Da Marco Corradi, il nostro inviato alle Olimpiadi.

La nostra intervista a Nicolò Martinenghi, primo oro azzurro nel nuoto nei 100 metri rana maschile a Parigi 2024.

Fonte Foto: Giorgio Scala / DBM

Nello specifico si tratta del sesto oro olimpico dell’Italia alle Olimpiadi nel nuoto, il primo oro dopo Fioravanti nella rana che mancava da ben 24 anni.
A causa di alcuni problemi alla piscina, i tempi sono notevolmente rallentati, basti pensare che a Tokyo 2020, il tempo che oggi ha regalato la vittoria a Martinenghi (59.03), era valso il settimo posto.
 
Ti senti molto emozionato?
 
No, un pochino sì, magari sul podio un pochino sì, però sappiamo gestire bene le emozioni. Oggi è stata una gara incredibile. La prima intervista che ho fatto qui, prima dell’inizio delle gare, ho detto che bisogna sapere sfruttare le occasioni. Le Olimpiadi sono il modo migliore per farlo e oggi ho dato conferma, non ho paura di dire di essere una persona che sa farlo. In questi anni ho sfruttato tanto. Oggi era una gara strana, sono arrivato e non sentivo la pressione, ero tranquillo e non pensavo a niente, ero completamente libero, dovevo essere me stesso. Marco, il mio allenatore, oggi credeva in me più di me. Ieri mi ha scritto, se volevi la corsia 7, eccola, perché sono tanti anni che vorrei gareggiare una finale in corsia 7. Marco sul braccialetto ha un numero 7, quindi sarà un indizio, non si sa e oggi abbiamo sfruttato al meglio l’occasione. Non so, non capivo niente mentre nuotavo. Gli ultimi dieci metri ho guardato per la prima volta di fianco a me, c’era Nico, ho detto beh, se dobbiamo combattere, combattiamo. Ha toccato, ho visto la prima lucina rossa, non ho capito bene, ho tolto gli occhialini, ho visto il numero 1 e ho detto vabbè allora, è fatta, posso liberarmi.
 
A chi la dedichi?
 
La dedico a tutti, a tutti, a chiunque. Marco (Pedoja, il tecnico) prima di tutto mi ha fatto fare un percorso infinito in questi anni. Ora non mi ricordo bene, sono 13 anni, 12 stagioni, però sono troppi, quindi nel senso che ci conosciamo benissimo, abbiamo fatto tanto insieme, questa è stata l’unica medaglia che ci mancava, l’oro olimpico. Ho vinto l’Europeo, ho vinto i mondiali, adesso posso dire che ho vinto anche le Olimpiadi.
 
Avevi detto che avevi pensato a qualcosa di strano in caso, qualcosa da fare oltre i capelli platino…
 
Eh, non lo so perché non so se voglio farlo adesso, avevo pensato a rasarmi completamente a zero in realtà, però adesso vediamo, per essere scaramantico non posso farlo, però vediamo, no non lo so, la dedica comunque va estesa a chiunque, a me stesso sicuramente, a tutto il mio team che tutto l’anno ha lavorato con me, alla mia famiglia, alla mia ragazza che sono venuti qui a vedermi, a chi invece è rimasto a casa, amici tutti che mi trattano sempre come se fossi il Teteron, il Nicolò nuotatore, questo per me vuol dire tantissimo.
 
Nick è stata una finale incredibile, elettrica, super competitiva, ma io ti voglio anche chiedere, anche un pochino più lenta rispetto a quelli che sono i vostri tempi, i tuoi tempi, i tempi di Peaty, come te lo spieghi questo?
 
Ma nessuno se lo sa spiegare in realtà, perché quando ho parlato prima con Adam e Nick, dopo la gara della prima azione, ho detto come è possibile, non lo sappiamo, tutti diamo il 100%, mentre nuotiamo non sembra di fare quei tempi, eppure vengono fuori questi tempi. Sinceramente, come ho detto prima, a me non interessa niente, perché oggi ero più veloce di tutti, quindi per me è uguale. Anche vincere con un minuto va bene, l’Olimpiade è una gara da vincere, non una gara da fare il tempo, e oggi è stata la dimostrazione
 
Hai battuto Peaty alle Olimpiadi, l’avevi fatto ai mondiali, però mentre lui era rientrante, che effetto ti fa?
 
