A poche settimane dall’ultimo atto stagionale abbiamo intervistato Aaron Kostner, giovane combinatista azzurro, classe 1999, che ci ha raccontato le sue sensazioni sull’annata appena conclusasi.
(Foto di copertina: profilo Facebook ufficiale Aaron Kostner)
A distanza di qualche settimana dalla fine delle gare, come giudichi la tua stagione?
Sono abbastanza felice della stagione passata, l’anno scorso ero in tilt, ho sbagliato l’alimentazione, e ci sono stati alcuni errori nella preparazione. Ho perso chili per provare a saltare più lungo dal trampolino, ma non ha funzionato. Mi sono poi reso plasticamente conto della mia situazione quando nella prima gara di Coppa del Mondo ho preso ben 4 minuti di distacco nella parte di fondo. L’anno scorso, poi, ho perso anche l’occasione per centrare la qualificazione alle Olimpiadi. Quest’anno avevo tanti dubbi, nel fondo sono sempre stato più forte ma venivo da un anno in cui non andavo bene. Questa è stata, finora, la mia miglior stagione per quanto riguarda la Coppa del Mondo. Ai Mondiali di Planica, invece, non sono arrivato in forma come avrei voluto. Quest’anno inoltre abbiamo cambiato staff, e ci siamo allenati di nuovo nel modo in cui io ero abituato fin da giovane. Per questa ragione vorrei ringraziare l’intero staff della FISI e, ovviamente, spero di continuare su questa lunghezza d’onda anche in futuro.
Come hai vissuto la sostituzione a freddo di Alessandro Pittin nella gara a squadre miste dei Mondiali di Planica?
E’ una cosa che può succedere, anche se non si augura a nessuno. Io non me lo aspettavo, anche perché il giorno della gara a squadre miste mi era stato assegnato come periodo di recupero. Quella mattina ho anche giocato a tennis in mattinata. Ho visto le due cadute di Pittin dalla TV e poi ho saputo che Alessandro aveva botte dappertutto Subito mi hanno chiamato i miei allenatori, sono venuti a prendermi e sono arrivato in macchina. Sono riuscito a riscaldarmi adeguatamente. Mi è dispiaciuto sostituire Alessandro in quel modo, che tra l’altro stava andando bene nelle gare di quei giorni. Sono poi rimasto soddisfatto della gara.
Qual è la gara che ti piace di più, sia come trampolino che come fondo?
Ci sono due posti dove gareggio sempre volentieri. Il primo è a Ruka, nella Finlandia settentrionale, lì il trampolino mi ha spesso voluto bene. Di Ruka mi piace anche l’atmosfera: quando si arriva la neve è già ghiacciata, tutto bianco, si vede che l’inverno è già arrivato, mentre da noi magari la montagna è ancora marrone . L’altra pista è quella di Oslo per come è fatto il trampolino e per come è l’atmosfera della pista, soprattutto all’arrivo.
Come vedi il movimento sportivo della combinata nordica italiana?
Siamo in crescita, possiamo migliorarci tanto, tutti. In futuro possiamo toglierci soddisfazioni nelle gare a squadre, sia al maschile che nelle squadre miste.
Quando è nata la tua passione per questo sport?
Tanto tempo fa, ero molto piccolo, lo sci di fondo era parte di me già dai tre anni d’età. Col salto con gli sci, invece, ho iniziato a dieci anni, sciavo sul Monte Pana e vedevo i trampolini. La cosa bella è che il giorno in cui il mio allenatore mi ha chiesto se volessi provare il trampolino ha coinciso con il momento in cui avevo già deciso di chiedergli se potessi effettivamente provarlo. Si inizia a saltare sui trampolini bassi, quelli da 20 e poi, via via, si alza il livello per provare i trampolini più grande. La sfida era in allenamento e anche in gara.
Cosa pensi dell’esclusione dalle prossime Olimpiadi della combinata nordica femminile?
E’ una delusione per tutti. Le ragazze meritavano di esserci. Il nostro sport, poi, è olimpico da cent’anni. Noi atleti dobbiamo dimostrare la bellezza di questo sport mettendoci in mostra in tutte le gare cui parteciperemo.
Quali sono i tuoi idoli sportivi in questa disciplina? E in generale?
In generale Petter Northug. Da piccolo lo imitavo, lui dava sempre spettacolo. Poi mi ispiro a Frenzel e a Jason Lamy Chappuis, campione olimpico a Vancouver 2010. Ovviamente anche Riiber è fonte d’ispirazione, è in grado di vincere le gare con una facilità disarmante, alcune volte trionfa quasi passeggiando, dallo strapotere che dimostra. Vorrei comunque mettere tra le fonti d’ispirazione anche Alessandro Pittin, perché lui vinceva già quando io ho iniziato a praticare questo sport.
Quanto è importante il sostegno delle Fiamme Oro?
Il sostegno del Gruppo Sportivo è importantissimo, fondamentale. Senza di loro sarebbe difficile fare questo sport a questi livelli. Le Fiamme Oro mi mettono sempre in condizioni perfette per battagliare ad armi pari con gli altri atleti.
Che ricordi ha dell’Olimpiade di PyeongChang 2018?
Ho dei bei ricordi, era la mia prima Olimpiade, e finora ancora l’unica. Ero giovanissimo e avevo poca esperienza nelle grandi competizioni, infatti, all’epoca non avevo ancora disputato i miei primi Mondiali e avevo alle spalle sole poche gare di Coppa del Mondo. Ovviamente ho dei bellissimi ricordi del villaggio olimpico, anche se l’unico rammarico riguarda il pubblico. Ricordo che quando feci la mia gara, in particolare durante la prova di fondo, il pubblico era distribuito solo lungo i primi 500 metri della pista e poi per i successivi due chilometri non c’era nessun tifoso, solo allenatori e telecamere. In un certo senso sembrava di vivere parzialmente la situazione creatasi durante il Covid con l’assenza di pubblico. L’Olimpiade sembrava la gara meno spettacolare.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sportivi?
Sicuramente continuare a migliorarmi nel salto e nel fondo. Sfruttare quello che ho imparato quest’anno e migliorare l’11° posto di Seefeld, mia miglior prestazione in Coppa del Mondo, ottenuto in questa stagione, oltre a sfruttare il fatto che la prossima stagione sarà senza i Mondiali.