L’ex opposto dell’Italia pigliatutto di Julio Velasco era presente alla presentazione del “Festival dello Sport”. In esclusiva ai nostri microfoni si è raccontato tra ricordi della lunga carriera e riflessioni sul presente.
Vincere e rivoluzionare uno sport. In pochissimi sono riusciti a conseguire contemporaneamente questi obiettivi. La pallavolo italiana ed internazionale ha conosciuto una svolta tanto inattesa quanto travolgente con l’ascesa della Nazionale di Julio Velasco. Una squadra straordinaria, una “Generazione di fenomeni”. E tra i fuoriclasse c’era anche “Zorro”. Non tirava stoccate di spada, ma bordate micidiali dall’altra parte della rete. Andrea Zorzi è stato un pilastro di questa formazione meravigliosa, vincendo due Mondiali e l’argento alle Olimpiadi 1996. Ai nostri microfoni, l’ex azzurro, prossimo ospite al Festival di Trento organizzato dalla Gazzetta dello Sport, ha svelato alcune curiosità legate alla sua carriera ed ha commentato il momento della pallavolo internazionale.
L’INTERVISTA AD ANDREA ZORZI
Zorzi, che effetto le fa rivedere la sua carriera? Quali sono i suoi ricordi?
“Diciamo che è un ricordo che è andato cambiando con il tempo. Da cinquantenne la percezione di quanto realizzato è diversa rispetto a prima. Devo ammettere che l’aspetto più bello è il tempo trascorso insieme al resto della squadra. Le vittorie sono ovviamente parte integrante di questo splendido cammino che fa piacere ricordare ancora adesso”.
Oltre alle tantissime vittorie ci sono anche sconfitte inattese, come le due famose sfide contro l’Olanda. Ora il dolore sportivo è rimasto o è cambiato?
“Diciamo che ho imparato a far pace con le sconfitte. Quando sei un atleta vedi le cose in bianco o in nero. O vinci e sei contento o perdi e sei infelice. Ora ho saputo come valutare il ricordo degli insuccessi”.
Ora diversi ex compagni di squadra sono diventati allenatori di successo. Quando giocavate insieme, erano già allenatori in campo?
“Non sono tanto sorpreso che molti siano diventati allenatori. Quello che è inaspettato è la capacità di diventare tecnici di altissimo livello. Da Lorenzo Bernardi ad Andrea Anastasi e Ferdinando De Giorgi: tutti allenatori capaci di fare grandi cose. Difficile pensare di trovarne così tanti nella stessa squadra”.
E come valuta il momento della Nazionale italiana?
“Da dieci anni ci sono tantissime formazioni che possono vincere. Si è verificata una certa alternanza, non si è verificato un dominio. Sicuramente, la squadra ha le qualità per poter essere protagonista e, magari, anche vincere”.