Vincere contro Adam, che per me è un idolo da sempre, prima di lui c’era Wunderburg, poi è arrivato Adam, e per me è stato sempre un punto di riferimento. Ho iniziato a gareggiarci contro nel 2016, se non sbaglio, e arrivare oggi, otto anni dopo, a mettere la mano davanti nella gara più importante di sempre, è una cosa incredibile.
 
Tutti più forti stavolta, perché quando hai vinto il mondiale era diverso
 
È vero, è verissimo, ma credo anche che oggi fosse una gara molto particolare, c’era una grossa responsabilità di dover vincere questa gara, perché sapevamo che nessuno poteva fare grossi tempi e la gara si decideva tutta lì, e oggi ho detto, sai che c’è, io mi butto, non ho mai avuto paura di buttarmi in vasca, di divertirmi, qualifica e semifinale non mi sono divertito per niente, ero nervoso, non si sa per quale motivo. Oggi ho giocato a carte, stiamo giocando a briscola in continuazione in camera, quindi ho giocato a carte, poi abbiamo scherzato fino all’ultimo momento, anche in prechiamata sono arrivato e c’era Thomas (Ceccon) davanti a me a fare la sua gara, quindi scherzavamo anche con lui, perciò credo che la serenità per me sia la carta vincente.
 
Hai vinto la prima medaglia d’oro italiana…
 
Questa è la prima medaglia d’oro italiana? Allora questa è una grande responsabilità. Ho la responsabilità di dire, sono il primo campione olimpico italiano
 
E cambia la vita, è la medaglia che ti cambia la vita…
 
Sì, assolutamente, cambia la vita perché cambia un po’, non so come dire, l’approccio alla vita. Oggi mi sento una persona soddisfatta del mio percorso. Mi è sempre mancato qualcosa, sai, vincevo il mondiale, vincevo l’europeo, vinci le gare, ma c’è sempre qualcosa che ti manca, non sai cosa. Oggi finalmente, nonostante una gara molto lenta, posso dire di essere tranquillamente soddisfatto e contento.
 
Di Tokyo 2020 hai detto che non ti ricordi nulla, solo a un certo punto, qualche momento…
 
Sì, sì, sì, è verissimo, Tokyo è zero. È questa la cosa strana, che Tokyo, pur essendo un metallo meno prezioso, ho zero ricordi, tante emozioni, oggi invece mi ricordo tutto e tutte le emozioni che ho vissuto. Addirittura poco fa mi sono dimenticato la cuffia e gli occhialini su un tavolo, prima di salutare mio fratello e la mia ragazza che erano di fronte alla piscina, mi hanno lanciato la cuffia e gli occhialini e ora gareggerò senza cuffia e occhialini per le prossime gare. No, non lo so, parte di scherzi. Questo è per dire che oggi ho ricordi nitidi e precisi in tutto quello che ho fatto.
 
Ma è anche perché forse avevi deciso di usare un approccio diverso
 
Sicuramente, sì, l’ho detto quando sono arrivato oggi, questa l’interpretavo io in maniera diversa e così è stato. Non ho parole per descrivere il mio stato attuale, quindi forse questo è stato per me il cambiamento che ha fatto fare il salto per la consacrazione come avete chiamato poco fa
 
Senti, ho letto che hai un sogno di andare un giorno a lavorare nel laboratorio di orafo di tuo padre. Possiamo dire che questo metallo era un po’ nel tuo destino?
 
Sì, è vero, è vero, può essere. Anche perché, io sono cresciuto in quel mondo, no? Vedevo brillare oggetti e materiali fin da piccolo e questo poi è diventato passione. Prima di vederli costruire, poi di metterli. Oggi mi limito a indossarli, sì. Però di tutti i gioielli che ho, forse questo rimarrà quello più bello, il migliore
 
Quindi il papà ha un gioiello dedicato per questo evento?
 
Può essere, magari ci mettiamo un giorno al tavolo e iniziamo a studiarcelo un po’. Anche perché per Tokyo avevo fatto una bella collana che non lo so, non l’ho più messa troppo. Forse, non lo so, per scaramanzia o altro. Oggi vedrò di fare un gioiello, ma so già forse cosa fare, quindi…
 
L’ultima domanda, un aggettivo per questa medaglia?
 
Una medaglia da sognatore, perché l’ho sognata tanto anche nei momenti un po’ più bui e c’era sempre la speranza del sì che era sempre questa medaglia, era sempre l’oro. Il sì era o tutto o niente e questo è il tutto.

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