d’urgenza, al Tas di Losanna, il Tribunale arbitrale internazionale dello sport, corte autonoma riconosciuta dal CIO che si occupa di dirimere controversie giuridiche riguardo l’attività sportiva. Portando in tribunale FederScherma, che da quasi un anno si oppone alla decisione dell’azzurra di competere, alle Olimpiadi di Tokyo 2020, nel fioretto e nella sciabola.
«Io non ho mai chiesto qualcosa in più, ma non voglio che mi sia dato qualcosa in meno, non è giusto» ha dichiarato Arianna in una lunga intervista a Sky Sport. «Il fioretto è la mia vita, è tutto, ci ho costruito tutta la mia carriera. La sciabola mi dà quella freschezza, quell’entusiasmo, quella novità che in questo momento mi serviva. Fioretto e sciabola sono l’opposto», riconosce, «hanno dinamiche diverse da ogni punto di vista, sia di allenamento che di gara, di tecnica e di preparazione atletica. Forse fioretto e spada si assomigliano, ma quando tiro di fioretto, mi sento molto sciabolatrice. Nessuno lo ha mai fatto, è difficile e qualora ci riuscissi sarebbe un’impresa».
Paragonabile a quella che, molti anni fa, compirono gli azzurri Nedo Nadi ed Edoardo Mangiarotti. Il primo sei volte medaglia d’oro olimpica, di cui cinque alle Olimpiadi di Anversa 1920: nel fioretto e nella sciabola individuali ed in tutte e tre le competizioni a squadre, spada compresa. Il secondo, lo schermitore più titolato della storia della disciplina, tredici volte su un podio olimpico, sei volte dorato, nella spada e nel fioretto.
«Non è una decisione tecnica, ma politica, non esiste una norma che lo proibisca»: le parole dell’avvocato di Arianna
Il ricorso al TAS, contro la Federazione Italiana Scherma e contro la FIE, la Federazione Internazionale della scherma, è stato depositato il 22 maggio, ma è diventato di pubblico dominio solo ieri, dopo un’intervista nella quale ha parlato anche l’avvocato di Arianna, Cesare Di Cintio. Che contesta alle federazioni tre presunte violazioni: un diritto di far sport agonistico negato, una discriminazione rispetto ad altri atleti e l’utilizzo di criteri arbitrali per la selezione degli atleti.
«Arianna aveva già partecipato in azzurro a gare con la sciabola» ha spiegato il legale ai microfoni di Sky Sport. «Il casus belli è rappresentato dalla mancata convocazione in nazionale nella prova di sciabola di Coppa del Mondo a Seul, ad aprile. Ricordando che ad aprile è iniziato ufficialmente il percorso delle qualificazioni olimpiche. Arianna era stata pre-convocata. Poi, però, durante un colloquio telefonico, le è stato comunicato di non essere più convocata. Non stiamo parlando di una decisione tecnica, qui siamo di fronte ad una decisione di natura prettamente politico federale».
Parole cui ha fatto eco l’azzurra, ricordando la vicenda: «Nell’ultima gara di sciabola sono stata la migliore a livello individuale, ho tirato benissimo nella gara a squadre. Poi alla gara successiva decidono di non portarmi. Ma come? Lo spazio a disposizione non era per quattro convocate, ma per dodici. Sono rimasta a casa. Avrei dovuto dire: ok, se decidete così è giusto, in questi anni ho sacrificato tanto, ma non fa niente? Eh no. Dopo tre anni non mi puoi dire di no. Il braccio di ferro non può non esserci».
Perché, ha proseguito la schermitrice, «io sono dell’idea che lo sport sia meritocratico, soprattutto il nostro. Se non parlano i risultati, cos’altro deve parlare? Quando meriti una cosa, la vuoi. Io sono la prima ad aver fatto un passo indietro quando non avevo obiettivamente le carte in regola per andare avanti. Sono andata dal CT e gli ho chiesto: cosa devo fare per essere convocata? Devi fare questo. Ok. Io ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto».
«Non esiste una norma che proibisca di gareggiare nelle due armi» ha concluso l’avvocato di Cintio. «Il fatto che Arianna sia la prima donna a tentare una qualificazione del genere è un valore, deve essere tutelata come patrimonio dello sport italiano. Lei è seconda al mondo nel fioretto e quarta in Italia nella sciabola. La scelta di ricorrere al TAS è una scelta sofferta, ma obbligata. Noi non stiamo chiedendo il diritto di partecipare alle Olimpiadi, ma il diritto di potersi guadagnare la qualificazione in pedana. Ciò che le è stato negato».
Una vigilia d’Europeo rovente
Tra meno di due settimane, il 17 giugno, iniziano gli Europei di Dusseldorf. E il clima è piuttosto rovente.
Arianna Errigo sarà in pedana e competerà nella gara di fioretto. «Ma spero di arrivare lì con entrambe le armi». Perché, nonostante il CT del fioretto, Andrea Cipressa, abbia più volte ripetuto pubblicamente che la sciabola indebolisca la Errigo-fiorettista, «nessuno può dire effettivamente che sia così. Potrebbe anche essere il contrario, potrebbe darmi qualcosa in più». «Io mi metto nei panni del CT di fioretto» ha spiegato Arianna, «dal suo punto di vista avere una atleta di punta che si deve dividere non è ottimale. Mi fa piacere che lui sia dispiaciuto. Però tutto il polverone sulla mia scelta rientra nella categoria dei pensieri personali».
Ma nonostante lo scalpore del caso, e la sua escalation a pochi giorni dalla competizione continentale, stando alle parole dell’azzurra, «oltre alla mia famiglia, ai miei amici, devo dire che le mie compagne di squadra e pure le avversarie straniere mi sono state vicino. Confesso che mi hanno stupito, non me lo aspettavo. Il nostro è uno sport spietato, individuale, ma molte atlete mi hanno mandato messaggi: se possiamo fare qualcosa… E questo mi ha fatto veramente piacere. Tanto. È stata la cosa più bella che ho vissuto in questi anni».
Ed in riferimento alla serenità ed agli equilibri del gruppo azzurro, la schermitrice ha riposto: «Quando tu vai a fare una gara a squadre, vuoi avere le migliori giocatrici al tuo fianco. Nella scherma, come in qualsiasi altro sport. Se in quel momento io sono la più forte, o una delle migliori, tutti ti vogliono in squadra. Perché tutti vogliamo vincere».
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