Una medaglia olimpica per completare un biennio favoloso.
Così la pensa Giuseppe Vicino, campione del mondo in carica con Matteo Lodo, Matteo Castaldo e Marco Di Costanzo e l’imbarcazione del quattro senza, ormai una certezza nel canottaggio a livello mondiale.
Un tracciato, quello olimpico di Rio, ancora sconosciuto agli azzurri che non hanno ancora potuto provarlo per problemi economici che hanno colpito la Federazione lo scorso anno.
Intanto, la contesa a cinque cerchi subisce un duro colpo con la squalifica per doping dei fortissimi rivali russi.
Ecco cosa ci ha detto il campione campano a un mese esatto dall’inizio dei Giochi.
- Come procede l’avvicinamento a Rio?
- Procede molto bene. Siamo reduci da un argento in coppa del mondo contro avversari che a Rio lottano per il primo posto. Anche se noi siamo campioni del mondo loro sono migliorati e temibili. Non li avevamo mai incontrati prima. Non eravamo nemmeno in grandissima forma perché stiamo facendo una programmazione specifica per Rio e non eravamo al meglio delle nostre potenzialità.
- Come giudichi la stagione sportiva attuale?
- Molto positiva perché sono arrivati due argenti in due coppe del mondo ma noi puntiamo sempre a una crescita. Mentre le altre nazioni a maggio raggiungono già il massimo, noi abbiamo ancora margini di miglioramento perché abbiamo una programmazione diversa.
- Il mondiale vinto nel 2015 è stata la gioia più grande della carriera?
- Sicuramente sì. Non dico che era inaspettata perché siamo sempre arrivati secondi e quindi eravamo forti. Però eravamo tutti giovani e non avevamo mai ottenuto questi risultati. Non ci aspettavamo di raggiungere questa velocità.
- A sto punto manca solo la medaglia olimpica…
- Certo, vorremmo chiudere in bellezza. La medaglia è il minimo ma si punta in alto.
- Hai già provato il tracciato olimpico?
- Non ancora perché abbiamo avuto problemi a inizio programmazione a novembre. Per ragioni economiche non siamo riusciti per la federazione. Ogni lago ha un’acqua è diversa. E il vento è diverso. Ogni tracciato ha quindi le sue peculiarità. Noi siamo un equipaggio a cui piace andare con vento a favore perché siamo meno potenti di altri. A Rio ci sarà una laguna con acqua densa e salmastra. Dovrebbe essere medio-veloce.
- Come giudichi le possibilità dell’intero movimento del canottaggio a Rio?
- Abbiamo un doppio peso leggero (doppio PL) bronzo all’ultimo mondiale. Un doppio senior bronzo e argento mondiale. Oltre a noi ci sono quindi altre due imbarcazioni che fanno ben sperare.
- Come ti vedi tra 10 anni? Sempre nel mondo del canottaggio?
- È troppo presto per pensarci perché il canottaggio è molto longevo. Noi facciamo 13/15 allenamenti a settimana. Ci sono atleti che reggono il carico e si ritirano a 36-40. Io almeno 3 Olimpiadi le voglio fare!
- Ti sei fatto un’idea sulla nuova vicenda Schwazer?
- Per come parlano i giornali è colpevole ma non voglio sbilanciarmi. È capitato anche nel canottaggio. Ora hanno appena squalificato il 4 di coppia della Russia per doping e loro erano un’imbarcazione da medaglia d’oro. Ricorrere a mezzucci per vincere è sempre triste.
- Chi è Giuseppe Vicino al di fuori della vita da atleta?
- Una persona che ama la sua famiglia, che mi supporta e mi sopporta in ogni momento. Devo tutto a loro. Mi hanno messo sulla retta via e mi han fatto conoscere questo meraviglioso sport. Hanno investito il loro tempo. Mi accompagnavano tutti i giorni ad allenarmi, anche la domenica. Non posso far altro che ringraziarla.